martedì 5 aprile 2011

Neo - yttologia 49

“Nella vita c’è di peggio che trovare tua moglie e tua figlia morti. Per esempio vedere il mondo che li uccide. Tua moglie che invecchia e si stanca di te. I tuoi figli che fanno la conoscenza di tutto ciò da cui hai cercato di proteggerli. Droghe, divorzio, conformismo, malattie. Tutti quei bei libri, la musica, la televisione. Gli svaghi. Alla gente che perde un figlio viene da dire: bravi date la colpa a voi stessi. Uccidere una persona a cui si vuol bene non è la cosa peggiore che le si può fare. Il più delle volte preferiamo aspettare che sia il mondo a farlo. E intanto leggiamo il giornale.

La musica e le risate ti divorano i pensieri. Il rumore li cancella. Qualsiasi suono è una distrazione. La colla ti fa venire il mal di testa.

Oggigiorno, nessuno è più padrone della sua mente. Non puoi concentrarti. Non puoi pensare. C’è sempre qualche rumore che s’intromette. Cantanti che strillano. Gente morta che ride. Attori che piangono. emozioni in piccole dosi.

C’è sempre qualcuno che infesta l’aria col suo stato d’animo.”

Tratto da Ninna nanna di Chuck Palahniuk





lunedì 4 aprile 2011

FRUTTA 31 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!

Ora sono pronto” diceva Ugo Pagliai alla bella Carla Gravina nello sceneggiato televisivo “Il segno del comando” … stregato da una strega, pronto a perdersi e a accettare tutti i limiti che lo spirito, non meglio identificato, gli proponeva… magari il nostro premier avrà toccato lo stesso amuleto, s’è ritenuto pronto a perdersi in rotta con la vita passata e dissoluta, in assenza di gravita o sottovuoto spinto … a forza naturalmente.

A sentir lui, sembra dalla magistratura cattiva, affascinato dalle perfette rotondità della Ruby straconosciuta … ed intanto il sei è alle porte, lui si rimangia ancora una volta ciò che ha affermato nelle sue campagne a diffusione telematica, oltre che con altri mezzi che possiede e conosce, e la favola deve cominciare ancora una volta dalla fine … “ e lui non venne …”.

Raccontare una storia nota non è interessante, tutti conoscono già i particolari e i miei ricami sono robetta da parrucchiere, cose minute d’un pomeriggio al parco … eppure dirle non credo sia tempo perso, sottolineare la linea del nulla, il confine che questi disegnano per cancellarlo subito dopo, la linea d’ombra che non è quella di Conrad è importante … ci mostra come, pian piano, hanno spinto i nostri limiti, varcato le nostre menti, abusato della buona fede, vestiti, spogliati e rivestiti degli abiti lucidi d’un imperatore nudo ma che si mostra vestito di taglio buono.

Pagliai diceva “Ora sono pronto” pure ad andare all’inferno … Lui, sovente, manda gli altri all'inferno e poi si riveste di chiarore … non mi sono ancora rassegnata ad essere una nuova volta gabbana, non riesco anche se questo mi costa molta solitudine … ben venga ... e chi ha bisogno di sentirsi dire d’aver sempre ragione per circostanza? … meglio una pausa di sana e lunga riflessione … in un silenzio che sa di cotta di maglia, stringe un po’ ma, alla fine, calza come un guanto.



sabato 2 aprile 2011

FRUTTA 30 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!


Pochi piaceri coinvolgono gli animi: tolti quelli carnali e immediati, ottenuti da una rapida soddisfazione della psiche, restano quelli immateriali e autenticamente trasposti alle necessità tipiche di chi le ricerca.

In questo sabato di pausa mi sono concessa di più, niente coccole da estetica o parrucchiere ma vi ho rinunciato volentieri, solo una sana riscoperta delle mie necessarie e intime priorità.

Le letture, leggere, capire, sognare: se da questo si muove il mio interesse e per tanto sono giunta ad alcune mete telematiche per me insperate, era davvero il caso di rispolverare delle nuove competenze, aprire nuovi argini, conoscere altri autori letterari che saranno il mio pane del domani.

Non vivo di lettura, diciamo che sopravvivo … una specie di Emma Bovary degli anni 2011 … e così, armata d’infinita volontà, ultimati gli ultimi accenni al lavoro che mi sta regalando una nuova dimensione, mi sono approcciata al libraio con i fondi procacciati nelle lontane feste natalizie e ... ho fatto man bassa.

Mi sento felice e parlo adesso molte più lingue di quelle che non conoscevo prima d’avviarmi nel mio proficuo pomeriggio.

Jelloun, Zivkovic, Palahniuk, Borges, De Filippo, Petit, Cechov, Brancati, Bellow… come al tempo delle mie recensioni impossibili e chissà che non ricominci ma con una veste nuova, una nuova maturità, qualche idea nuova in più.

