lunedì 23 maggio 2011

Contorno 6

Non è di certo facile ricordare cose e situazioni lontane … no, non lo è di certo ma, il periodo delle stragi di mafia, seppur nella mia incoscienza d'allora, lo ricordo bene … una via di passaggio fra l’essere e il sentirsi grande, un costume nuovo e un’ estate da pilotare … pronta a sbattere in faccia la mia decisione di crescere, un diario nuovo di zecca, un ragazzo più grande di me che mi faceva un filo speciale e di contorno Livatino, Dalla Chiesa, Cassarà, e molti altri già dai tempi della mia prima elementare … un senso di morte che ti tiene ferma la gola e ti fa capire che sei un punto di matita, una tazza sbrecciata, un tenero e soffice cuscino dove poter poggiare un’arma e sparare con un silenziatore improvvisato.

Era così vivere dalle mie parti, convivere con la paura senza far di questo una bandiera di niente … normalità a poche spese e un sottile e leggero impulso alla ribellione che non puoi controllare, che non puoi soffiar fuori perché i grandi ti dicono di star attenta e l’omertà secolare te la scendono nel sangue come infuso secolare … ma a quell’età la mafia è una cosa che senti e che respiri ma che non tocchi … dove l’acchiappi la mafia? Sotto una macchina al tritolo forse come quel 23 maggio con Falcone a pezzi e la sua Francesca che spirava accanto ai pezzi d’un magistrato.

Lì per la prima volta la mafia ha avuto un volto … mi ha spaventata, scaraventata nel club delle conoscenza e fatto arrendere verso una direzione obbligata … quella tatuata nel cuore dei siciliani.

E, se non bastava, la dose è stata rincarata meno di due mesi dopo con l’esplosione di Borsellino e scorta

Funerali, indignazione, dolore … dire mai più per dire per sempre … tornavo dal mare in tutte e due i giorni … tornavo dal mare come si fa in quelle gite con la famiglia … quelle con i panini con le melanzane in riva al mare, quelli che non si digeriscono nemmeno dopo due mesi di nuotate, e con il No deciso ai divieti di mio padre “…tu non lo leggi più Dolly … spiegano le cose pornografiche..” ed io non gli ho parlato più sino al ritorno a casa.

In tutte e due le stragi simbolo eravamo andati nella spiaggia di Mondello … non ci siamo tornati più, non ci sono tornata più … e a mio padre l’ho abbracciato forte solo di fronte alla televisione che mostrava la distruzione … avevo paura e non l’ho nascosto, sapevo che erano morte delle persone idealiste e dei loro ideali farne cornice per parlarne nei salotti … Loro erano rimasti nelle mie giornate di crescita e tutte le volte che ci penso mi ritorna un odore in mente: la salsedine mista all’odore delle lacrime … questo è stato quel 23 Maggio … un po’ di Falcone e di Borsellino, un diario normale d’un giorno di storia!!



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