venerdì 27 luglio 2012

Neo - Yttologie 130


Ascoltate Maksim Maksimyc” mi rispose, “io ho un carattere disgraziato; se a causa dell'educazione o perché Dio mi ha creato così, non saprei dire. So che arrecando l’infelicità agli altri, io stesso sono altrettanto infelice. Per loro è una magra consolazione, lo capisco, ma che farci? È proprio così. Ero ancora ragazzo, e, fin dal momento in cui sono uscito dalla tutela familiare, ho cominciato a godere sfrenatamente di tutti quei piaceri che il denaro può procurare e, si capisce, quei piaceri hanno finito per disgustarmi. Mi sono tuffato poi nel gran mondo; presto anche la società mi è venuta in uggia. M’innamoravo delle donne più in vista e ne ero riamato, ma quell’amore stimolava soltanto la mia immaginazione e il mio amor proprio. Il cuore rimaneva vuoto …
Ho letto, ho studiato, ma anche le scienze, quale noia! Ho compreso che non procurano in alcun modo né gloria né la felicità, giacché gli uomini più felici sono gli incolti, mentre la gloria non è che un colpo di fortuna, e per ottenerla basta essere abili. Allora tutto finì per tediarmi …
Presto mi trasferirono nel Caucaso ; e quello fu il tempo più felice della mia vita. Speravo che la noia non avrebbe resistito alle pallottole dei ceceni! ma invano: dopo un mese mi ero così abituato al loro ronzio e alla vicinanza della morte che, davvero, mi facevano più effetto le zanzare. Mi annoiai più di prima. Avevo perduto fin quasi l’ultima speranza. Quando ho visto Bela nella sua casa, quando, per la prima volta, tenendola sulle ginocchia, ho baciato i suoi riccioli neri, io, sciocco, ho pensato che fosse un angelo inviatomi da un destino pietoso … Di nuovo m’ingannavo: l’amore di una selvaggia è di poco superiore a quello di una nobile signora. L’ignoranza e il candore dell’una ci importunano come la civetteria dell’altra. L’amo ancora, se volete, e le sono grato per alcuni momenti piuttosto dolci. Sono pronto a dar la vita per lei, eppure con lei mi annoio. Non so se sono uno sciocco o un malvagio, ma è certo che anch’io sono degno di compassione forse più di lei. La mia anima è guastata dal mondo, ho un’immaginazione inquieta, un cuore inappagato. Nulla mi basta: mi abituo tanto facilmente alla tristezza quanto al piacere, e di giorno in giorno il mio cuore si fa sempre più vuoto …
Mi è rimasto un solo mezzo: viaggiare. Appena ciò sarà possibile, me ne andrò di qui, ma non in Europa, che Dio me ne scampi! In America, in Arabia, in India. Chissà che non muoia per strada! In ogni caso, sono certo che il conforto di viaggiare non si esaurirà tanto presto, grazie alle bufere e alle strade cattive.”

Tratto da Un eroe del nostro tempo di Michail Lermontov – il racconto “Bela”
(Monologo di Grigorij Aleksandrovic Pecorin)

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