Per il momento ho messo un nuovo punto e come di consuetudine vado a capo … devo riprendere un po’ di ritmi su me stessa ma è meglio cominciare dall’alto, dalla percezione del mondo emotivo e letterario e il resto pian piano rientrerà nei propri canoni e io spero di rientrare nei jeans ... ma quello penso dipenda da me.

Palahniuk sarà il primo … sembra il più spietato e vedremo cosa saprà fare … la torta caprese è già nel forno – questo non giova ai jeans – ma un po’ di dolcezza, mista a parole con un loro peso,  può certamente far da ago al mio sabato sera.

Ora di riprendere il passo.



Neo - yttologia 48

“Solo gli occhi erano aperti

Su questo viso lacerato dalla giumenta delle pianure

Il corpo aveva preso fuoco

Nel momento in cui un bambino si aggrappò al tralcio di vite

Per non lasciare la terra

Solo gli occhi erano aperti

Nel crepuscolo delle sabbie

E la mano carbonizzata restava sospesa

Tesa verso l’ingresso del cielo come per salutare un amico

Nel momento in cui il cavaliere allontanava con un gesto il temporale

Lasciando le pagine del manoscritto per l’assenza e la morte

Nel deserto di questo popolo votato alla frammentazione

Il cavaliere se ne andò nelle dune a nascondere il suo corpo e le lacrime.

L’uccello di passaggio disse: “Gli uomini non sanno più morire di beatitudine”.

Le parole caddero dall’alto dei minareti in brandelli di carne.

La parola mescolata alla pietra soffiava sulle mosche venute a morire nella brace di questo viso.

Tahar Ben Jelloun




































mercoledì 30 marzo 2011

FRUTTA 29 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!

L’amplesso della demagogia affascina il popolo di Lampedusa: urla sperticate e battito di mani sino allo schioccare delle nocche.

Un bello spettacolo, un plauso da divo … assomiglia alle acclamazioni dittatoriali di qualche dittatore fa e di qualche altro che ancora lotta per esserlo.

Spettatori d’uno spettacolo solo suo, per un divertimento privato; una misura di sé che ha perso la vera misura.

Noi tutti dobbiamo credere a forza - calato con l’imbuto - alla genuinità delle acclamazioni su di un isola assediata da un numero d’immigrati maggiore dei residenti (basterebbe una loro rivolta e tutto sarebbe finito!) e con norme igieniche da colonia africana priva di aiuti esteri.

Dobbiamo crederci perché Lui vuole così, si diverte così, ci fa divertire così e ridiamo, ridiamo forte che così nascondiamo la vergogna.

Io prendo in prestito sempre la performance di Saro Urzì in Sedotta e Abbandonata … un po’ come l’Italia dei nostri giorni, violentata e derisa, ed in particolare mi soffermo sulla parte del riso amaro di cui il padre impregna l’aria della Sicilia della sedotta che dice di no al seduttore, si rifiuta di sposarlo e di salvarlo dalla galera … appunto sedotta, abbandonata, violentata per tutti i giorni della sua disgraziata vita.

Saro Urzì ordina di ridere a tutta la famiglia, offre il gelato e le tracce di dolore sul viso vengono cancellate alla curiosità del popolo … si chiama orgoglio e spesso si sottrae dallo sguardo altro le proprie emozioni … si esige il silenzio … una lontananza segreta, come un amante lontano.

Ma il Capo, il Premier, non tutela la sua famiglia come Urzì nel già citato film, tutela se stesso ancora una volta; fa la civetta che spara cavolate a reti unificate mentre in Parlamento cambiano le priorità del giorno e come al solito le sue, quelle di giustizia e del processo breve, saltano su come i toast del mattino su apparecchio programmato.

Ridiamo isolani e non … ridiamo d’un riso amaro che il re si diverte e tutto va bene … magari se facciamo i bravi compra pure il gelato come a quei sostenitori che si sono spellati le mani … magari gli ha dato un po’ più d’un gelato ma, l’Italia, è ormai questa … sotto il prossimo detrattore che tanto non paga dazio …

Vi lascio la serenata programmata ... http://www.youtube.com/watch?v=0sghm9zEDMI




domenica 27 marzo 2011

FRUTTA 28 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!

Bip bip largo, scalcia, scalza, fuggi

… la corsa senza regole o le regole di corsa?



Pronti, su, via … l’allegria dei corridori della domenica, di coloro i quali in tuta da ginnastica sembrano tonni prima di passare al sott’olio e ne hanno perfino consapevolezza.

L’appuntamento cittadino dell’anno è scoccato anche quest’anno: l’abbiamo atteso per un anno intero con scarpe calde e calzini di ricambio puliti e finalmente siamo giunti alla meta.

Alla meta … solo un eufemismo … il numero che m’hanno assegnato è arrivato cosi dopo dal passare da ultimo al non classificato.

… Un ballo di San Vito senza musica anche se in mente avevo il brano  Hello di Lionel Richie.

In un giorno inondato di sole con pensieri da stemperare al caldo come nella preparazione del latte di mandorla … caldo per un ottimo sapore.

