Ticchetta questo
brano … mi piace perché segna il tempo copiando la voce a Sting!
Ticchetta come le cose cambiate … le scarpe del fruttivendolo:
finalmente aperte e lontane dai calzini di lana che sembra lattice sulla pelle …
il trucco di Francesca che non si
spalma più il rossetto sui denti e può sorridere senza temere … le Api che l’hanno
smessa di uccidersi perché incazzarsi è brutto e il loro miele che se lo
possono pur prendere con un “Me ne fotto”
di contorno … i miei jeans che finalmente si sono stinti ma pure bucati … la
frutta che ha smesso d’essere carissima perché marcisce sui banchi … il
discorso del salumiere come quello dell’imperatore Tito ma sul cambio degli adesivi sul parmigiano … il sole che mi
arrostisce un solo emilato perché cammino, in andata e in ritorno, sempre dallo
stesso lato … le persone che fingono d’ascoltarti e comprenderti ma che ti
vendono per una porzione di patatine … il sorriso degli anziani senza attese e senza risposte … il mare
che ti guarda con la sua superficialità e sembra comunicarti “… ma tu chi cazzo sei?” … la sarta che
mi segna di spilli e mi fa sembrare Scarface
… le carezze inaspettate del povero sul margine, sempre di più e sempre più poveri … il mio pane fatto a mezzo con i
colombi e la maledizione inviatami dagli spazzini … la briscola che Turi fa sempre alla stessa ora nella
stessa piazza … la mia risposta a Turi
“… per me bari! Sempre allo stesso orario
fai briscola?” …
… il pianto dei bambini che
sembra un ruggito nella foresta … la loro pizzetta che profuma di buono e la
mia dieta … guardare una vetrina con una torta al cioccolato che t’insulta e
avere la forza di dirle “Fanculo!” …
comprarsi un bikini in pizzo nero e non poterlo mai indossare in pubblico
almeno che non vuoi essere definita “vacca!” … sentire chi s’organizza per il
fine settimana e sapere che il meglio che avrai è il pilates con poi scopa,
paletta, stirata e trovare il tempo per studiare … leggere il Mirror e far finta d’essere in
Inghilterra senza esserci mai stata …
parlare a se stessa e sentirsi britannica nella notte quando ti togli il trucco
e ritrovi Grazia senza attese e senza pretese …
… chiedersi e darsi risposte
sulla propria professionalità perché, se tutti pensano che sbagli magari poi
sbagli sul serio … desiderare una libertà di cartone sui dipinti del falegname
che si sente Caravaggio ma che
produce croste e lui lo sa … trovarsi di fronte ad un esaminatore e sentirsi
dire che ho qualcosa da insegnargli … tutte le lune scese e tutti i soli tirati
su come le tende al mattino … tutti i trucchi messi e poi tolti … tutti gli
appuntamenti in un giorno e i giorni che non trovano appuntamento … tutti i
sensi di colpa perché qualcosa non è stata fatta … non è stata detta … non è
stata disegnata … non è stata sussurrata … per un pezzo di persona che non ho
fatto crescere … per la mia persona che si è sentita regredire …
per tutti quelli che non “Ti cagano di striscio” e per il sentirti
comunque persona … per i sorrisi che non hai dato … per quelli che hai dato
troppo … per giocare ancora a fare le facce come a quattordici anni … per la
presa in giro al bidello sempre uguale “
… ma sua moglie, adesso, dov’è??” e sentirgli montare il rosso sulle guancie …
per tutte le volte che non voglio fare l’amore e che vengo capita e amata lo
stesso … per l’odiarsi e l’amarsi
insieme ma ritrovarsi comunque al mattino con ambedue i sentimenti …
… per guardarsi con il rimmel
stinto dopo aver pianto con una amica e non temere d’essere vista in originale …
per tutto questo mi sento l’eroe della resistenza d’una particella di vita …
non aggiungo il far di conto e lo srotolarsi dietro la famiglia di cui sei
veramente il collante … io sono l’eroe di me stessa e il mio tempo lo fotografo
così e come posso … nel miglior modo che mi è stato dato!
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