domenica 24 aprile 2011

Contorno 4

Giorno di festa!

… passaggi veloci … sorrisi, la crescita che alberga nei visi, nei sorrisi … tutto suona come un vecchio blues di BB King … c’è chi sa di te ma solo una parte, magari quella che predilige, non dice e non si rivela … chi ti prende per un braccio e ti fa le proprie confidenze … non sa mai se vorrai ascoltarle perché non vuole sapere se sei attenta ma vuole solo liberarsi … si chiamano feste e grossomodo indicano il tuo rapporto con l’esternazione del tuo ceppo sociale d’appartenenza.


Come per gli acari e i batteri che combattiamo … si confonde il tutto nel cibo e nell’alcool … si mangia per non mediare … con il tuo corpo farai il conto più tardi … non ti ritrovi per pochi istanti per scoprire che sei sempre stata li anche se di fatto non vi hai mai appartenuto.

Si assiste al lentissimo declino del giorno di festa fra pillole … rimedi … paure … tradimenti … aborti …

Guardo in modo instabile il mondo delle attitudini familiari … li guardo senza rimedio, come loro guardano me … vicini dei bambini giocano e il suono strano delle parole dei consanguinei suonano estranee … in quale mondo sono adesso … quale Alice sono? … una che non trova spazio … mi stringe il polso la cugina, reclama attenzione ma sono stanca … la mia mente cara è andata … non ti seguo più … sono diventata come la pillola della zia, digerita e triturata … avrò rimedio per qualche male?

… mi faccio triturare dalla cellulite della parente e dai rimedi della nonna … lo vuoi un po’ di dolce? … come dire di no … affogo la mia lingua nella morbida tentazione … così non parlo … muta per impedimento.

E poi “Dimmi” … un termine inflazionato, mortalmente sconfitto … una contromisura alla decenza … il mio pudore strappato, le mie paure gelate … siamo famiglia … “dimmi” … siamo famiglia e il tuo utero è di dominio pubblico … come l’hanno fatto … quando l’hanno fatto … tutto è consentito: vuoi frugarmi dentro?

… la seconda fetta di dolce … annego nella mortificazione … abbasso gli occhi e non basta per avere un po’ di pudore … sento il dolce che si fonde all’amaro … sento che soffoco … voglio andare fra le nuvole, tornare alle mia fantasie, liberarmi dei miei limiti.

… mi toccano, adesso mi toccano … voglio urlare di sommesso rancore … sorrido a stento … tiro il mio viso come un plastico di poche lire … sua madre mi tocca … io non sono roba sua … non appartengo al suo mondo … aria … aria … non respiro!

La sua cugina del mare mi parla di contraccettivi … la zia degli ormoni per la menopausa … la cugina è incinta ma non lo vuole … guardo fuori e urlo al mare, in modo silenzioso … la trifasica va bene? … non lo so, non voglio saperlo … vorrei ancora del dolce … mi uccido lentamente nel fluido zuccheroso … il mio stomaco non regge ancora … eccola mi tocca ancora e sorrido bonaria e paziente … non sopporto il contatto, comincio a sudare, piango dentro … fuori un sorriso gelido.

Il conato conclude il tutto … sono adesso al sicuro.

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