mercoledì 4 novembre 2015

Rispecchiamento 27

Chiudere gli occhi e tornare all'indifferenziato assoluto, quando un corpo non c'è più, nè un'anima e chiudendo gli occhi  li dimenticherai uno ad uno, come se non facessero più parte della tua vita, come se non hanno mai fatto realmente parte di una realtà ormai dimenticata. Morire, penso, sia un po' così ed è questa la beatitudine che in molti si aspettano: tornare all'indifferenziato per non lottare, per non appartenere, per non contare nulla per nessuno. Credo mi faccia paura questo. In assoluto ho dolore nel dimenticare le persone che ho amato, quelle che ho generato, gli allievi a cui ho insegnato, le colleghe simpatiche e le amiche a cui ho voluto bene; per il resto non credo di preoccuparmi più di tanto, spesso sono stata un peso e morendo non dovrò più preoccuparmi nemmeno di quello. Il morto cadavere prima pesa ma poi comincia ad assottigliarsi subito perchè viene mangiato; del peso dovranno occuparsi gli altri, vermi gonfi, larve senza pancia piatta, insetti vari che non potranno indossare capi firmati perchè sazi, obesi, di me. Che soddisfazione però; per una volta il mio peso non mi preoccuperà ma darà filo da torcere ad altri. Il diciassette si avvicina e mi addormenteranno, chissà poi se mi sveglierò e cosa diranno del mio intestino e dei suoi dintorni; penso con dolore a quel momento, fondamentalmente perchè mi rifiuto di sapere, soffrendo in aggiunta. Ma che importa di sapere, quando sei andato nessuno può più farci nulla: il marito di Daniela, il marito di Letizia, forse io e mio marito che parte e mi preoccupa anche di più. Morendo dimenticherei e di tutte queste persone non me ne importerebbe niente, nemmeno della mia preside che mi ha tormentato o delle colleghe che per cinque anni mi hanno trattato come fa il gatto con il topo, che stronze, ma morendo non le ricorderei più e in qualche modo perdonerei tutta questa gente. E' forse questa la santità? Le beatificazioni sono le dimenticanze glorificate? E dei miei piccoli? Che fine farebbero? Non sono ancora pronti a vivere ed io non lo sono a morire ... durante la seduta di yoga non vedevo dentro me, c'era un buio pesto, non vedevo la fiammella, non ricordo cosa ho immaginato e penso che il mio mondo in meditazione fosse disgiunto da qualsiasi altro mondo ma, all'improvviso, Antonella ha sentito per la prima volta la sua bambina, nel suo pancione è scivolato qualcosa elettricamente e si è presentata ad un club di donne che fanno yoga di cui tutte sono incinte, istruttrice esclusa, tranne me. Mi piace distinguermi anche in quello: ho trovato un corso di yoga per gestanti ma, pur essendo fuori luogo, mai mi hanno insegnato la vita e l'amore come quelle donne e mi hanno fatto sentire importante perchè ho fatto quelle stesse scelte, riuscendo nel mio impegno.La piccola di Antonella magari un giorno sarà la ricercatrice che salverà noi tutte da molti mali ma adesso mi ha sollevato un po' dalla mia angoscia. Benvenuta piccola, benvenuti piccoli del nostro club di yoga non lo so se ci sarò quando nascerete ma è stato un piacere conoscervi e amarvi da zia, una zia in più non ha mai fatto male a nessuno. Adesso a dormire che domani è già oggi e un giorno in meno da quell'indagine pericolosa ... so che potrò farcela ancora una volta, almeno m'impegnerò come sempre, il resto verrà da solo. Notte mondo!

