giovedì 23 agosto 2012

Neo - Yttologia 139



“Di riviste, ce ne sono già troppe.”
“Ma che cosa dici? Sono dirette da puttane letterarie. Per tre zloty pubblicano le peggiori vaccate, e poi sono una cricca: tu parli bene di me oggi, domani lo faccio io di te. Tu e io potremmo far uscire una rivista pulita. Potremmo elevare la letteratura la letteratura a nuovi livelli.”
Tratto da “La Rivista” di Isaac B. Singer

mercoledì 22 agosto 2012

Contorno 123


Un ritratto: quante gioie ti può dare!
Ti può rappresentare come vuoi essere, esattamente come nei tuoi sogni; toglierti dieci anni per occhio e stirarti d’un lucido fascio di giovanile procacità con tratti e segni.
E’ come quando provi a descriverti e tendi sempre a dire un po’ il meglio di te stessa, la versione apparecchiata della donna che conservi dentro.
Mi sembra naturale offrirsi nella chiave migliore, come una buona opera musicale suonata all’Operà di Parigi o una prosa recitata da un vero attore.
Ecco, io sono così!

A Montmatre m’hanno dipinto a meraviglia e … va bene, m’avete sgamato: non sono così!
Ma è un mio modo per “coccolarmi” non avendo accanto la Coccoleria! http://www.smtvsanmarino.sm/attualita/2012/07/19/new-york-nasce-nuovo-business-coccoleria Cosa c’è di più forte d’una coccola? Ti ridà la vita e la giusta percezione della tua immagine. Non ti vergogni più se c’è qualcuno che t’abbraccia e ti tiene forte, ti fa sentire che tutto va bene, ti accarezza con gesti leggeri e progressivi, circolari, importanti ma non violenti.
Sarei un’ottima terapista delle coccole perché so quel che mi piace e potrei regolare un giusto apporto corporeo anche se diventa difficile praticare questa arte in Italia.
Già i Free Hugs  http://www.abbracciliberi.it/ vengono quasi interpretati con “… allora, andiamo a letto?” liberi abbracci e non libere scopate ma non si è ancora pronti a tutto questo, non sono percepibili i limiti invalicabili del “ti dono” con “mi prendo”.
Niente abbracci, nessuna percezione, mancanza del sogno di bellezza che coltivavo e … caro pittore, grazie per il tuo impegno ma non potrò mai essere così come m’hai dipinta … al massimo se mi mimetizzo dietro un palo della luce potrei essere al meno spiritosa. E allora … vai di spirito!

Neo - Yttologie 138


“Per natura o per destino – lo definisca come vuole – Anna era una persona nata per perdere ed essere perduta”
Tratto da Perduta di Isaac B. Singer

martedì 21 agosto 2012

Donne & (non fanno le) Pulci!


Donne & (non fanno le) Pulci!

L’ultima volta che ho visitato le Pulci, il noto mercato antiquario parigino, ho fatto un affare: un servizio  in argentone con due teiere spaiate e una zuccheriera non esattamente in tema. Le Ho lucidate per gli ultimi cinque anni e, talvolta, le ho usate come soggetto fotografico ma, per quanto volessi, una vita vera e propria non sono riuscita a dargliela. L’avevano già con la precedente proprietaria/o ed io ho mantenuto una loro longevità in un altro Stato, in un altro tempo. Non so poi se erano davvero francesi; magari alle Pulci erano arrivati per altre strade e altri Stati ma, non riuscirò di certo a saperlo.

Stavolta mi sono portata dietro la vita. Foto e cartoline rimediate dallo svuotamento di case, probabilmente, di defunti; attimi della loro esistenza che continuano a pulsare in una immagine ferma ma vivente.
Ecco, potrei mettermi con il ragionamento di Zenone e la sua somma degli istanti ma il movimento, in questo frangente, conta poco … conta quell’attimo di vita perpetuato oltre la vita. Amo moltissimo le foto ed io stessa sono spesso soggetto delle mie foto ma, per quanto si possa pensare, non è un atto di vanità. Sono anche vanitosa e tengo a un mio aspetto "giusto" e una mia regolazione esteriore ma cerco solo di fermare gli attimi e, quando anche per me sarà finita, qualcuno verrà a portarsi via i miei attimi e li butterà in un mercato, nazionale o no, e continueranno a testimoniare la presenza del mio attimo, d’una forma di vita - la mia -  che in qualche modo c’è stata, è vissuta, ha dato una sua impronta.

