mercoledì 4 novembre 2015

Rispecchiamento 27

Chiudere gli occhi e tornare all'indifferenziato assoluto, quando un corpo non c'è più, nè un'anima e chiudendo gli occhi  li dimenticherai uno ad uno, come se non facessero più parte della tua vita, come se non hanno mai fatto realmente parte di una realtà ormai dimenticata. Morire, penso, sia un po' così ed è questa la beatitudine che in molti si aspettano: tornare all'indifferenziato per non lottare, per non appartenere, per non contare nulla per nessuno. Credo mi faccia paura questo. In assoluto ho dolore nel dimenticare le persone che ho amato, quelle che ho generato, gli allievi a cui ho insegnato, le colleghe simpatiche e le amiche a cui ho voluto bene; per il resto non credo di preoccuparmi più di tanto, spesso sono stata un peso e morendo non dovrò più preoccuparmi nemmeno di quello. Il morto cadavere prima pesa ma poi comincia ad assottigliarsi subito perchè viene mangiato; del peso dovranno occuparsi gli altri, vermi gonfi, larve senza pancia piatta, insetti vari che non potranno indossare capi firmati perchè sazi, obesi, di me. Che soddisfazione però; per una volta il mio peso non mi preoccuperà ma darà filo da torcere ad altri. Il diciassette si avvicina e mi addormenteranno, chissà poi se mi sveglierò e cosa diranno del mio intestino e dei suoi dintorni; penso con dolore a quel momento, fondamentalmente perchè mi rifiuto di sapere, soffrendo in aggiunta. Ma che importa di sapere, quando sei andato nessuno può più farci nulla: il marito di Daniela, il marito di Letizia, forse io e mio marito che parte e mi preoccupa anche di più. Morendo dimenticherei e di tutte queste persone non me ne importerebbe niente, nemmeno della mia preside che mi ha tormentato o delle colleghe che per cinque anni mi hanno trattato come fa il gatto con il topo, che stronze, ma morendo non le ricorderei più e in qualche modo perdonerei tutta questa gente. E' forse questa la santità? Le beatificazioni sono le dimenticanze glorificate? E dei miei piccoli? Che fine farebbero? Non sono ancora pronti a vivere ed io non lo sono a morire ... durante la seduta di yoga non vedevo dentro me, c'era un buio pesto, non vedevo la fiammella, non ricordo cosa ho immaginato e penso che il mio mondo in meditazione fosse disgiunto da qualsiasi altro mondo ma, all'improvviso, Antonella ha sentito per la prima volta la sua bambina, nel suo pancione è scivolato qualcosa elettricamente e si è presentata ad un club di donne che fanno yoga di cui tutte sono incinte, istruttrice esclusa, tranne me. Mi piace distinguermi anche in quello: ho trovato un corso di yoga per gestanti ma, pur essendo fuori luogo, mai mi hanno insegnato la vita e l'amore come quelle donne e mi hanno fatto sentire importante perchè ho fatto quelle stesse scelte, riuscendo nel mio impegno.La piccola di Antonella magari un giorno sarà la ricercatrice che salverà noi tutte da molti mali ma adesso mi ha sollevato un po' dalla mia angoscia. Benvenuta piccola, benvenuti piccoli del nostro club di yoga non lo so se ci sarò quando nascerete ma è stato un piacere conoscervi e amarvi da zia, una zia in più non ha mai fatto male a nessuno. Adesso a dormire che domani è già oggi e un giorno in meno da quell'indagine pericolosa ... so che potrò farcela ancora una volta, almeno m'impegnerò come sempre, il resto verrà da solo. Notte mondo!

martedì 3 novembre 2015

Neo - Yttologie 193

La sera, se andiamo per oscure vie,
smorte ci incontrano le nostre ombre.
Ora chi ha sete
beva le bianche acque dello stagno,
dolci i lamenti della nostra infanzia.
Morti in riposo sotto il folto sambuco
guardiamo grigi gabbiani.
Nubi primaverili coprono la città buia
che tace i tempi di monaci eletti.
Quando io presi la tua mano esile
battesti piano gli occhi rotondi:
ora è perduto.
Ma se una buia armonia penetra l’anima
appari tu bianca ai paesi autunnali del cuore.
Georg Trakl