martedì 3 novembre 2015

Neo - Yttologie 193

La sera, se andiamo per oscure vie,
smorte ci incontrano le nostre ombre.
Ora chi ha sete
beva le bianche acque dello stagno,
dolci i lamenti della nostra infanzia.
Morti in riposo sotto il folto sambuco
guardiamo grigi gabbiani.
Nubi primaverili coprono la città buia
che tace i tempi di monaci eletti.
Quando io presi la tua mano esile
battesti piano gli occhi rotondi:
ora è perduto.
Ma se una buia armonia penetra l’anima
appari tu bianca ai paesi autunnali del cuore.
Georg Trakl

lunedì 31 agosto 2015

Rispecchiamento 26

Iniziamo l'anno scolastico? Si, iniziamolo pure ma come iniziarlo non sappiamo. Mi viene voglia di pensare d'essere pronta e in regola con la situazione ma sento mancarmi le forze, un poco di volontà e solitamente mi tengo su con la questione della dignità, quella che adesso non trovo.
Per il resto credo che ci sia tutto: l'impossibilità di un trasferimento per non perdere la sede e non finire nel girone regionale che mi porterebbe in luoghi della profana fantasia del Premier.
E' ok, possiamo andare solo che non mi ricordo più perchè volevo fare questo lavoro; mi sembra un abito infeltrito che non riesco più a calzare e mi ricordo che la scelta era sulla possibilità dell'interscambio vitale fra persona e persona e persone e bambini per aiutarli a crescere al meglio.
Di persone a scuola non ne sono rimaste molte: bui automi e tronfi slinguazzatori seriali, mai un sorriso ne una buona parola, un consiglio, un cammino di vita.
Ci siamo, posso cominciare solo che non mi ricordo più quel che facevo e come mi sentivo ... non come adesso, solo che non mi sento per niente, forse sono morta dentro per adesso ... il resto arriverà prossimamente su questi schermi o scherni? 
Vado!

sabato 29 agosto 2015

Neo - Yttologie 192

"Così faccio di questo zimbello la mia borsa."
Otello di W. Shakespeare

venerdì 28 agosto 2015

Rispecchiamento 25

Mare amaro.

Non riesco più a bagnarmi in un mare salato di sangue amaro;
le amarezze che l'accompagnano sono la sintesi della disperazione dei fuggiaschi da realtà opprimenti e di morte.
Non riesco più ad essere giocosa e beata nell'innocenza illuminata della mia terra
se vedo l'ombra del rifugio che diventa vendetta contro l'ingiustizia che li perseguita oltre il mare.
Non posso più tuffarmi, amare le onde e gli spruzzi benevoli
e di socializzazione che ci legano al prossimo senza conoscerlo.
Il mio mare sa di sangue,
il mio continente sa d'indifferenza,
il mio animo non brilla più al sole siciliano che ha perso la sua luce. 
Non mi bagnerò più nelle acque della disperazione.

giovedì 27 agosto 2015

Rispecchiamento 24

"Che dovrei fare? lo confesso è una vergogna essere così pazzo; ma non ho la virtù di porvi rimedio." lo dice Roderigo il frescone nell'Otello di Shakespeare e mi sembra di assomigliargli sempre più; pazzia, follia, imperdonabile bisogno deviante di abbandono alle mie fantasie spesso fuori controllo e senza rimedio.
Roba innocente quali sognar abiti o immaginare modifiche in casa che non si possono attuare ma, non voglio accettare la vergogna della follia. 
Mi dicono spesso che dovrei essere un'altra anima, un'altro involucro, una nuova persona magari più razionale ma, cagionevole di lucidità dico a tutti ciò che penso e di cosa di rimando pensano gli altri , me ne infischio pensando ad una nuova proiezione da perfezionare nell'ambito della mia follia.
Roderigo era un frescone oltre che sognatore e probabilmente ci assomigliamo maggiormente per la prima caratteristica in luogo della seconda.
Torno dal moro e dalle sue gesta ...

