sabato 30 aprile 2011

Neo - yttologia 57

Vedevo bene che era soddisfatto, anche se nella luce abbacinante del superattico sentivo che tutti i miei “preparativi” si stavano disintegrando. Preparativi? Bè, il titolo famoso del libro di Stanislavsky è L’attore si prepara. Ognuno si prepara, e attribuisce agli altri il potere di giudicare, accorda loro il possesso di criteri che possono essere invece inesistenti.”

Tratto da Una domanda di matrimonio di Saul Bellow

FRUTTA 37 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!

BambinArte 2011con il Vostro permesso ridivento bambina!!

… non serve indossare il giubbotto buono e nemmeno tener cura dei jeans d’occasione … gente, siamo a BambinArte ed è lecito infilarsi dentro il labirinto di corde tese ma con un’unica accortezza … non fate suonare le lattine-antifurto o vi beccano: condannati all’eterno gioco e magari a bere qualche goccio di succo di puffo e di pipì di gallina.

Se poi volete accertare le vostre nobili origini, niente struttura araldica e ricerca fra avi e parenti correlati … basta fare il gioco del Re Sole e se t’incastra di colpire il bersaglio ecco che diventi una discendente e blasonata … già a me avevano detto che Federico II s’era appartato con qualche mio vago consanguineo per via dei capelli rossi … certo che appartenere al Re Sole è tutta un’altra camminata!!

Mario Giuffrida aspetta all’interno della sua città poliedrica, eccentrica, colorata, privata … ponteggiata, settorializzata, pianificata, cartonata, incollata e aeromicromegatarata … si torna bambini e non si riescono a riprendere poi le forme del gioco quotidiano.

Sulla soglia: ravvio i capelli, inforco gli occhiali da sole, richiudo il giubbino nero, raccolgo l’aria distratta e provo a non far accorgere i passanti del mio stato alterato … della fanciullezza appiccicata al mio corpo, dei sorrisi repressi, dei sogni nei complessi multi residenziali … dell'accarezzate case con il lavandino di gommapiuma.

Nascondo tutto perché li c’è anche il vicolo delle pettegole e se sanno di me e del succo di puffo la mia integrità potrebbe esserne compromessa.

Non andateci o giocherete da matti e rischierete di ridere con lo schiocco … orribile!!



giovedì 28 aprile 2011

Neo - yttologia 56

“Il ritorno di un uomo a se stesso è un ritorno dal suo esilio spirituale, poiché il significato di una storia privata è tutto qui: un esilio. (…) avevo deciso, pare, che occuparsi dell’immagine che uno ha di se stesso, aggiustarla, rivederla, adulterarla, era una perdita di tempo.”

Tratto da Una domanda di matrimonio di Saul Bellow


lunedì 25 aprile 2011

FRUTTA 36 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!

Rilettura di Bella Ciao in un venticinque Aprile che sembra aver dimenticato …

Stamattina mi sono alzato

O bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao

Stamattina mi sono alzato

E ho trovato l'invasor

Se per frantumare il cuore bastano pochi silenzi, per perdere la patria bastano poche esitazioni … noi abbiamo esitato, lasciato il bagaglio alla stazione … ci hanno illuso che vivere senza peso fosse la giusta dimensione … senza memoria, senza conoscenza, senza parole, fra poco senza voto.

Le pulsioni del vivere istintuale ci hanno reso animali e fatto dimenticare l’intelletto che distingue una forma dall’altra … la differenza che segna la civiltà … il mio pensiero che si oppone al tuo, la mia aspirazione a essere migliore … la volontà di far pagare gli errori come la volontà di non commetterli … ti hanno spogliato caro cittadino … ti hanno offerto un ciao alla tua cittadinanza ottenuta con il sangue d’altri … ti hanno investita d’un peso di giudizio ma solo pilotato, raggirato, indiscreto, barato … ti hanno convinto che spiare dal buco della serratura sia lecito, sia normale … ma non per tutti … per te cittadino normale, solo per te.

Ti hanno detto che essere cittadino è scomodo, ti hanno chiesto di defilarti perché c’era un padre che pensava a tutto … con il suo metro e il suo giudizio.

Ti hanno detto non studiare se non hai soldi … non realizzare sogni perché se tuo padre non è uno di loro tu sarai sempre massa … ti hanno detto che sei donna un futuro l’hai: prostituisciti da minorenne e i tuoi sogni si realizzeranno.

Abbiamo trovato l’invasor ma non ci siamo ancora svegliati.