Correre è un moto di gioia, tanto spontaneo quanto espressivo; si corre verso qualcosa di piacevole e per qualcosa che dia piacere … stavolta correvamo per donare una ambulanza all’ospedale locale … piccoli fondi per un grosso motivo, un atto di gioia compensativa per un azione d’utilità complessiva.

… carrozzine che superavano a destra, monopattini spericolati, maratoneti della spinta e anzianotti dell’abbiocco da ora legale … non ci siamo fatti mancare nulla, nemmeno l’arancino al bar o il gelato con panna di Savia.

Manca il nome della manifestazione … non voglio e non posso dirlo poiché non sono autorizzata e mi sta bene così … però è stata ben fatta anche quest’anno e certamente rigenerativa d’ogni possibilità residua di noi piccoli cittadini dal grande cuore…

Postilla in corso d’opera - necessaria per me – lo scorso anno una splendida ludoteca è stata allestita nel reparto d’oncologia infantile – reparto che ho frequentato da volontaria sino allo scorso mese, esperienza unica … giusto per dirlo! – un semplice gesto che ha aiutato molti bambini che chiudevano periodi difficili della propria vita con un sorriso … l’hanno fatto tutti, anche quelli che una mattina non si sono più svegliati e grazie all’aiuto di poche o tante persone che sono riuscite a donare qualcosa di sé.

Donatevi, non dimenticatelo.





sabato 26 marzo 2011

FRUTTA 27 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!

Edgar Lee Master sussurra di ali forti prima d’aver conosciuto le montagne e poi di montagne senza la forza di ali giuste a scoprirle: il mondo del precariato, il nostro mondo, abita nei dettagli descritti da Lee Master.

Quante forti speranze vengono infrante dall’impossibilità di trovare lavoro?

Quanto lavoro è poi concesso, dopo moltissimi anni, a persone senza più voglia di scommettersi e senza altre opportunità da ricercare, scovare, evidenziare?

Talvolta mettersi alla prova diventa difficile e talvolta imbarazzante ed ancora, ad una certa età, il precario storico diventa d’improvviso giovane lavoratore ma con il peso degli anni che l’accompagna e le controversie che la vita più o meno gli ha dato.

Un Paese, il mio e lo stesso del 17 Marzo 2011, che non vuole crescere, che ha demolito il sistema culturale, che vende e negozia alla malavita gli ultimi brandelli sporchi di questo sistema fallimentare.

Oggi un po’ tutti noi siamo diventati tuttologici per essere di fatto nientologici: dall’archivistica, all’organizzazione di turni, dal docere per poi essere anche discenti e, anche oggi pomeriggio, riflettevo come ci siamo specializzati a far qualsiasi cosa quale ad esempio la manicure e affinità per evitare di pagare una professionista che avrebbe potuto avere così la propria sussistenza … dare e cedere e improvvisarsi nel lavoro, la specialità dei nostri tempi.

Lee Master parla di gioventù e vecchiaia e non di precari e di forza lavoro ma … si sa che sono faziosa e di sinistra … come non poter dire la mia sulla celebre poesia?

La mia forza di presunzione è straordinaria … il far tutto mi conduce anche a discutere su di un angolo poetico da cui non è possibile allontanarsi consapevolmente se con analisi strampalate come la mie.

Perdonatemi e non leggetemi.

La coperta è corta e … via con luoghi comuni: in Siria un altro territorio reclama sangue in luogo di libertà.

Tempi che ricorderemo come luoghi di persone senza casa ne opportunità di crescere ne dalla terra d’origine ne in quella dei giovani senza dimensione.

L’illusione d’un domani sempre più lontano.

Farrel parla uno scarso francese e ci siamo fermati a far due chiacchiere; sbarcato sullo scoglio epocale di questi giorni, sogna la Francia e vende collane e bracciali per poco.

Prova a racimolare quanto gli serve per quando lo verranno a prendere: lo porteranno forse in una città del nord Italia e dopo lì ad aspettare il suo destino

Nel suo disegno di futuro vedo gli stessi occhi della generazione italiana: in coda ma senza barcone.

Dimensione di dimensioni.

Come giudicarlo se condividiamo gli stessi sogni anche se diversi di pelle e di linguaggio?

Ascoltare in una terra del mancato ascolto, dove per accoglienza s’intende un cartone su di un molo a pancia vuota e senza igiene.

Paura e sgomento mi assalgono e tanti delle nostre generazioni racconteranno, con poche parole, la fuga d’ali giovani su montagne non scalate e poi su torri che non toccheranno.

Il bracciale l’ho preso: Farrel è un contributo per i tuoi sogni … di più non posso.

In bocca al lupo.

La poesia a cui mi riferivo era la seguente:

Quando ero giovane,

avevo ali forti e instancabili,

ma non conoscevo le montagne.

Quando fui vecchio,

conobbi le montagne,

ma le ali stanche non tennero più dietro alla visione.

Il genio è saggezza e gioventù.

-- Edgar Lee Masters