sabato 15 settembre 2012

Contorno 140


Cosini sta a Svevo come lo stesso Svevo sta a Schmitz e, tutti insieme, hanno un’unica coscienza: quella di Zeno.
Ho rivisto La Coscienza di Zeno in sceneggiato, la produzione con Johnny Dorelli degli anni ottanta,  e penso che sia a tutt’oggi una buona interpretazione del personaggio; una matrioska che racchiude sia Svevo che Zeno che Cosini.
Dalla Coscienza di Zeno nasce l’espressione del singolo ma, dai mali della mente, nasce il morire da sani; solo quando s’è vissuti sempre nell’idea della malattia.
E’così semplice raccontare d’essere sani ma sentendosi malati per infine morire di suggestioni: mia nonna, di cui non conservo quasi nessuna memoria, lo diceva sempre ai suoi figli, alle sue nuore e se fosse vissuta abbastanza, l’avrebbe detto anche a noi.
Lei è vissuta da sana tutta la vita, pur essendo malata; ha sofferto la fame durante la guerra mondiale ed è arrivata a pesare molto meno di me.
Alla fine della guerra le si è presentato, fra gli altri mali, il diabete ed ha terminato il lavoro del logorio d’una vita e l’ha finita in fretta.
Per parecchi anni  ho vissuto come lei ma, oggi sono più Zeno che mia nonna, e mi lascio andare un po’ o forse è il mio corpo che si lascia andare.
Ecco, parlo d’una diade, una scorporazione corpo-mente come succedeva a Zeno con la sua coscienza, esattamente quando le parlava e nè riceveva tutte le alterazioni che subiva ma come malattie psicosomatiche: uguale sofferenza ma nessuna origine organica.
Adesso mi sento un po’ la coscienza di me che è uscita dal suo involucro, si guarda attorno, si cura con dovizia, si culla ma non riesce a spiegare a se stessa  che le cure possono giungere alla meta per cancellare le sofferenze solo quando s’impara a curare la mente.
Ecco come restare orfani di se stessi; morire da vivi; sentirsi orfani con la madre viva.
Succede quando cresci da sola, non materialmente ma affettivamente; succede che poi le parti che ti compongono non si riconoscono, si scorporano l’una dall’altra, difficilmente si comprende che l’unità è un affare unico.
Zeno, ad un certo punto riesce; allontana da sé tutti i fattori coercitivi, quelli  che lo costringevano a vivere nel reale: la moglie, i figli, le cognate, Ada e suo marito, l’amante, l’amico e il tutore.
Tutti via per ritrovarsi e non farsi più promesse che non poteva mantenere; così il suo fumo è divenuto senza scadenza, la sua gamba zoppicante senza controllo, le fonti di preoccupazioni solo appunti presi senza ordine di consegne ... quelle che non avrebbe mai eseguito.
Il Dottor S. fugge in Svizzera per via della guerra: la libertà morale slegata dal giudizio dell’obiettività.
Sono alla ricerca del mio Dottor S. -  per poi lasciarlo è chiaro -  e credo che di strada io debba farne ancora molta per arrivare alla Coscienza mia: adesso che mi scrivo ho “turbamenti” e “disturbi” , è panico, attacchi di panico!
Imparerò a gestirmi come il buon Zeno è riuscito con sé?
Al momento non punterei su questa corsa … ma, solo al momento.
Riguardo adesso le foto della bella Triestela mia coscienza sarà rimasta li? Credo di si!... li ho inviato una seconda cartolina che è stata una conferma della prima: li ho sbagliato!
Ho abbandonato la mia coscienza insieme a quella di Zeno ed insieme adesso bevono una birra, aspettando il domani.


venerdì 14 settembre 2012

Neo Yttologie 142

Autunno!
…..  giù le castagne.
La protezione e il mio viso si rinnovano,
 assomigliano al manto autunnale, al guscio del figlio d'autunno,
 e quel colore gli appartiene.

Zap Zap … speriamo ricrescano!

Adesso sono cosi!
Abbiamo giocato con la forbice ed ho perso ... come sono Swag!! :) Speriamo di riuscire a ricrescerli: la mie speranze per il momento sono chiuse dentro una bottiglia ma non galleggiano su alcun oceano o mare. Hope o speranza per adesso è già tanto. Spero.