O partigiano portami via

O bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao

O partigiano portami via

Che mi sento di morir


Quale partigiano … chi parteggia si schiera … oggi in pochi si schierano … chi si schiera è pericoloso, portatore di pensiero libero … va epurato.

La società degli ignavi impera, dei volta bandiera, della braghe facili dei signorsì senza divisa … il padre ci pensa … talvolta quello celeste e quello patriottico coincidono … il balsamo del popolo serve alla due correnti.

Chi parteggia dev’essere allontanato … quando mi sentirò morire … mi guarderanno e scavalcheranno il mio corpo … magari ho infastidito il passo d’un sereno passante … quando morirò non mi porteranno via … perché i miei connazionali già sono via nei loro pensieri, nella loro ideologia, nella veste consegnata al padre che ci pensa … che ci pensa … che ci pensa … per sé.


(…)

E questo e' il fiore del partigiano

O bella ciao bella ciao bella ciao ciao ciao

E questo e' il fiore del partigiano

Morto per la liberta'

E questo e' il fiore del partigiano

Morto per la liberta'



… il fiore di nessuno non mette radici … chi non sceglie non ha radici … chi sceglie è libero … chi delega è schiavo … chi è morto per la nostra libertà mi ha resa libera … chi nega questo giorno lo può fare grazie a chi gli ha regalato la libertà di farlo … scegliere anche male è figlio del venticinque aprile … chi nega è ignorante … il fascismo era nutrito dall’ignoranza, il nazional-socialismo era nutrito dall’ignoranza … il nostro Stato investe sull’ignoranza tagliando sempre sull’istruzione … la nostra libertà è morta … il venticinque aprile versa in gravi condizioni.

Reagite!
















domenica 24 aprile 2011

Contorno 4

Giorno di festa!

… passaggi veloci … sorrisi, la crescita che alberga nei visi, nei sorrisi … tutto suona come un vecchio blues di BB King … c’è chi sa di te ma solo una parte, magari quella che predilige, non dice e non si rivela … chi ti prende per un braccio e ti fa le proprie confidenze … non sa mai se vorrai ascoltarle perché non vuole sapere se sei attenta ma vuole solo liberarsi … si chiamano feste e grossomodo indicano il tuo rapporto con l’esternazione del tuo ceppo sociale d’appartenenza.


Come per gli acari e i batteri che combattiamo … si confonde il tutto nel cibo e nell’alcool … si mangia per non mediare … con il tuo corpo farai il conto più tardi … non ti ritrovi per pochi istanti per scoprire che sei sempre stata li anche se di fatto non vi hai mai appartenuto.

Si assiste al lentissimo declino del giorno di festa fra pillole … rimedi … paure … tradimenti … aborti …

Guardo in modo instabile il mondo delle attitudini familiari … li guardo senza rimedio, come loro guardano me … vicini dei bambini giocano e il suono strano delle parole dei consanguinei suonano estranee … in quale mondo sono adesso … quale Alice sono? … una che non trova spazio … mi stringe il polso la cugina, reclama attenzione ma sono stanca … la mia mente cara è andata … non ti seguo più … sono diventata come la pillola della zia, digerita e triturata … avrò rimedio per qualche male?

… mi faccio triturare dalla cellulite della parente e dai rimedi della nonna … lo vuoi un po’ di dolce? … come dire di no … affogo la mia lingua nella morbida tentazione … così non parlo … muta per impedimento.

E poi “Dimmi” … un termine inflazionato, mortalmente sconfitto … una contromisura alla decenza … il mio pudore strappato, le mie paure gelate … siamo famiglia … “dimmi” … siamo famiglia e il tuo utero è di dominio pubblico … come l’hanno fatto … quando l’hanno fatto … tutto è consentito: vuoi frugarmi dentro?

… la seconda fetta di dolce … annego nella mortificazione … abbasso gli occhi e non basta per avere un po’ di pudore … sento il dolce che si fonde all’amaro … sento che soffoco … voglio andare fra le nuvole, tornare alle mia fantasie, liberarmi dei miei limiti.

… mi toccano, adesso mi toccano … voglio urlare di sommesso rancore … sorrido a stento … tiro il mio viso come un plastico di poche lire … sua madre mi tocca … io non sono roba sua … non appartengo al suo mondo … aria … aria … non respiro!

