Sul "Il profumo" di Süskind;
Le mirabelle contenevano le pause e gli odori della ragazza di Rue des Marais e Grenouille si accorgeva del tanfo del suo torsolo mentre la
strangolava. Il filo del suo odore l’ha condotto a lei a miglia di distanza e
lui è andato per coglierne il profumo unico e ideale che la bellezza di lei poteva
donargli. La bellezza d’una quattordicenne dai capelli rossi la cui unica colpa
era possedere l’unicoo profumo che un uomo non ha mai inspirato, nemmeno se si
chiama Grenouille ed è un reietto che
carpisce il segreto del mondo dal suo profumo.
Conoscere e discriminare il mondo
è una credenziale soggettiva che può diventare indice di verità per ogni
singolo uomo, ogni singola mente, ogni singolo credo: le candele della messa
alla domenica, il profumo quotidiano per il lavoro, gli odori del corpo prima e
dopo la doccia e gli odori di chi ti sta accanto: aspri e dolci o talvolta
cinici e malevoli come tutto il resto che li accompagna.
Leggendo Süskind ho
imparato il mondo discreto degli odori, certamente riservato e affievolito
rispetto l’anno millesettecento, ma pur sempre portatore d’una cultura
prioritaria alla discriminazione dei sensi. Si conosce con il naso e, senza
saperlo, è con questo senso che apriamo agli altri sensi … ti guardo e
percepisco un odore buono o sgradevole, ti pongo attenzione e decido di
studiarti se il tuo odore mi comunica qualcosa. Non è la visione dello
psicopatico con il delirio della genialità che privilegio ma solo la strada
sensoriale che si è persa nel privilegiare la vista, l’immagine ad ampio spettro, come fosse
sufficiente giudicare e conoscere solo vedendo.
Nel mio lavoro quotidiano mi accorgo
che il senso è strada, specie quello olfattivo, è determinante; sentire la
rabbia e il dolore è anche questione di naso ed è un dato che può metterci in
allarme come un brivido improvviso. Una coperta mancata, l’odore della festa
che sento da stamattina. Aroma forte e amara di cioccolato e mandorle, zucchero
bruciacchiato, bianco rappreso su pasta mielata, odore d’un bambino che cresce,
folla e fumi di cenere e castagne, limoni aspri e misti a melograni e spinaci
stracotti dimenticati sul fuoco. Essenza della domenica, vestiti poco usati,
odore di sudore nascosto dalla cipria, agro-dolce d’una anzianità conclamata,
le pieghe delle rughe delle vecchiette pulite e l’artistico variare dell’alito
della gente che parla del cibo che vi ha dimorato e delle derive dello stomaco
offeso dal troppo o poco cibo.
Si offende lo sguardo nascondendo la
verità in abiti risplendenti di lucida dimenticanza in armadio, anche per
decenni, e si comprime il tutto in
profumi che non parlano di noi. Solo che la pelle e l’essenza dell’uomo emerge con tutto il
contenuto di putrefazione sociale e di benessere immateriale: odore di caffè di
stomaco rivoltato dalla deriva della caffeina, unto di capelli lucidati a forza
dal sebo in eccesso, commistione di grassi consumati misti agli odori agri di
sigaretta accesa … la gente che s’incontra è spesso così e ad essere Grenouille si fa prima che scandire l’ultima
freccia per l’ultimo arco umano. Infilzarli tutti per purificarne la forma … la
mia primordiale forma è già in decadimento, aspetta la rimonta del successivo
odore.