giovedì 29 marzo 2012

Contorno 64

Di presenze strane siamo fatti … la vita è un insieme d’elementi ingiustificabili ma che rendono credibile l’esistere … il tetto dell’edificio è quasi casa mia … vivo con i cicli dei colombi, con i loro ritmi, il loro andare, il loro tornare … l’accoppiarsi e di piccoli colombi appena nati ne ho visti tanti.

Cicli quotidiani che scandiscono i miei anni … ognuno trascorre il proprio tempo legandosi a dei valori più o meno importanti, per me i colombi, la loro vita, anche i loro disastri segnano le stagioni e il quotidiano … dalla finestra del mio bagno uno in particolare mi aspetta … io lo riconosco e il suo sguardo fisso, al contrario degli uomini, non è indice di stupidità … sono anime semplici, incapaci di far del male … sporcano ma questo mi pesa relativamente … la gioia che negli anni m’hanno dato è nettamente superiore.

Da po’ li osservavo poco … presa dalla fretta, dal collocare e ricollocare ogni singolo spazio del vivere, mi sono permessa di non osservarli … tutte le piogge di questo inverno "piovoso" le abbiamo fatte insieme: loro fermi, bagnati, impassibili a raccogliere acqua e freddo ed io lì a guardarli … semplicemente guardarli.

Oggi è venuto a salutarmi … il piccolo colombo smagrito che mi aspetta al mattino ha fatto un volo e si è appoggiato alla finestra mi ha guardata per un po’ e poi è andato via … non l’aveva mai fatto … in tanto tempo mai … il colombo che gli stava accanto ha spiccato un volo accanto … l’ha sorvegliato a distanza … l’ha vegliato ecco … lo veglia ancora adesso che è morto sul balcone del signore di fronte … è venuto a salutarmi ed è stupido piangere per un qualcosa di stupido ma talvolta anche questi segni hanno un loro valore. La morte non è stupida.

Il compagno lo veglia ancora … più umano degli umani … migliore sotto tutti i profili possibili … piango perché per me è morta la poesia … che vuol dire quando un colombo che conosci da un po’ fa un salto e  viene a salutarti … che vuol dire spiccare l’ultimo volo per te … le sue ultime forze.

Ho sempre creduto in quello che appare stupido ai molti … ho spesso visto un’anima dove l’anima non veniva riconosciuta e, osservare con occhi diversi mi ha regalato un mondo meraviglioso … una dimensione che non appartiene agli altri che valutano solo il superficiale … piango per un colombo perché è meglio d’un umano … mi ha dato di più, una relazione più forte … piango perché sono una stupida credulona, una che alla poesia crede … quel colombo era la poesia del mio mattino, dei pomeriggi fra piatti, compiti e studio … mi dava la ciclicità … mi ricorda la poesia di Charles Bukowski

una poesia è una città piena di strade e tombini

piena di santi, eroi, mendicanti, pazzi,

piena di banalità e di roba da bere,

piena di pioggia e di tuono e di periodi

di siccità, una poesia è una città in guerra,

una poesia è una città che chiede a una pendola perché,

una poesia è una città che brucia,

una poesia è una città sotto le cannonate

le sue sale da barbiere piene di cinici ubriaconi,

una poesia è una città dove Dio cavalca nudo

per le strade come Lady Godiva,

dove i cani latrano di notte, e fanno scappare

la bandiera;una poesia è una città di poeti,

per lo più similissimi tra loro

e invidiosi e pieni di rancore...

una poesia è questa città adesso,

50 miglia dal nulla,

le 9, 09 del mattino,

il gusto del liquore e delle sigarette,

né poliziotti né innamorati che passeggiano per le strade,

questa poesia, questa città, che serra le sue porte,

barricata, quasi vuota,

luttuosa senza lacrime, invecchiata senza pietà,

i monti di roccia dura,

l'oceano come una fiamma di lavanda,

una luna priva di grandezza,

una musichetta di finestre rotte...

una poesia è una città, una poesia è una nazione,

una poesia è il mondo...

e ora metto questo sotto vetro

perché lo veda il pazzo direttore,

e la notte è altrove

e signore grigiastre stanno in fila,

un cane segue l'altro fino all'estuario,

le trombe annunciano la forca

mentre piccoli uomini vaneggiano di cose

che non possono fare

… è che quel colombo indica la fragilità del mio sentire e vederlo morire da un po’ di sepoltura alla capacità di credere ... o forse dona una dispensa per andare avanti … per il momento il compagno del colombo è ancora li a vegliarlo e lui, con il suo collo riverso, sentirà il mio dolore?



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La cronaca di oggi: Could him bring or dignity life ... or the worse life? … I think who he had asked himself

I think who he had choose only for fire ...














































































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