Mi ostino a mostrare i colori
dell’anima quando è quelli dell’aspetto che mostro: il mio è un viaggio come
quello della Sposa del film con Rubino e la Mezzogiorno.
Un viaggio inquieto e incerto
dove il momento successivo può essere tutto oppure niente; un viaggio alchemico
con elementi naturali che camminano con me e che senza loro ho scoperto di non
avere spessore.
L’esterno appare rilucente e in
forma e si muovono invidie e complimenti dalle macchine in corsa … la mia
magrezza attira appetiti e i complimenti non li colgo nemmeno perché mi ostino a
mostrare a tutti l’anima.
E’ così strano quando mi
avvicinano per farmi un complimento ed io subito esordisco con “ … si, ma io
sono stata male …” e tutti si ritraggono, si scusano quasi per aver toccato il
contesto di una qualche malattia che mi ha fatto dimagrire: peso di meno perché
ho perduto molto materiale d’anima.
Un peso piuma dell’anima … qualcosa
che ricerco e vedo nel bello che può essere visto ma la mia chiave è solo di paura, di
questo viaggio incerto e che non so dove mi porterà.
La solitudine prima un peso
adesso un mezzo: domani sarà necessità? Qui la mia condizione viene capita
parzialmente e di strada da fare ne ho
ancora tanta … mi sembra sempre che si cerca di capire come sto ma l’invito
immediato ad una mia reazione viene desiderata in fretta … tutto di fretta come
quando mi sono alzata dal parto; una scheggia nel riconquistare l’anima
perduta.
Sono inquieta e provo a mettere
alcune tessere accanto al puzzles che sono diventata … con la linearità non
riguadagno me stessa: perché illudermi?
E’ nata una nuova me che non conosco
e muoio di paura … Chi sono adesso?
In un viaggio persa con i predoni
e molta brutta gente … in viaggio da quando sono sposa.
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