Il Dormiglione di Woody Allen http://www.youtube.com/watch?v=_GGH3oNdMPY… la sua riconversione cerebrale è fantastica … il risveglio fatale d’un riprogrammato: pensare a quante elaborazioni frammentarie si fanno in nome dell’istruire, dell’educare … una resistenza si sviluppa si, ma all’apprendere non al comprendere.
Mi guardo attorno e vedo una sorta di mondo riprogrammato nonostante i disastri economici e motivazionali che c’hanno investito … è tutto così vecchio e privo di forma che la sostanza o il sostrato di cui essa è impegnata non emerge in nessun modo.
Un vetturino non da un plusvalore nel condurre perché pensa sempre di dover fregare quelli che lo pagano e poi, sistematicamente, lui viene fregato a sua volta … la commessa, il rappresentante di un qualcosa … serve un ideologo del mondo che non sia filosofo ma abbastanza accorto e appuntito da incidere gli strati di smalto che ci confezionano … serve tornare a pensare e pensare di poter pensare in città, in un pieno pomeriggio di sabato, diventa un modo per sapere che di solitudine si vive, di solitudine si muore, di solitudine si galleggia.
Restare nel proprio spazio è un momento ... il momento in cui si sviluppa l’essere, la potenzialità del resistere, la capacità di sentire ancora qualcosa ma, lo stato protratto negli anni, ci fa essere ladri dei nostri stessi momenti, c’impedisce di capire come siamo finiti, se ci siamo finiti, nel buco che chiamiamo esistenza.
La mia pausa è salutare e ora che chi mi ha cresciuta vive in una realtà propria, discutere del necessario è diventato superfluo … è stato sufficiente vedergli mangiare il suo dolce preferito per capire d’averlo visto bambino … figlia del tuo figlio … come San Bernardo e tutto li ha un senso e non importa tradurre l’incapacità di parlare e parlarsi … conta capire che il programma vita non esiste e dovremmo far a meno del guardarci con odio o diffidenza … d’essere bolle d’aria che galleggiano nel silenzio. Il mio silenzio esterno è funzionale alla crescita e mai come adesso, nel totale sentirmi una noce e un guscio, mi sono sentita meglio … vengo osservata per strada, a lavoro, magari giudicata e non capita ma io capisco loro … gli do tregua, gli consegno il mio passaggio come una parola … sono e so d’essere un niente e saperlo stranamente mi fa stare meglio.
La commessa così carina non è riuscita a capire che la scarpa che lei doveva vendere non era della mia misura ma, anche in quel caso, la mia interattività evidentemente è stata scarsa … ne prendo atto per la prossima discesa fra i mortali … qui nell’Ade c’è sempre un bel da fare ma, tutto sommato, si sta meglio che altrove e meglio di prima. Meglio comunque!
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