Ormai fa freddo senza regola; piove, grandina, si gela come in Siberia anche qui nel Sud d'Italia. L'inquinamento e la variazioni mondiali sono noti e non si riflette più sulle difficoltà di vita che si possono incontrare quale l'ipotermia. Ecco, non so se quell'autobus bloccato oggi pomeriggio potesse imbarcare tanto freddo da provocare una ipotermia e, senza dubbio, non è così o non sarei adesso qui a scrivere ma mi ha fatto addormentare e sognare di un bellissimo momento. Non sono mai abbastanza le coperte e nelle notti invernali, lì a casa di zia Maria, si gelava parecchio: casa singola antica e non riscaldata, solo una stufetta elettrica accesa fin quando eravamo sveglie e poi a dormire su materassoni molto morbidi - forse di crine - e tante coperte da schiacciarti il corpo e farti sentire bene come un bimbo in un grembo che si può lasciare al bisogno per poi rincontrarlo al bisogno. Ho amato quelle notti, forse le migliori della mia vita, quelle del sonno buono e dei sogni nel cassetto che poi si trasferivano su per la testa e ti rendevano possibile il tutto. In quelle notti c'era il trapuntino che la zia metteva vicino i miei piedi talmente piccolo ma talmente caldo da infuocarmi in pochi secondi e poi mi addormentavo con le sue parole nella mia testa e i suoi racconti, i suoi fili attaccati alla sottana per le cose cucite sempre e in fretta per tutte le clienti del modo; per una donna che viveva del suo lavoro, senza marito e con i suoi risparmi per andare avanti.
Non so se amavo di più il momento della Signora Di Prima con le leccornie prese a credito o il trapuntino della buona notte. Ecco in quell'autobus di oggi pomeriggio forse avrò rischiato l'ipotermia ma sarei morta felice, trattenendo dentro un ricordo felice come Peter Pan. Buona notte zia Maria, veglia ancora su di me.
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