Cantare, forse; scagliare il tuo viso
Contro le pietre scure,
illuminare il labirinto inospite,
delle vecchie parole,
distanti e solenni.
O pronunciare il nome delle cose;
accendere la legna
del mondo che è cresciuto intorno:
amore, desiderio, brace, bruciante lingua,
segni di avidità e tremore
coltivato nel più profondo dello scherno.
Poco importa quello che fu. Disponiti
a quanto adesso ti reclama. Bimbo
cieco nel mezzo di un chiarore attivo.
Canta o taci. Che la voce o il silenzio
Son forme del morire ad ogni istante.”
Josè Ramòn Medina
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