Winter

BY INGER CHRISTENSEN
Winter is out for a lot this year
the beach already is stiff
all will be one will be one this year
wings and ice will be one in the world
all will be changed in the world:
the boat will hear its steps on the ice
the war will hear its war on the ice
the woman will hear her hour on the ice
the hour of birth in the ice of death
winter is out for a lot.
Out for the houses the cities
out for the forests the clouds
the mountains the valleys fear
the heart the children peace.

Winter is out for a lot this year
the hand already is stiff
the crying of children is heard in the house
one will we be one life
I hear my house slip with the world
and scream all that has been screamed
the heart rams its boat into ice
shells rustling in the hull
winter is out for as much.

If I freeze fast in the ice
if you freeze fast my child
my great forest next summer
my great fear as I come
if you freeze fast my life:
then I am a vulture of wings and ice
tearing my liver, my living life
awake in eternity.

This winter is in for a lot.
Source: Poetry (May 2009).

Contorno 139


Un quotidiano qualsiasi è fatto di azioni e,per quotidiano, non s’intende indicare un giornale ad uscita quotidiana ma solo il vivere quotidiano, una sequenza numerata di azioni, finalizzate e non, che compongono i giorni della nostra vita. Che formano, di fatto, la vita.
Ecco, pensavo al quotidiano, uno dei tanti e di tante persone diverse, alla sequenza di piccole e grandi azioni che compongono il vivere naturale d’una persona nel mio tempo, nel mio secolo, nello scorrere parallelo al mio.
Quante scelte regolari vengono fatte ed eseguite con naturalità? Spesso, tutte quelle azioni, sembrano scontate, semplici, naturali, doverose e soprattutto scontate: non lo sono.
Quest’estate ho conosciuto la mia fragilità; psicologica e fisica e non so bene quanto più una rispetto all’altra. Limitata e impaurita dalla mia stessa fragilità, dalla tachicardia improvvisa, dall'ansia, dalla fobia spesso incontrollabile, e di tutto ciò che ti fa sentire pronta a morire in ogni istante.C’è anche l’imbarazzo nel sentirsi in tal modo perché, siamo tutti talmente destrutturati dal vedere le fragilità altrui da percepirle o come una esagerazione o come qualcosa che non ci riguarda.
Stare bene è un dovere che non si discute, e non si scenda mai a patti con una realtà diversa da quella non condivisa socialmente.
Chi l’ha provato non la pensa più così: mi guardo attorno e vedo tutti con occhi diversi e mi chiedo come possono fare le cose normali che fanno se, in ogni momento, puoi star male, svenire, andare in crisi. E’ davvero orribile e, quando durante il giorno metto insieme una azione accanto all’altra e riesco a fare molte cose, più di quelle che credevo di fare prima d’iniziare la giornata, mi sembra davvero un miracolo. 
L’ansia e gli attacchi sono sempre dietro l’angolo e le mie sicurezze spesso vacillano ma poi mi dico di tentare e quando riesco a fare anche un iter intero – un nulla rispetto a quello che facevo prima – mi sento speciale.
Sono riuscita a non far vacillare anche questo giorno e, quest'ultimo mi ha sostenuta: come sono cambiati i miei ritmi e le mie convinzioni, era una implosione che dovevo avere e dalle macerie trovarne ricordi. Quest’estate, mi sono affidata ai miei familiari, anche per camminare, ed era una squadra di efficiente pronto soccorso con tanto di te zuccherato e argomenti compensativi per far sviare la crisi, quando mi sono trovata a badare a me stessa ho avuto del terrore e  una netta percezione di non riuscire, poi ho iniziato un passo dopo l’altro e il mio pronto soccorso lo porto in borsa, talvolta ho momenti terribili, altre volte vedo e spero di poter riuscire, poi riesco e mi sento di nuovo efficiente. Non mi ero mai sentita limitata nel mio corpo e tutti gli ostacoli materiali li ho superati con mille difficoltà e molta buona volontà, adesso il mio corpo mi prepara a una fase nuova, adesso che mi curo di più, adesso che mi guardo e so guardarmi: forse sono arrivata tardi alla fanciullezza o prima della menopausa, so soltanto che le mie dinamiche sono cambiate e mi chiedo solo se riuscirò ogni giorno a conviverci. Adesso ho fatto un altro passo.