Neo - Yttologia 191

"... cerca di essere impiccato per aver goduto il tuo piacere anziché affogato rinunciandovi!"
Otello di William Shakespeare

sabato 11 luglio 2015

Rispecchiamento 23

La coscienza comunicativa di un gruppo non esiste; il singolo prende il dominio nonostante tutto.
Gli uomini comunicano in un diplomatichese del tutto proprio e singolare; un esempio specifico del "Io so che Tu sai che l'Altro sa che Non sono stato Io". Così si giunge ad assistere alle manovre di un gruppo musicale per mandare fuori dal cerchio una cantante e un chitarrista improvvisato.
Ci sono diversi protagonisti in questa storia: un Collezionista di gruppi e musicisti come trofei da esibire, un vero Diplomatico con l'attitudine a far rimbalzare la palla, una Cantante con scaletta pseudolatina che è totalmente stonata e un Chitarrista arrogante senza la conoscenza neanche del giro di Do. Dimenticavo l'Altro chitarrista con vocazione solo rock.
Come dire a lei e a lui - forse pseudoamanti - che nel gruppo recentemente incontrato non hanno un futuro?
Il Collezionista dice francamente che il Diplomatico non vuole suonare con loro e che il problema è solo suo; Il Diplomatico, argomenta sapientemente dicendo che il Chitarrista - che non conosce il giro di Do - probabilmente non si è esercitato abbastanza, anche se fa solo quello che ha scelto di suonare, come portare un argomento di studio a scelta e non conoscerlo e alla Cantante fa scattare la riflessione che il suo poco tempo e, forse, la scelta, dei giusti strumentali risolverebbe il problema in futuro per aggiungere che l'altro Chitarrista - quello rock - si rifiuta di suonare quei repertori. Chi rimane? Io! ... che assisto divertita a questa farsa e mi accorgo che, se ognuno dicesse realmente ciò che pensa, quanto tempo si guadagnerebbe. Prosit

domenica 21 giugno 2015

FRUTTA 131 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!!

Se vedi internet come una strada con milioni di scelte, e di sbocchi, e scegli di non vederne più i percorsi o sei depresso o ti sei stancato di cercare; Io sono certamente depressa  o forse una aspirante suicida.
Non vedo grandi ricerche da fare e nulla di davvero sensato da cercare; probabilmente gli episodi di malattia che mi tengono fermamente a casa con una tasca aggiunta sul mio deretano, da un profondissimo bisturi che mi ha salvato la vita,  mi rendono cupa e poco motivata, se aggiungiamo che l'infezione che porto dentro non regredisce non vedo motivi per ridere. Ma poi, cercare cosa? La politica italiana è inguardabile e il Pol Pot di casa nostra più ne combina e più personaggi importanti riceve, tutti a battergli pat pat la spalla per dirgli quanto è bravo; cercare poi la voce dell'Europa, la voce del padrone, è ancora più sconfortante nel rendersi conto di essersi deliberatamente messi nelle mani degli strozzini e avergli lasciato carta bianca. Cosa sperare dall'Europa? Noi, i nuovi indocinesi lavorativamente parlando, con le banche più gonfie fra i continenti e poi resto in un cantuccio a sperare nel rialzo della testa greca per dirmi: "O mio Dio, c'è una via d'uscita!".
Poi c'è tua figlia che ricevuta in casa d'altri ti saccheggia l'armadio e ti accorgi che è dannatamente bella ma che tutto quello che ha attorno è dannatamente vuoto: un percorso di studi che non posso permetterle, un fidanzatino che comincia tutte le sue frasi con "Disgraziatamente!" e pronuncia una parola ogni cinque minuti -  al telefono ti sembra che muoia da un lessema ad un altro -  e tutte le mille paure con la sua neo-patente e il suo quoziente così ritardato. Cosa fare? Lascia che sia mi dicono tutti e fra questi tutti non ci sono io che metto via le sue rose sapendo che sono anelli di catene che sta guadagnando e non affettuosità per il suo futuro.
Ecco, cosa diavolo devo cercare in questo percorso internettiano? Oltre commentare quel che posso, quando proprio devo, e essermi resa conto che ho sbagliato la compilazione del registro e forse passerò l'estate a ricompilarlo, cosa devo aspettarmi? Vacanze? No, grazie, non ci sono soldi. Mare? la tasca aggiunta nel mio posteriore, con tanto di drenaggio, mi rende difficile la cosa; tutto il resto è già visto e sperimentato. Quando noi lavoratori della scuola, fra poco, diventeremo come i cinesini della pubblicità della gomma da masticare in Germania rideranno un po' e si consoleranno di quei indisciplinati greci da quattro in condotta. C'è altro da cercare? Si, una via d'uscita a tutto questo, e a molto altro che non ho espresso, ma non credo che questo mezzo possa davvero aiutarci. E per il momento dormo, ultima parte di Europa libera del nostro angolo geografico mentale almeno.