Il materiale comprato – a caro prezzo ­– è per lo più scritto in francese ed ho qualche problema  a tradurlo ma, alcune foto riportano solo un anno e delle immagini. Comincio da quest'ultime. Da queste donne: ho scelto solo donne, il genere a cui appartengo e che son capaci di far valore anche con le compravendite alle Pulci. Oggi c’è una maternità del 1914. Immagino fosse la sua prima maternità e un figlio molto desiderato; presumo che sia un parco pubblico o un giardino di famiglia e, difatti, il "ben vestire" della signora ammette un certo status; deduco che la foto era indirizzata a qualcuno lontano – è semplicemente una foto, non una cartolina, pertanto posso solo immaginare il suo destinatario – ad una nonna o al padre dello stesso bambino, magari in guerra – è datata 1914 – e comunica la ricerca manifesta d’una affettuosità. Abbiamo una donna di status – ben pettinata, scarpe lucide, perle e buona fattura del vestito – e un infante curato e con le scarpe – cosa non comune in quel periodo considerata l'alta mortalità infantile – la donna è giovane e apprensiva. Cosa la preoccupa? La crescita del bambino o la sorte del padre? E’ ben nutrita e lo è anche il bambino … Chi sarà questa donna? Ecco, tutte le ipotesi sono aperte, io ho comprato solo una foto non la sua storia. Quella posso inventarla io o costruirla dai particolari: non c’è nulla che abbia più valore di questo. Ho comprato del pane per la mente, ho risparmiato sullo Chanel perché non bastavano più i soldi ma, non sono mai stata così felice.
Questa maternità tornerà molte volte a farmi compagnia insieme a tutte le altre Donne delle Pulci.


Neo - Yttologie 137


“Lei è volgare e non voglio più frequentarla” disse e mi voltò la schiena. Mi vergognai. In effetti, in seconda non c’era nessun giovanotto del quale sarebbe potuta diventare intima. Non l’avevo vista parlare con nessuno. Non aveva nemmeno una sedia a sdraio sul ponte. Dovunque andasse, aveva sempre un libro. Era una barishnia riservata, del tipo che non esiste più.”
Tratto da Perduta di Isaac B. Singer

mercoledì 1 agosto 2012

Neo - Yttologie 136


Di notte gli eroi si legano al filo dell’inquietudine 
volano via, senza pensieri,
felici
Aquiloni emotivi
d’argento imbastiti
Casacche immaginarie 
un cielo per compagno
Nella notte degli eroi 
si stringono un po’ le spalle
Pensando d’aver ragione 
possederla una ragione
Gli eroi sanno già che una ragione non serve!
Si stringono al loro mantello 
vanno su, oltre, dove il mondo non li ha mai visti
Gli eroi sanno vivere in molte direzioni 
il vento è il solo a conoscerne la vera destinazione.
Nella notte, tutti gli eroi, pensano
Tremano come se non fossero eroi.
Ma si battono una mano sulla spalla
continuano la loro rotta.
Gli eroi non vengono fermati mai dalla paura
La paura non trova mai gli eroi … Si diventa mai eroi?

Contorno 122




Piramidi alternative: girare il mondo e trovarne di rare in casa propria!
Estate desertica e la sopravvivenza consta d’integratori, reintegratori, sali di vita e postille al dopo. Ma cos’è il dopo? Non c’è nulla che viene dopo se non il momento e il momento ancora dopo: costruire una tela dalle maglie medie … quella che conosciamo come la vita. Si, una cotta di maglia che ci occorre per lottare contro le ansie e gli attacchi interni ed esterni che provengono dal fattore mondo … come capirlo se non come il belato dell’agnellino del racconto di Pippo Bella.
“E’ un belato e viene dal recinto posto in un angolo della piazza, attorno al quale adesso si è fatta ressa. Il lamento si spegne e dopo qualche minuto un argano attaccato a una trave sovrastante il recinto arrotola una corda con cigolii di ruggine, e appare un gancio che regge una massa stirata e gocciolante. Incuriosito fendo il sipario di gente che mi si para davanti. Il gancio trafigge le zampe di un capretto sostenendone il corpo scuoiato – la morte non è ancora entrata per intero in quella carne, velata da chiare membrane trasparenti, e le masse dei muscoli vibrano con soprassalto di rapido vigore, ma il sangue cola inesorabile da uno squarcio in gola, un sangue denso come il catrame.” Tratto da Martirio a Tangeri.
Oggi ho fatto il meglio per me, mi sono presa cura di me stessa … tutto è come un tassello che viene posto nel suo contenitore: sono bella adesso, ho cucito l’abito del mio destino … è azzurro come un cielo che va nel buio, l’ho scelto in un silenzio senza fine e adesso deve essere indossato.
Rivoltato dall’anima in compagnia d’una incertezza che inibisce, frena, spaventa … non andrò sulla luna perché sono di luce … acceco e  raccolgo i miei fotoni e mi riarmo per il prossimo attimo … quanti ancora ce ne saranno per me? Se lo chiedeva il capretto ma, io so solo belare.