La sua cugina del mare mi parla di contraccettivi … la zia degli ormoni per la menopausa … la cugina è incinta ma non lo vuole … guardo fuori e urlo al mare, in modo silenzioso … la trifasica va bene? … non lo so, non voglio saperlo … vorrei ancora del dolce … mi uccido lentamente nel fluido zuccheroso … il mio stomaco non regge ancora … eccola mi tocca ancora e sorrido bonaria e paziente … non sopporto il contatto, comincio a sudare, piango dentro … fuori un sorriso gelido.

Il conato conclude il tutto … sono adesso al sicuro.

lunedì 18 aprile 2011

Neo - yttologia 54

“ Il fatto di poter andare tanto a Parigi come a Pechino, dice Ostrica, e di trovarci sempre un McDonald’s, ecologicamente parlando equivale a diffondere forme di vita in franchising. I posti diventano tutti uguali. Il kudzu, le cozze zebra. Il giacinto d’acqua. Gli storni. I burger King. Gli indigeni, tutto ciò che di unico esiste. Scacciato via. “alla fine l’unica biodiversità che ci rimarrà” dice, "sarà quella tra la Coca e la Pepsi.”

Tratto da Ninna Nanna di Chuck Palahniuk

FRUTTA 35 - Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!

… il gioco della civetta sul ramo alto … Berlusconi fa come i bambini, prende su di sè le attenzioni, nel bene e nel male … la sua falsa piega però protende verso l’infame gioco del: guardate me che i miei collaboratori fanno una porcata di legge ad hoc!

Non mi sconvolge l’esplosione propositiva di questi giorni: si prepara a fare la palla da biliardo, a frantumare tutti e tutto, ma sotto c’è qualcosa ... qualcosa bolle in pentola e puzza, puzza parecchio.

Io starei attenta, vigilerei oltre le parole …

sabato 16 aprile 2011

FRUTTA 34 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!

La caratteristica dell’idiozia sta nel ripetere sempre lo stesso errore; ciò succede perché non ci si rende conto, o non si ammette, la possibilità d’errore nel proprio eloquio.

Leggo da Repubblica di oggi il seguente proclama:

"quale educazione dare ai loro figli e sottrarli a quegli insegnamenti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi dal quelli della famiglia".

Non valuto … lascio a Voi!

mercoledì 13 aprile 2011

Contorno 3

She … lei affibbiata al suo tailleur stretto in vita color biscotto … lei che non è lei, in attesa salvifica d’un pomeriggio d'estate in bermuda, conta le supplici pieghe del suo corpo e le rende un mistero.

Lei che dice cazzo a facebook ma s’addentra in twitterlei è lei e, attenti lettori, quella lei non sono io … non peccate di vaghezza e presunzione che per quello c’è già il vostro narratore … lo giuro sulla gibson che ho accarezzato sabato sera e per tutto il desiderio che ho di perdermi fra bluesman disperati alla ricerca d’una donna da contagiare.

Lei non assomiglia ad un giro di blues, non sa nemmeno cos’è il blues: una donna che non conosce il blues non è degna d’una sottana di pizzo … di quel fragile e innocente pizzo che ti bacia la pelle e ti rende disponibile a dire di No e a non subire ricatti.

Lei biascica parole e stride sotto il peso delle stesse … lei porta le calze in agosto … lei non sa cos’è l’intimo fake ed è incredibilmente frigida.

Lei mi chiede se lo sono anch’io … lei vuole una confidenza che non merita … accenno un sorriso e abbasso lo sguardo … non le rispondo: ciò la fa montare in rabbia e in disperazione.

Lei non merita ciò che penso, lo annegherebbe in ettolitri di vino e lo racconterebbe ad un commesso viaggiatore con cui dovrà, da contratto, fare una scopata … lei non è me … lei vorrebbe esserlo ma non lo è.

Affoga le sue parole nei suoi sussurri pensando d’annoiare di meno e, talvolta, ci riesce … la sua voce crepita come un fuoco al mattino... in un mattino di montagna con il freddo che urla alle porte … brucia ossigeno e lo sottrae alla comunità.

Lei mi dice che lei è she e porta la esse nel collant … le accenno un sorriso e le dico sempre “... vuoi qualcosa?” … mi chiama per nulla … alimenta una nevrosi che non ha e se ne fa cruccio.

Lei odia il mio modo di parlare con i bambini … mi dice che sono materna … loro sono gravi, diversi, soli … lei è stronza e non so quale malattia sia la peggiore.

