"L'anima è isolata, perduta, se non è circondata da oggetti che siano per essa come un prolungamento delle membra del proprio corpo. L'uomo è irresistibilmente portato ad appropriarsi con il pensiero di quanto continuamente e a lungo ha usato per il proprio lavoro, per il piacere o per la necessità della vita." Simone Weil
domenica 7 giugno 2015
mercoledì 3 giugno 2015
Rispecchiamento 22
Le meraviglie della degenza post operatoria regala gioie insperate fra le quali la visione di un western di John Wayne; musiche e ambientazioni d'epopea che per grandiosità fanno il pari solo con il mio dolore o, ancor di più, con il mio umore.
Quante opportunità ti regalano i limiti e quanti vantaggi ne derivano; siamo abituati male, siamo convinti che stare sempre bene sia una condizione naturale ma, non è affatto così perché le difficoltà, nella vita comune, sono maggiormente presenti che le buone condizioni.
Sono di nuovo grassottina come Rosalina di Fabio Concato e anche questa è una novità: ancora una novità: salterò un evento di famiglia fondamentale che mi procurerà tormenti e strazio per decenni ... per il resto tutto bene, grazie.
Una sola curiosità: chi avrà interesse a leggermi dall'estero che neanche nella mia città sono interessati ad ascoltarmi?
Misteri ...
martedì 2 giugno 2015
Rispecchiamento 21
Ricordo il silenzio di stanotte: una porta lasciata aperta su un corridoio illuminato, tipico degli ospedali e tratti di vita e di umanità che non erano presenti nella stanza dove mi trovavo.
Febbre e dolore si confondevano con l'amarezza, la scorsa notte, e l'essere arrivata vicina a morire senza che nessuno si accorgesse di me: quanta fatica per diventare invisibili. Sono soddisfazioni riuscire così bene in un proprio intento e, il silenzio doloroso della scorsa notte mi ha proprio urlato il mio successo. Setticemia, la prossima volta dovrò tentare di meglio per far capire che sono mortale, proprio come tutti gli esseri miei pari.
Adesso ascolto Sarah j. Morris e il dolore dell'intervento s'inferocisce su me; perché succedono le cose? Ma perché no, in fondo è naturale che succedano diverse cose nella vita come fare una iniezione cortisonica salvavita che poi alla fine collabora per togliertela generando un ascesso assurdo e immenso, un biblico ascesso con oltre un litro di infiammazione purulenta e tanto altro da cacciar via con le medicazioni al sangue che giornalmente dovrò fare, come domani per esempio. Stento a capire e mi astengo da ogni opinione, qualcosa del genere era stata detta da Marco Follini qualche anno fa e io mi aggancio al suo pensiero e aspetto di vedere cosa verrà dopo ...
Adesso ascolto Sarah j. Morris e il dolore dell'intervento s'inferocisce su me; perché succedono le cose? Ma perché no, in fondo è naturale che succedano diverse cose nella vita come fare una iniezione cortisonica salvavita che poi alla fine collabora per togliertela generando un ascesso assurdo e immenso, un biblico ascesso con oltre un litro di infiammazione purulenta e tanto altro da cacciar via con le medicazioni al sangue che giornalmente dovrò fare, come domani per esempio. Stento a capire e mi astengo da ogni opinione, qualcosa del genere era stata detta da Marco Follini qualche anno fa e io mi aggancio al suo pensiero e aspetto di vedere cosa verrà dopo ...
domenica 10 maggio 2015
FRUTTA 130 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!!
Ascolto ZZ Top, eccola https://www.youtube.com/watch?v=Vppbdf-qtGU
ed ho deciso che congelerò i miei ricordi nella loro stessa pasta; non ho
risposto all’immobiliare che mi ha telefonato per ben due volte, ed ho deciso
che non lo farò neanche in seguito. Fingersi interessati all’acquisto di quel
vecchio villino ormai cadente e dover non far trapelare il mio reale interesse
per quell’immobile è davvero tanto. Troppo. Adesso sono arrivati Ram Jam https://www.youtube.com/watch?v=R044sleOW6I
e vado di controtempo con il cuore come la loro batteria; cambio genere, per
una volta, di fronte al mio compleanno, niente Baker ma un pulsare forte e vibrare di nuova forza e di nuove scelte:
Zietta, mi ha voluta salutare e farmi gli auguri di compleanno e stavolta l’ho capito chiaramente dal
percorso diversificato insolitamente dal consueto percorso cittadino: siamo
passati tutti insieme, i corridori della solidarietà, di
corsa sotto casa sua ed io ho alzato gli occhi e l’ho salutata; al suo balcone
altra gente, ignoti avventori di una casa di cui non conoscono la storia. La
mia storia. Ma non è quella casa, la sua ultima, che ho rifiutato di vedere ma
la precedente: quella della mia infanzia con tutti i miei ricordi imprigionati
in una scatola di cemento ormai spoglia e solitaria: io sono ancora li, e lo
sono anche loro li dentro. Siamo tutte e tre insieme ma su piani lontani e non
posso davvero andare a visitare quella casa; se le dovessi ritrovare
imprigionate nei miei ricordi piangerei forte e la consulente non capirebbe. Non
voglio comprare quella casa e non posso farlo; silenzio https://www.youtube.com/watch?v=N-aK6JnyFmk
… non c’è il giardino, il canale d’irrigazione dove camminavo scalza, la casa
di Concetto e la paura della penombra che l’avvolgeva, la persiana, il cancello
di ferro – per me invalicabile – la casa che mi chiama e non voglio risponderle,
non posso più farlo perché sono cresciuta e loro ormai non ci sono più. Giocano
con me nei miei ricordi e li non cresciamo mai https://www.youtube.com/watch?v=4zLfCnGVeL4
https://www.youtube.com/watch?v=-BakWVXHSug
https://www.youtube.com/watch?v=ZxYGeTV6fCw
https://www.youtube.com/watch?v=hHRNSeuvzlM
Ho ascoltato tutti questi brani
nel tentativo di cercare le foto attuali che avevo fatto all’immobile in attesa dell’appuntamento
ma, adesso, non ne ho più traccia … ho lasciato andare i miei ricordi in
Paradiso dove sei tu Zietta e la tua sorellina … Buonanotte, ho guardato la
città di notte, grazie per gli auguri,
solo poche lacrime per voi, stanotte, non mi dispero più adesso e sento la
vostra presenza spesso … Bacio https://www.youtube.com/watch?v=BcL---4xQYA
domenica 12 aprile 2015
Rispecchiamento 20
Il mio racconto a puntate per Twitter ...
