sabato 1 settembre 2012

Contorno 130


Il vivere semplice sembra una religione ma è l’impresa più dura, che dura una intera esistenza.
Giusto, sbagliato, regole e artifici dovrebbero poter essere scontati e uguali per tutti ma, così non è; comincia il gioco delle iene, il guardarsi le spalle, il dire troppo o il dire poco, “dire”, comunque, conta tanto e sulle parole si costruiscono gli artifici.
La scuola è ricominciata e sento la puzza di carogne attorno al pasto.
Famiglia: non siamo felici al momento; sfatti e distrutti dall’adolescenza che consuma i ragazzi ma, ancor di più, le speranze, le possibilità, le regole d’un mondo che aveva le sue regole. La mia adolescenza indolore è stata una manna per mia madre, quella che subisco dalla “famiglia in crescita” ci disarma, ci annulla, ci fa andare a letto  - ad ora di pranzo -  senza mangiare l’uno o mangiando solo frutta l’altro.
Ecco: i figli in punizione siamo divenuti noi adulti e gli adolescenti sono quelli certi del corso delle cose … andrebbero a cento all’ora contro un palo con la convinzione che il palo non esiste.
Potrebbe essere anche giusto questo atteggiamento: la sfida, il rischio, il coraggio di costruire e di sbagliare e saper di nuovo ricostruire ma, perché così tanto mi distrugge? Perché  tanto ci distrugge?
Vedere un figlio che sbaglia, sbattersi per non farlo sbagliare, perdere miseramente e, nonostante tutto, difenderlo agli occhi dei maligni. E’ questo che si richiede ai genitori, oggi?
Sembra che non ci siano più i genitori con i capelli bianchi ma, solo quelli con lo stomaco a pezzi, esattamente come il mio che non è capace di digerire nemmeno una carota e non mi fa star lontano da una toilette per più di quindici minuti.
E’ questo che ci aspettavamo? E’ vero che le riviste di psicologia ci avvertono di non aspettarci nulla ma, mi chiedevo, saranno stati mai genitori anche loro?
Andare in una cerimonia importante con jeans, scarpe da tennis e camicia quadrettata è un qualcosa di normale? Io, dai miei tacchi che mi danno le gambe tremule, la guarderò e penserò che, nonostante tutto, lei ha scelto la vita ed io solo la farsa.
In macchina ho chiuso gli occhi, ho immaginato la maschera in pizzo che mi sono comprata per halloween scorso e l’ho pensato, intensamente … oltre quella maschera c’era una donna con il mio vissuto ma, nel gioco, talvolta avrei voluto invertire i ruoli fra il reale e l’immaginario: Saremmo stati più felici? Certamente no, ma mi piace credere che poteva essere il mio principe azzurro che non si scuote dietro le adolescenze dei figli ma, che rimane un adolescente solo per te.
Ma, anche in quel caso, sarei stata madre: è davvero troppo.
Alla prossima!

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