Edgar Lee Master sussurra di ali forti prima d’aver conosciuto le montagne e poi di montagne senza la forza di ali giuste a scoprirle: il mondo del precariato, il nostro mondo, abita nei dettagli descritti da Lee Master.
Quante forti speranze vengono infrante dall’impossibilità di trovare lavoro?
Quanto lavoro è poi concesso, dopo moltissimi anni, a persone senza più voglia di scommettersi e senza altre opportunità da ricercare, scovare, evidenziare?
Talvolta mettersi alla prova diventa difficile e talvolta imbarazzante ed ancora, ad una certa età, il precario storico diventa d’improvviso giovane lavoratore ma con il peso degli anni che l’accompagna e le controversie che la vita più o meno gli ha dato.
Un Paese, il mio e lo stesso del 17 Marzo 2011, che non vuole crescere, che ha demolito il sistema culturale, che vende e negozia alla malavita gli ultimi brandelli sporchi di questo sistema fallimentare.
Oggi un po’ tutti noi siamo diventati tuttologici per essere di fatto nientologici: dall’archivistica, all’organizzazione di turni, dal docere per poi essere anche discenti e, anche oggi pomeriggio, riflettevo come ci siamo specializzati a far qualsiasi cosa quale ad esempio la manicure e affinità per evitare di pagare una professionista che avrebbe potuto avere così la propria sussistenza … dare e cedere e improvvisarsi nel lavoro, la specialità dei nostri tempi.
Lee Master parla di gioventù e vecchiaia e non di precari e di forza lavoro ma … si sa che sono faziosa e di sinistra … come non poter dire la mia sulla celebre poesia?
La mia forza di presunzione è straordinaria … il far tutto mi conduce anche a discutere su di un angolo poetico da cui non è possibile allontanarsi consapevolmente se con analisi strampalate come la mie.
Perdonatemi e non leggetemi.
La coperta è corta e … via con luoghi comuni: in Siria un altro territorio reclama sangue in luogo di libertà.
Tempi che ricorderemo come luoghi di persone senza casa ne opportunità di crescere ne dalla terra d’origine ne in quella dei giovani senza dimensione.
L’illusione d’un domani sempre più lontano.
Farrel parla uno scarso francese e ci siamo fermati a far due chiacchiere; sbarcato sullo scoglio epocale di questi giorni, sogna la Francia e vende collane e bracciali per poco.
Prova a racimolare quanto gli serve per quando lo verranno a prendere: lo porteranno forse in una città del nord Italia e dopo lì ad aspettare il suo destino
Nel suo disegno di futuro vedo gli stessi occhi della generazione italiana: in coda ma senza barcone.
Dimensione di dimensioni.
Come giudicarlo se condividiamo gli stessi sogni anche se diversi di pelle e di linguaggio?
Ascoltare in una terra del mancato ascolto, dove per accoglienza s’intende un cartone su di un molo a pancia vuota e senza igiene.
Paura e sgomento mi assalgono e tanti delle nostre generazioni racconteranno, con poche parole, la fuga d’ali giovani su montagne non scalate e poi su torri che non toccheranno.
Il bracciale l’ho preso: Farrel è un contributo per i tuoi sogni … di più non posso.
In bocca al lupo.
La poesia a cui mi riferivo era la seguente:
Quando ero giovane,
avevo ali forti e instancabili,
ma non conoscevo le montagne.
Quando fui vecchio,
conobbi le montagne,
ma le ali stanche non tennero più dietro alla visione.
Il genio è saggezza e gioventù.
-- Edgar Lee Masters
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