lunedì 15 giugno 2015

Neo - Yttologie 190

Due vecchi identici con lunghi capelli bianchi, vestiti con lunghi mantelli neri, siedono a una tavola. Uno ha in mano un logoro libro e legge. L’altro ascolta, tace e talvolta lo interrompe con un ticchettio delle nocche sul tavolo. «Little is left to tell» [Poco resta da dire], e racconta una storia di lutto e solitudine e d’un uomo che dev’essere l’uomo che ascolta quella storia fino all’arrivo dell’uomo che legge e rilegge quella storia, letta e riletta chissà quante volte fino alla frase finale: «Little is left to tell», ma sempre ancora qualcosa forse resta da dire in attesa di quella frase. Forse per la prima volta al mondo c’è un autore che racconta l’esaurirsi di tutte le storie. Ma per esaurite che siano, per poco che sia rimasto da raccontare, si continua a raccontare ancora (Calvino 1995: 752-753)

giovedì 11 giugno 2015

Neo - Yttologie 189

"L'unica mia speranza riposa sull'ipocrisia, la doppiezza." 
Tratto da "Il carteggio Aspern" di Henry James

martedì 9 giugno 2015

Neo - Yttologie 188

"Credevo d'aver calcolato tutte le menzogne che sarei stato costretto a dire, ma in verità scoprivo che, quando si veniva ai fatti, non ero preparato. Inoltre, ora che mi ero aperto uno spiraglio, la franchezza mi dava una sorta di sollievo." Tratto da "Il carteggio Aspern" di Henry James

domenica 7 giugno 2015

Neo - Yttologie 187

"L'anima è isolata, perduta, se non è circondata da oggetti che siano per essa come un prolungamento delle membra del proprio corpo. L'uomo è irresistibilmente portato ad appropriarsi con il pensiero di quanto continuamente e a lungo ha usato per il proprio lavoro, per il piacere o per la necessità della vita." Simone Weil

mercoledì 3 giugno 2015

Rispecchiamento 22

Le meraviglie della degenza post operatoria regala gioie insperate fra le quali la visione di un western di John Wayne; musiche e ambientazioni d'epopea che per grandiosità fanno il pari solo con il mio dolore o, ancor di più, con il mio umore.
Quante opportunità ti regalano i limiti e quanti vantaggi ne derivano; siamo abituati male, siamo convinti che stare sempre bene sia una condizione naturale ma, non è affatto così perché le difficoltà, nella vita comune, sono maggiormente presenti che le buone condizioni.
Sono di nuovo grassottina come Rosalina di Fabio Concato e anche questa è una novità: ancora una novità: salterò un evento di famiglia fondamentale che mi procurerà tormenti e strazio per decenni ... per il resto tutto bene, grazie.
Una sola curiosità: chi avrà interesse a leggermi dall'estero che neanche nella mia città sono interessati ad ascoltarmi?
Misteri ... 