Lei è chiusa in una stanza e piange sul tailleur color biscotto … il rimmel lo ha già segnato … lei vuole parlarmi … she non mi dice nulla nemmeno stavolta … rimango ad osservare l’ultima lacrima che impatta sul colletto e lei macina qualcosa …. “… parlami come fai a loro” … non capisco cosa desideri … non voglio aiutarla, non mi va …. Mi giro per andarmene ed ancora riparte la richiesta … le sbatto in faccia solo un perché ... sua madre è morta e lei è tornata bambina … sua madre l’ha amata … adesso lei ha perso la sua esse in qualche collant … adesso è come gli altri … le leggo una storia banale, stupida, infantile … e lei si tranquillizza, le parlo come faccio a loro e le accarezzo la testa … mi chiede se anch’io soffrissi per qualcosa ed è innegabile che in quel momento, in quell’esatto momento, ero diventata sua madre.



martedì 12 aprile 2011

FRUTTA 33 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!

Fenomenologia del Renzi

Oltre un lungo e approfondito accento toscano, piacevole nel breve periodo ma alla lunga dal sapore d’olio d’oliva; oltre un aspetto belloccio e paffuto, di bonaria e innocente espressione … oltre ciò non trovo una collocazione reale per quest’uomo, per il suo profilo sociale e politico, per una dimensione da assegnargli.

D’accordo è all’opposizione … ma di quella soft, quasi bipartisan, lievemente acida ma con il sapore d’un coordinamento studentesco; mi ricorda un delegato universitario che organizzava occupazioni nella mia città motivando masse di studenti ma, durante i sitin, s’appartava con quella di turno e lasciava che le bastonate della polizia le prendessimo noi.

Non dico che Lui sia così.

Non potrei!! non conosco lo strapiombo in cui un uomo politico oggi potrebbe ancora precipitare … tutti hanno un costo e tutto in questo periodo lo mostra …. Il suo costo -  se c’è -  ancora non è noto.

L’interesse della figlia del Premier e l’ingresso ad Arcore mi turba … chi s’allunga da quelle parti è come capitare dalla maga Circe … dimentichi chi sei e puoi anche diventar un porco.

C’è poco da dire sul fenomeno e sulla sua dimostrazione …. Su Renzi ho quasi meno da dire: osservo la sua scia ma non mi sembra quella giusta ... quella dell’orientamento; eppure dobbiamo pure contarci perché la classe di sinistra è ormai vecchia e quella giovanile è un surrogato dell’uomo di plastica … solo per convenienza, chiaro, perché le idee le hanno perse per strada ....per il riscatto abbiamo il Renzi?

Che dire?

Le carte stavolta non sono capitate buone e a far tarocchi mi esce continuamente l’appeso … aspetto il fenomeno che si sviluppi e della sua evoluzione proverò ad assecondarne il mistero.

lunedì 11 aprile 2011

Neo - yttologia 53

Pensi a tutte le generazioni di uomini e donne che si sono riflesse in questo specchio” dice “l’hanno portato nelle loro case. Si sono guardati invecchiare. E poi sono morti. Intere generazioni di donne bellissime. Il guardaroba invece è ancora qui, e il suo valore non fa che aumentare. Un parassita che sopravvive agli organismi che lo ospitano. Un grosso predatore in cerca del suo prossimo pasto.” questo labirinto, dice, è popolato dai fantasmi di chi i mobili li ha posseduti. Persone ricche e di successo, che potevano permettersi di sfoggiarli. E tutte queste cianfrusaglie decorative sono sopravvissute al loro talento, alla loro intelligenza, alla loro bellezza. Del successo e delle conquiste che questi mobili dovevano rappresentare oggi non resta più nulla”

Tratto da Ninna Nanna di Chuck Palahniuk

Neo - yttologia 52

domenica 10 aprile 2011

Neo - yttologia 52

In questo improvviso mescolamento di gabbie per umani, di culle rotte, forche trascinate su ruote, e tappeti arrotolati come sacre Torah, in questa, come in quella stazione ferroviaria alla fine della guerra, improvvisa vicinanza di orologi che fanno cucù e di cimeli depredati dalle biblioteche di Varsavia, si svolge l’universale, mortale commedia umana.

Jan Kott

FRUTTA 32 – Politica, saggistica e dintorni:scazzi seri per gente ignara!

La Gisella del Guareschi “galvanizzava la massa” … senza mezze misure, senza i limiti imposti dalla comune dell’epoca, della nostra … quali limiti? E per chi?

