Un quotidiano qualsiasi è fatto
di azioni e,per quotidiano, non s’intende indicare un giornale ad uscita
quotidiana ma solo il vivere quotidiano, una sequenza numerata di azioni,
finalizzate e non, che compongono i giorni della nostra vita. Che formano, di
fatto, la vita.
Ecco, pensavo al quotidiano, uno
dei tanti e di tante persone diverse, alla sequenza di piccole e grandi azioni
che compongono il vivere naturale d’una persona nel mio tempo, nel mio secolo,
nello scorrere parallelo al mio.
Quante scelte regolari vengono fatte ed
eseguite con naturalità? Spesso, tutte quelle azioni, sembrano scontate,
semplici, naturali, doverose e soprattutto scontate: non lo sono.
Quest’estate ho conosciuto la mia
fragilità; psicologica e fisica e non so bene quanto più una rispetto all’altra.
Limitata e impaurita dalla mia stessa fragilità, dalla tachicardia improvvisa, dall'ansia,
dalla fobia spesso incontrollabile, e di tutto ciò che ti fa sentire pronta a
morire in ogni istante.C’è anche l’imbarazzo nel sentirsi in tal modo perché, siamo
tutti talmente destrutturati dal vedere le fragilità altrui da percepirle o come una
esagerazione o come qualcosa che non ci riguarda.
Stare bene è un dovere che
non si discute, e non si scenda mai a patti con una realtà diversa da quella non condivisa socialmente.
Chi l’ha provato non la pensa più
così: mi guardo attorno e vedo tutti con occhi diversi e mi chiedo come possono
fare le cose normali che fanno se, in ogni momento, puoi star male, svenire, andare
in crisi. E’ davvero orribile e, quando durante il giorno metto insieme una
azione accanto all’altra e riesco a fare molte cose, più di quelle che credevo
di fare prima d’iniziare la giornata, mi sembra davvero un miracolo.
L’ansia e
gli attacchi sono sempre dietro l’angolo e le mie sicurezze spesso vacillano ma
poi mi dico di tentare e quando riesco a fare anche un iter intero – un nulla
rispetto a quello che facevo prima – mi sento speciale.
Sono riuscita a non far
vacillare anche questo giorno e, quest'ultimo mi ha sostenuta: come sono
cambiati i miei ritmi e le mie convinzioni, era una implosione che dovevo avere
e dalle macerie trovarne ricordi. Quest’estate, mi sono affidata ai miei familiari, anche per camminare, ed era una squadra di efficiente pronto soccorso con tanto di te
zuccherato e argomenti compensativi per far sviare la crisi, quando mi sono
trovata a badare a me stessa ho avuto del terrore e una netta percezione di non riuscire, poi ho
iniziato un passo dopo l’altro e il mio pronto soccorso lo porto in borsa,
talvolta ho momenti terribili, altre volte vedo e spero di poter riuscire, poi
riesco e mi sento di nuovo efficiente. Non mi ero mai sentita limitata nel mio
corpo e tutti gli ostacoli materiali li ho superati con mille difficoltà e
molta buona volontà, adesso il mio corpo mi prepara a una fase nuova, adesso
che mi curo di più, adesso che mi guardo e so guardarmi: forse sono arrivata
tardi alla fanciullezza o prima della menopausa, so soltanto che le mie
dinamiche sono cambiate e mi chiedo solo se riuscirò ogni giorno a conviverci. Adesso ho fatto un altro passo.
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