martedì 2 giugno 2015

Rispecchiamento 21

Ricordo il silenzio di stanotte: una porta lasciata aperta su un corridoio illuminato, tipico degli ospedali e tratti di vita e di umanità che non erano presenti nella stanza dove mi trovavo.
Febbre e dolore si confondevano con l'amarezza, la scorsa notte, e l'essere arrivata vicina a morire senza che nessuno si accorgesse di me: quanta fatica per diventare invisibili. Sono soddisfazioni riuscire così bene in un proprio intento e, il silenzio doloroso della scorsa notte mi ha proprio urlato il mio successo. Setticemia, la prossima volta dovrò tentare di meglio per far capire che sono mortale, proprio come tutti gli esseri miei pari.
Adesso ascolto Sarah j. Morris e il dolore dell'intervento s'inferocisce su me; perché succedono le cose? Ma perché no, in fondo è naturale che succedano diverse cose nella vita come fare una iniezione cortisonica salvavita che poi alla fine collabora per togliertela generando un ascesso assurdo e immenso, un biblico ascesso con oltre un litro di infiammazione purulenta e tanto altro da cacciar via con le medicazioni al sangue che giornalmente dovrò fare, come domani per esempio. Stento a capire e mi astengo da ogni opinione, qualcosa del genere era stata detta da Marco Follini qualche anno fa e io mi aggancio al suo pensiero e aspetto di vedere cosa verrà dopo ...

domenica 10 maggio 2015

FRUTTA 130 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!!

Ascolto ZZ Top, eccola https://www.youtube.com/watch?v=Vppbdf-qtGU ed ho deciso che congelerò i miei ricordi nella loro stessa pasta; non ho risposto all’immobiliare che mi ha telefonato per ben due volte, ed ho deciso che non lo farò neanche in seguito. Fingersi interessati all’acquisto di quel vecchio villino ormai cadente e dover non far trapelare il mio reale interesse per quell’immobile è davvero tanto. Troppo. Adesso sono arrivati Ram Jam https://www.youtube.com/watch?v=R044sleOW6I e vado di controtempo con il cuore come la loro batteria; cambio genere, per una volta, di fronte al mio compleanno, niente Baker ma un pulsare forte e vibrare di nuova forza e di nuove scelte: Zietta, mi ha voluta salutare e farmi gli auguri di compleanno  e stavolta l’ho capito chiaramente dal percorso diversificato insolitamente dal consueto percorso cittadino: siamo passati tutti insieme, i corridori della solidarietà,   di corsa sotto casa sua ed io ho alzato gli occhi e l’ho salutata; al suo balcone altra gente, ignoti avventori di una casa di cui non conoscono la storia. La mia storia. Ma non è quella casa, la sua ultima, che ho rifiutato di vedere ma la precedente: quella della mia infanzia con tutti i miei ricordi imprigionati in una scatola di cemento ormai spoglia e solitaria: io sono ancora li, e lo sono anche loro li dentro. Siamo tutte e tre insieme ma su piani lontani e non posso davvero andare a visitare quella casa; se le dovessi ritrovare imprigionate nei miei ricordi piangerei forte e la consulente non capirebbe. Non voglio comprare quella casa e non posso farlo; silenzio  https://www.youtube.com/watch?v=N-aK6JnyFmk … non c’è il giardino, il canale d’irrigazione dove camminavo scalza, la casa di Concetto e la paura della penombra che l’avvolgeva, la persiana, il cancello di ferro – per me invalicabile – la casa che mi chiama e non voglio risponderle, non posso più farlo perché sono cresciuta e loro ormai non ci sono più. Giocano con me nei miei ricordi e li non cresciamo mai https://www.youtube.com/watch?v=4zLfCnGVeL4 https://www.youtube.com/watch?v=-BakWVXHSug  https://www.youtube.com/watch?v=ZxYGeTV6fCw https://www.youtube.com/watch?v=hHRNSeuvzlM
Ho ascoltato tutti questi brani nel tentativo di cercare le foto attuali  che avevo fatto all’immobile in attesa dell’appuntamento ma, adesso, non ne ho più traccia … ho lasciato andare i miei ricordi in Paradiso dove sei tu Zietta e la tua sorellina … Buonanotte, ho guardato la città di notte,  grazie per gli auguri, solo poche lacrime per voi, stanotte, non mi dispero più adesso e sento la vostra presenza spesso … Bacio  https://www.youtube.com/watch?v=BcL---4xQYA