Andra Ausberg
Il nome non esalta la sua
genialità: manca un clitico che ne aggiunga valore, come un “lì” ad esempio.
Andra, poni un accento nell’ultima vocale e ne cambierà la vocazione
palindroma: Andrà e il clitico “lì” … dove andrà?
Racchiusa dentro la stanza che
abita, non conosce il mondo e, pertanto,
non si meraviglia della sua estranea esistenza.
Andra si conosce già o forse si
conoscerà per tempo: ignora i suoi riflessi, gli esseri che vagamente respirano
la sua stessa polvere; lei si assomiglia, come tutti noi del resto, ma non ha
bisogno di farsi tutte le nostre domande: la sua sintesi biologica lascia
spazio alla familiarità che non le è stata messa a parte o ad un tratto - forse un segno – di un intero frammento
d’estranei che respirano per se stessi o che, in un passato, si sono certamente
adoperati a farlo esclusivamente per se.
Conosce i muri della sua stanza e
ne intuisce la tinta che un giorno vi e’ appartenuta; conta i mattoni senza
malta e poi li paragona al numero di quelli coperti, o anche cementati, e poi
elabora un nuovo algoritmo per scoprire che quella stanza, posta in un qualche strano
edificio, collocato in una parte ignota del mondo, potrebbe anche crollarle addosso
ma di lei, neanche allora, si scoprirà traccia: una negata esistenza.
Prigione è la vita quando non è sufficientemente
desiderata, imposta o forse non capita; Andra è nata ed è tutto quello che sa
di lei.
Non credo desiderasse sapere da
chi fosse nata ma, in fondo, chi vorrebbe sapere se i mattoni tutt’intorno sono
stati edificati per volontà o per caso? Era lei, forse, frutto di una volontà?
Andra, andrà via un giorno, ma come
figlia le spetterà comunque una sua dimensione:
donna, madre, latte infantile, preghiera della sera, appoggio e anche
caduta: la donna, certamente anche questo, ma diventare madre potrebbe segnarla ancora di
più.
Il suo inizio si chiamava Leò; non
parlava, non la guardava, non sapeva di essere madre e i suoi occhi fissavano il
vuoto, trovandovi a pieno il significato di
tutta una vita, chiaramente la propria.
Sua madre, era una compagna di giochi grande che, nel suo ciclico dondolarsi, cercava nella figlia una
madre per se.
Figlia del suo figlio, elaborazione mentale di un incesto ma, come madre, un universo lontano.
Andra intuiva il ruotare ciclico del tempo dalla
temperatura dei mattoni, dalla calce sfaldata dai rumori sottili che
confessavano una vita in assoluta risposta alle attese di due recluse; fra
dentro e fuori si mediava un rapporto inferiore con la sopravvivenza fatto spesso
di lampi e catene, ululati sordi, scricchiolii disambigui con tanto di serrato
e florido silenzio.
martedì 7 aprile 2015
FRUTTA 129 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!!
Il sociolinguismo del congiuntivo
si allontana dalle forme regolari, costruite sulle desinenze giuste in - I
- e in – INO –, per dar vita alle formazioni
fantozziane in “Vadi” o “Venghino” per
poi piegarsi alle forme Irregolari, e
normativamente corrette, da ricondurre alle forme etimologiche del latino.
Ecco, il latino che ancora una
volta salva l’italiano: dallo sbaglio alle cose giuste, dall’acquisto di un
quadro può nascere una giusta azione?
Non era davvero il caso di fare
questo silenzioso colpo di testa e la cifra è davvero modica ma non era davvero
il tempo giusto; domani questo pittore mi consegnerà il suo quadro ed io ho
scelto di tenere in silenzio la cosa. Non so nemmeno dove metterlo, dove
conservarlo, cosa farne ma ho voluto dargli casa a casa mia. Sono come un
congiuntivo con le desinenze regolari: faccio buffo e impopolare ma continuo a
farlo e chissà mai perché. Sono quasi proprietaria di un quadro ma non per
questo mi sento intelligente anzi, in questo momento sono davvero fuori moda e
fuori norma: Venghino signori venghino che la frescona abita qui … o no?
mercoledì 1 aprile 2015
Neo - Yttologie 186
"Balzac ci fornisce le cifre degli investimenti e delle rendite, come se la sua prima preoccupazione di verosimiglianza fosse la contabilità, quasi a voler dimostrare che perché un personaggio viva bisogna potergli fare i conti in tasca; il resto verrà da sè."
(Italo Calvino)
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