“Solo gli occhi erano aperti
Su questo viso lacerato dalla giumenta delle pianure
Il corpo aveva preso fuoco
Nel momento in cui un bambino si aggrappò al tralcio di vite
Per non lasciare la terra
Solo gli occhi erano aperti
Nel crepuscolo delle sabbie
E la mano carbonizzata restava sospesa
Tesa verso l’ingresso del cielo come per salutare un amico
Nel momento in cui il cavaliere allontanava con un gesto il temporale
Lasciando le pagine del manoscritto per l’assenza e la morte
Nel deserto di questo popolo votato alla frammentazione
Il cavaliere se ne andò nelle dune a nascondere il suo corpo e le lacrime.
L’uccello di passaggio disse: “Gli uomini non sanno più morire di beatitudine”.
Le parole caddero dall’alto dei minareti in brandelli di carne.
La parola mescolata alla pietra soffiava sulle mosche venute a morire nella brace di questo viso.
Tahar Ben Jelloun
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