domenica 12 aprile 2015

Rispecchiamento 20

Il mio racconto a puntate per Twitter ...


Andra Ausberg


Il nome non esalta la sua genialità: manca un clitico che ne aggiunga valore, come un “lì” ad esempio. Andra, poni un accento nell’ultima vocale e ne cambierà la vocazione palindroma: Andrà e il clitico “lì” … dove andrà?
Racchiusa dentro la stanza che abita, non conosce il mondo e, pertanto,  non si meraviglia della sua estranea esistenza.

Andra si conosce già o forse si conoscerà per tempo: ignora i suoi riflessi, gli esseri che vagamente respirano la sua stessa polvere; lei si assomiglia, come tutti noi del resto, ma non ha bisogno di farsi tutte le nostre domande: la sua sintesi biologica lascia spazio alla familiarità che non le è stata messa a parte o ad un tratto  - forse un segno – di un intero frammento d’estranei che respirano per se stessi o che, in un passato, si sono certamente adoperati a farlo esclusivamente per se.

Conosce i muri della sua stanza e ne intuisce la tinta che un giorno vi e’ appartenuta; conta i mattoni senza malta e poi li paragona al numero di quelli coperti, o anche cementati, e poi elabora un nuovo algoritmo per scoprire che quella stanza, posta in un qualche strano edificio, collocato in una parte ignota del mondo, potrebbe anche crollarle addosso ma di lei, neanche allora, si scoprirà traccia: una  negata esistenza.

Prigione è la vita quando non è sufficientemente desiderata, imposta o forse non capita; Andra è nata ed è tutto quello che sa di lei.
Non credo desiderasse sapere da chi fosse nata ma, in fondo, chi vorrebbe sapere se i mattoni tutt’intorno sono stati edificati per volontà o per caso? Era lei, forse, frutto di una volontà?
Andra, andrà via un giorno, ma come figlia le spetterà comunque una sua dimensione: donna, madre, latte infantile, preghiera della sera, appoggio e anche caduta: la donna, certamente anche questo, ma diventare madre potrebbe segnarla ancora di più.
Il suo inizio si chiamava Leò; non parlava, non la guardava, non sapeva di essere madre e i suoi occhi fissavano il vuoto, trovandovi a pieno il significato di tutta una vita, chiaramente la propria.
Sua madre, era una compagna di giochi grande che, nel suo ciclico dondolarsi, cercava nella figlia una madre per se.
Figlia del suo figlio, elaborazione mentale di un incesto ma, come madre, un universo lontano.
Andra intuiva il ruotare ciclico del tempo dalla temperatura dei mattoni, dalla calce sfaldata dai rumori sottili che confessavano una vita in assoluta risposta alle attese di due recluse; fra dentro e fuori si mediava un rapporto inferiore con la sopravvivenza fatto spesso di lampi e catene, ululati sordi, scricchiolii disambigui con tanto di serrato e florido silenzio.





martedì 7 aprile 2015

FRUTTA 129 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!!

Il sociolinguismo del congiuntivo si allontana dalle forme regolari, costruite sulle desinenze giuste  in  - I -  e in – INO –, per dar vita alle formazioni fantozziane in  “Vadi” o “Venghino” per poi piegarsi alle forme Irregolari,  e normativamente corrette, da ricondurre alle forme etimologiche del latino.
Ecco, il latino che ancora una volta salva l’italiano: dallo sbaglio alle cose giuste, dall’acquisto di un quadro può nascere una giusta azione?