Le limitazioni al femminile sono note, lo erano e ancora oggi resistono a muri abbattuti, a schemi frantumati … ci sono per una precisa ragione ben esplicitata proprio nel capitolo del Guareschi che ho riletto: la donna è famiglia nel senso peggiore del termine, viene condannata dalla società alla risoluzione d’un nucleo su cui fondare l’intero sistema societario.

La condizione anni cinquanta è lontana e il dinamismo familiare e i necessari adeguamenti hanno introdotto una mutevolezza nei ruoli, una elasticità contigua con ruoli intercambiabili in successione … il pregiudizio resta, spietato ed equivoco.

Adesso ascolto summertime di Ella e vedo dal mio occhio privato, la finestra della mia cucina, una donna che sembra in corsa; ha tralasciato il suo aspetto, sembra aver fermato la sua corsa in attimi senza disegni … sembra aver dimenticato di respirare e il suo fiato venduto, comprato, sbattuto come fosse roba da cestinare.

Del meraviglioso mondo disposto è rimasto un marito che da il minio – come nel libro di Guareschi – per costringere la Gisella in casa e poi donne che faticano in meccanismi che comunque non saranno mai propri … una ragione da dare per definizione o per scelta e di questa scelta poi divenire un solo cruccio.

E’ talmente limitante scrivere ciò da volermi disporre al cancellare il tutto … ma, ne io spettatrice ne la donna che ho di fronte, potremmo avere una rivalsa degli attimi posti per questa società, per la catena che formiamo, per la costruzione d’una identità fallita, giocata, derisa, insultata da chi la comanda.

Anche la costituzione è al femminile e tutte, noi tutte, affogate in un sistema senza equità.





sabato 9 aprile 2011

Neo - yttologia 51

Dove mi trovo? E’ un’ossessione quella di chiedermi tutto il tempo dove mi trovo. Non ho mai avuto il senso dell’orientamento, e poi la domanda aveva un senso altrove ma qui, chi potrebbe dirmi il nome di questo luogo devastato, questo luogo che non assomiglia a nessun altro posto, il luogo del nulla forse, in fondo al deserto, la fine della città …

Gli occhi che mi tradiscono. Vedo, non vedo. Quello che vedo non esiste più.

Tratto da Jenin, un campo palestinese di Tahar Ben Jelloun



mercoledì 6 aprile 2011

Neo - yttologia 50

Della sua amarezza non ha colpa l’assenzio.

Della tua improvvisa morte non ha colpa il pane mezzo mangiato.

Nulla di più estraneo agli assassini dell’astratto.

Più penoso, questo, per loro, non della speranza, ma della certezza.

Vladjmir Holan



martedì 5 aprile 2011

Neo - yttologia 49

“Nella vita c’è di peggio che trovare tua moglie e tua figlia morti. Per esempio vedere il mondo che li uccide. Tua moglie che invecchia e si stanca di te. I tuoi figli che fanno la conoscenza di tutto ciò da cui hai cercato di proteggerli. Droghe, divorzio, conformismo, malattie. Tutti quei bei libri, la musica, la televisione. Gli svaghi. Alla gente che perde un figlio viene da dire: bravi date la colpa a voi stessi. Uccidere una persona a cui si vuol bene non è la cosa peggiore che le si può fare. Il più delle volte preferiamo aspettare che sia il mondo a farlo. E intanto leggiamo il giornale.

La musica e le risate ti divorano i pensieri. Il rumore li cancella. Qualsiasi suono è una distrazione. La colla ti fa venire il mal di testa.

Oggigiorno, nessuno è più padrone della sua mente. Non puoi concentrarti. Non puoi pensare. C’è sempre qualche rumore che s’intromette. Cantanti che strillano. Gente morta che ride. Attori che piangono. emozioni in piccole dosi.

C’è sempre qualcuno che infesta l’aria col suo stato d’animo.”

Tratto da Ninna nanna di Chuck Palahniuk





lunedì 4 aprile 2011

FRUTTA 31 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!

Ora sono pronto” diceva Ugo Pagliai alla bella Carla Gravina nello sceneggiato televisivo “Il segno del comando” … stregato da una strega, pronto a perdersi e a accettare tutti i limiti che lo spirito, non meglio identificato, gli proponeva… magari il nostro premier avrà toccato lo stesso amuleto, s’è ritenuto pronto a perdersi in rotta con la vita passata e dissoluta, in assenza di gravita o sottovuoto spinto … a forza naturalmente.

