Ascoltate
Maksim Maksimyc” mi rispose, “io ho un carattere disgraziato; se a causa
dell'educazione o perché Dio mi ha creato così, non saprei dire. So che
arrecando l’infelicità agli altri, io stesso sono altrettanto infelice. Per loro
è una magra consolazione, lo capisco, ma che farci? È proprio così. Ero ancora
ragazzo, e, fin dal momento in cui sono uscito dalla tutela familiare, ho
cominciato a godere sfrenatamente di tutti quei piaceri che il denaro può
procurare e, si capisce, quei piaceri hanno finito per disgustarmi. Mi sono
tuffato poi nel gran mondo; presto anche la società mi è venuta in uggia. M’innamoravo
delle donne più in vista e ne ero riamato, ma quell’amore stimolava soltanto la
mia immaginazione e il mio amor proprio. Il cuore rimaneva vuoto …
Ho letto,
ho studiato, ma anche le scienze, quale noia! Ho compreso che non procurano in
alcun modo né gloria né la felicità, giacché gli uomini più felici sono gli
incolti, mentre la gloria non è che un colpo di fortuna, e per ottenerla basta
essere abili. Allora tutto finì per tediarmi …
Presto
mi trasferirono nel Caucaso ; e quello fu il tempo più felice della mia vita. Speravo
che la noia non avrebbe resistito alle pallottole dei ceceni! ma invano: dopo un
mese mi ero così abituato al loro ronzio e alla vicinanza della morte che,
davvero, mi facevano più effetto le zanzare. Mi annoiai più di prima. Avevo perduto
fin quasi l’ultima speranza. Quando ho visto Bela nella sua casa, quando, per
la prima volta, tenendola sulle ginocchia, ho baciato i suoi riccioli neri, io,
sciocco, ho pensato che fosse un angelo inviatomi da un destino pietoso … Di
nuovo m’ingannavo: l’amore di una selvaggia è di poco superiore a quello di una
nobile signora. L’ignoranza e il candore dell’una ci importunano come la
civetteria dell’altra. L’amo ancora, se volete, e le sono grato per alcuni
momenti piuttosto dolci. Sono pronto a dar la vita per lei, eppure con lei mi
annoio. Non so se sono uno sciocco o un malvagio, ma è certo che anch’io sono
degno di compassione forse più di lei. La mia anima è guastata dal mondo, ho un’immaginazione
inquieta, un cuore inappagato. Nulla mi basta: mi abituo tanto facilmente alla
tristezza quanto al piacere, e di giorno in giorno il mio cuore si fa sempre
più vuoto …
Mi è
rimasto un solo mezzo: viaggiare. Appena ciò sarà possibile, me ne andrò di
qui, ma non in Europa, che Dio me ne scampi! In America, in Arabia, in India. Chissà
che non muoia per strada! In ogni caso, sono certo che il conforto di viaggiare
non si esaurirà tanto presto, grazie alle bufere e alle strade cattive.”
Tratto da Un eroe del nostro tempo di Michail Lermontov – il racconto “Bela”
(Monologo
di Grigorij
Aleksandrovic Pecorin)
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