Non era davvero il caso di fare questo silenzioso colpo di testa e la cifra è davvero modica ma non era davvero il tempo giusto; domani questo pittore mi consegnerà il suo quadro ed io ho scelto di tenere in silenzio la cosa. Non so nemmeno dove metterlo, dove conservarlo, cosa farne ma ho voluto dargli casa a casa mia. Sono come un congiuntivo con le desinenze regolari: faccio buffo e impopolare ma continuo a farlo e chissà mai perché. Sono quasi proprietaria di un quadro ma non per questo mi sento intelligente anzi, in questo momento sono davvero fuori moda e fuori norma: Venghino signori venghino che la frescona abita qui … o no?

mercoledì 1 aprile 2015

Neo - Yttologie 186

"Balzac ci fornisce le cifre degli investimenti e delle rendite, come se la sua prima preoccupazione di verosimiglianza fosse la contabilità, quasi a voler dimostrare che perché un personaggio viva bisogna potergli fare i conti in tasca; il resto verrà da sè." 
(Italo Calvino)

domenica 22 febbraio 2015

Rispecchiamento 19

Oggi ho dato a mio figlio una storia che ho scritto, un racconto pubblicato, una parte di me di quando lui non c'era; una scrittrice che non ha mai visto il suo volo ma che di volare vuole parlarne ancora.
Spesso si racconta di noi ciò che non vorremmo si sappia ma che è così evidente che s'intuisce  sin dai primi attimi quanto sia stato stupido volerlo nascondere.
"Volevo essere e non lo sono stata" non è un messaggio negativo ma un segno del passaggio della vita che i ragazzi devono percepire; non so cosa intuirà di me o se potrà nemmeno capirlo ma, io c'ero però prima di lui e quella lettura è una testimonianza.
Tanto mi basta!

venerdì 6 febbraio 2015

Neo Yttologie 185

"Stai bene a sentire, Pereira, disse Silva, tu credi ancora nell'opinione pubblica? ebbene, l'opinione pubblica è un trucco che hanno inventato gli anglosassoni, gli inglesi e gli americani, sono loro che ci stanno smerdando, scusa la parola, con questa idea dell'opinione pubblica, noi non abbiamo mai avuto il loro sistema politico, non abbiamo le loro tradizioni, non sappiamo cosa sono le trade unions, noi siamo gente del Sud, Pereira, e ubbidiamo a chi grida di più, a chi comanda." Tratto da Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi

venerdì 30 gennaio 2015

Rispecchiamento 18

Confettata o cioccolata artigianale e variopinta? Ho scelto la seconda varietà culinaria, e ho fatto preparare una scatola shock dalla migliore pasticceria nei dintorni.
Quanto conta la forma? Forse più della sostanza, perchè mangio con gli occhi e il gusto mi diventa secondario; sono una da immagine, una tizia da look, per quanto "leggero" questo possa essere caratterizzato, ma amo il simbolo e non il fatto in se stesso.
Ho comprato la mia bella confezione e l'ho fatta infiocchettare come le trecce delle bimbe la domenica mattina ... ma, è saltato l'invito a pranzo di domani e mi è rimasta una fantastica confezione senza destinazione ... non l'aprirò al momento, aspetterò che trovi il suo reale destino.