A sentir lui, sembra dalla magistratura cattiva, affascinato dalle perfette rotondità della Ruby straconosciuta … ed intanto il sei è alle porte, lui si rimangia ancora una volta ciò che ha affermato nelle sue campagne a diffusione telematica, oltre che con altri mezzi che possiede e conosce, e la favola deve cominciare ancora una volta dalla fine … “ e lui non venne …”.

Raccontare una storia nota non è interessante, tutti conoscono già i particolari e i miei ricami sono robetta da parrucchiere, cose minute d’un pomeriggio al parco … eppure dirle non credo sia tempo perso, sottolineare la linea del nulla, il confine che questi disegnano per cancellarlo subito dopo, la linea d’ombra che non è quella di Conrad è importante … ci mostra come, pian piano, hanno spinto i nostri limiti, varcato le nostre menti, abusato della buona fede, vestiti, spogliati e rivestiti degli abiti lucidi d’un imperatore nudo ma che si mostra vestito di taglio buono.

Pagliai diceva “Ora sono pronto” pure ad andare all’inferno … Lui, sovente, manda gli altri all'inferno e poi si riveste di chiarore … non mi sono ancora rassegnata ad essere una nuova volta gabbana, non riesco anche se questo mi costa molta solitudine … ben venga ... e chi ha bisogno di sentirsi dire d’aver sempre ragione per circostanza? … meglio una pausa di sana e lunga riflessione … in un silenzio che sa di cotta di maglia, stringe un po’ ma, alla fine, calza come un guanto.



sabato 2 aprile 2011

FRUTTA 30 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!


Pochi piaceri coinvolgono gli animi: tolti quelli carnali e immediati, ottenuti da una rapida soddisfazione della psiche, restano quelli immateriali e autenticamente trasposti alle necessità tipiche di chi le ricerca.

In questo sabato di pausa mi sono concessa di più, niente coccole da estetica o parrucchiere ma vi ho rinunciato volentieri, solo una sana riscoperta delle mie necessarie e intime priorità.

Le letture, leggere, capire, sognare: se da questo si muove il mio interesse e per tanto sono giunta ad alcune mete telematiche per me insperate, era davvero il caso di rispolverare delle nuove competenze, aprire nuovi argini, conoscere altri autori letterari che saranno il mio pane del domani.

Non vivo di lettura, diciamo che sopravvivo … una specie di Emma Bovary degli anni 2011 … e così, armata d’infinita volontà, ultimati gli ultimi accenni al lavoro che mi sta regalando una nuova dimensione, mi sono approcciata al libraio con i fondi procacciati nelle lontane feste natalizie e ... ho fatto man bassa.

Mi sento felice e parlo adesso molte più lingue di quelle che non conoscevo prima d’avviarmi nel mio proficuo pomeriggio.

Jelloun, Zivkovic, Palahniuk, Borges, De Filippo, Petit, Cechov, Brancati, Bellow… come al tempo delle mie recensioni impossibili e chissà che non ricominci ma con una veste nuova, una nuova maturità, qualche idea nuova in più.

Per il momento ho messo un nuovo punto e come di consuetudine vado a capo … devo riprendere un po’ di ritmi su me stessa ma è meglio cominciare dall’alto, dalla percezione del mondo emotivo e letterario e il resto pian piano rientrerà nei propri canoni e io spero di rientrare nei jeans ... ma quello penso dipenda da me.

Palahniuk sarà il primo … sembra il più spietato e vedremo cosa saprà fare … la torta caprese è già nel forno – questo non giova ai jeans – ma un po’ di dolcezza, mista a parole con un loro peso,  può certamente far da ago al mio sabato sera.

Ora di riprendere il passo.



Neo - yttologia 48

“Solo gli occhi erano aperti

Su questo viso lacerato dalla giumenta delle pianure

Il corpo aveva preso fuoco

Nel momento in cui un bambino si aggrappò al tralcio di vite

Per non lasciare la terra

Solo gli occhi erano aperti

Nel crepuscolo delle sabbie

E la mano carbonizzata restava sospesa

Tesa verso l’ingresso del cielo come per salutare un amico

Nel momento in cui il cavaliere allontanava con un gesto il temporale

Lasciando le pagine del manoscritto per l’assenza e la morte

Nel deserto di questo popolo votato alla frammentazione

Il cavaliere se ne andò nelle dune a nascondere il suo corpo e le lacrime.

L’uccello di passaggio disse: “Gli uomini non sanno più morire di beatitudine”.

Le parole caddero dall’alto dei minareti in brandelli di carne.

La parola mescolata alla pietra soffiava sulle mosche venute a morire nella brace di questo viso.

Tahar Ben Jelloun