giovedì 29 gennaio 2015

Rispecchiamento 17

Ormai fa freddo senza regola; piove, grandina, si gela come in Siberia anche qui nel Sud d'Italia. L'inquinamento e la variazioni mondiali sono noti e non si riflette più sulle difficoltà di vita che si possono incontrare quale l'ipotermia. Ecco, non so se quell'autobus bloccato oggi pomeriggio potesse imbarcare tanto freddo da provocare una ipotermia e, senza dubbio, non è così o non sarei adesso qui a scrivere ma mi ha fatto addormentare e sognare di un bellissimo momento. Non sono mai abbastanza le coperte e nelle notti invernali, lì a casa di zia Maria, si gelava parecchio: casa singola antica e non riscaldata, solo una stufetta elettrica accesa fin quando eravamo sveglie e poi a dormire su materassoni molto morbidi - forse di crine - e tante coperte da schiacciarti il corpo e farti sentire bene come un bimbo in un grembo che si può lasciare al bisogno per poi rincontrarlo al bisogno. Ho amato quelle notti, forse le migliori della mia vita, quelle del sonno buono e dei sogni nel cassetto che poi si trasferivano su per la testa e ti rendevano possibile il tutto. In quelle notti c'era il trapuntino che la zia metteva vicino i miei piedi talmente piccolo ma talmente caldo da infuocarmi in pochi secondi e poi mi addormentavo con le sue parole nella mia testa e i suoi racconti, i suoi fili attaccati alla sottana per le cose cucite sempre e in fretta per tutte le clienti del modo; per una donna che viveva del suo lavoro, senza marito e con i suoi risparmi per andare avanti.
Non so se amavo di più il momento della Signora Di Prima con le leccornie prese a credito o il trapuntino della buona notte. Ecco in quell'autobus di oggi pomeriggio forse avrò rischiato l'ipotermia ma sarei morta felice, trattenendo dentro un ricordo felice come Peter Pan. Buona notte zia Maria, veglia ancora su di me.

sabato 24 gennaio 2015

Rispecchiamento 16

Non serve fare rose con la pasta dolce con il ripieno di cannella e mela per superare ciò che si vede in televisione; ancora un'altra decapitazione in diretta come un tutorial qualsiasi, come imparare a fare il caffè o potare le rose, ancora e senza fine!
Talvolta mi chiedo qual'è il senso di tutto questa avventura del vivere e se mai, magari fra molti anni, qualcuno riuscirà ad attribuire un significato a qualcosa o a questo vivere malato e appiccicato di morte ... qualcuno che sappia dire almeno un perchè per quel qualcosa che succede. 
Perdo il mio tempo dietro i perchè e il mio tunnel carpale mi ha già narcotizzato la mano e m'intima di chiudere la conversazione con me stessa; magari quando mi opererò sarà meglio, farò ancora rose dolci con cannella e mela e guardando la tele mi accorgerò che la morte nera ha lasciato per sempre questo mondo. Magari come nei sogni dei bambini tutto tornerà a brillare e ci sarà vita e nessuna morte ... ma è una operazione alla mano mica al cervello; se s'infrange il muro della fantasia si trova solo la verità, e dio che male mi fa ... io che non mi vendo più agli amici vecchi e nuovi e che il mio mondo è solo naturale, quale disperato tentativo di pace dovrò fare con me stessa? Serve anche qui un tavolo di negoziazione ... attenderò il sindacato del sè per farmi dichiarare definitivamente matta, sola e matta, ma ancora viva.

domenica 11 gennaio 2015

Neo - Yttologie 184

"... lei crede di parlarmi in questo modo perchè io sono una semplice portiera, ma sappia che ho amicizie altolocate, persone che mi possono proteggere dalla sua maleducazione". 
Tratto da "Sostiene Pereira" di Antonio Tabucchi

giovedì 8 gennaio 2015

Rispecchiamento 15

Del terrorismo se ne parla tanto che, in realtà, è come non farlo; di tutto ciò che si è capace di non parlare è dell'essenzialità delle cose come il "parlare" in se stesso, il comunicare i propri bisogni, le proprie aspettative. Di tutti i fondamentalismi se ne occuperà la storia ma del bisogno di dire le bocche son piene e le fosse stracolme. Comincio a pensare che dire è un bisogno deliberatamente negato perchè non realmente avvertito e i terroristi parlano con i fatti e tutto ciò mi rende davvero triste.