giovedì 13 settembre 2012

Contorno 138


Forse, ci siamo sbagliati!
Non è certo da un Super tecnico, multi quotato, che ci aspettiamo un cambio di rotta, una ammissione -  anche parziale - d’errore, sarebbe come chiedere a Superman se riconosce davvero chi sia il cattivo dal buono e, dall’alto della sua Supertuta e del suo Superciuffo, chiaramente risponderebbe che definisce il tutto con i “connotati ideali attribuibili alla categoria”; cattivo? Ghigno, occhi piccoli e rapidi, fiato corto … e via dicendo.
Monti, e i suoi più stretti collaboratori – la Fornero in primis – hanno tagliato, cucito, limato, strappato – l’art. 18 – seguendo i “connotati ideali stabili per la categoria” e, in particolare, per la categoria lavoratori europei. Bastava affacciarsi alla finestra e ascoltare tutte le manifestazioni che sono state fatte in questi anni, vedere la gente in faccia e ascoltare la realtà ma, tutto questo non è stato fatto.
Il “Forse ci siamo sbagliati” è l’ammissione del non ascolto per definizione. Monti, in questo articolo, si chiede se pochi mesi di Governo abbiano potuto intaccare la sua credibilità ed io credo che il suo mito sia stato ben conservato ma,  poteva assurgere al  ruolo migliore del “sanificatore”, al ruolo d’essere umano. Non hanno idea sul da farsi e forse neanche ne vogliono ma adesso si sono fermati: da una parte si chiede dall’Europa “unita” una rinascita dalle ceneri, dall’altra si svegliano con “Houston, abbiamo un problema!”: mi piace dirlo … l’avevamo detto e non con la convinzione di chi non sbaglia mai ma, con la decisione di chi ha urlato di voler fornire il proprio apporto allo Stato e si è visto richiedere in cambio solo soldi, cessione dei diritti, rinuncia di parte della sovranità.
Rivedete l’articolo diciotto … ripartite da questo punto, il resto si cuce insieme da sé.

mercoledì 12 settembre 2012

Contorno 137


Ecco, quando leggo queste notizie sono sempre più certa che Hitler ha sbagliato popolo da sterminare … avesse fatto il “giusto” oggi vivremmo tutti meglio, vivrebbe in pace molta più gente e chi sopravviveva avrebbe avuto la coda fra le gambe. Magari Hitler sarebbe anche stato un eroe.
Sono troppo acida e, qui e in questa situazione, oltremodo razzista ma, non ne posso davvero più di queste manifestazioni tribali: abbiamo fatto saltare qualcosa quando è uscito Jesus Christ Superstar? … se erano loro anticipavano l’11 Settembre agli anni settanta e booommm tutto.
Non posso più vedere donne che sembrano  fagotti di roba vecchia e loro “liberi e belli” … riesumiamo Hitler e miriamo al giusto popolo.
Mi odio da sola per quel che dico ma, ripeto, non ne posso più di questa gente: dovunque vanno “sporcano”  con le loro regole il vivere civile!

martedì 11 settembre 2012

Contorno 136


L’11 Settembre: una ricorrenza, Ballarò e Mattone e poi si riparte verso la stagione autunnale; ma qui soffiano ancora i ventilatori e i soliti tempi della politica: qualcuno sa dirmi il perché?
Anche le solite facce! C’è Mattone che parla adesso in TV: il raccomandatone che insulta i giovani disoccupati ... i miei capelli decisamente non ragionano più, la mia attività fisica è diventa la ciliegina che da significato al momento. Momenti.
Dimenticavo: ungo come la bava di lumaca perché mi sono spalmata d’oli, manco un morto d’antica cultura ebraica. Ricevo una letterina d’affetto da una cugina che abita lontano e, tutto il mondo vicino mi gira le spalle. Periodi!
Nè più, nè meno che semplici periodi che si concatenano, uno accanto all’altro,  ma senza motivazione. Senza un perché, ma che vivo con assoluta tranquillità, vedendone quasi il lato positivo. Il bambino che seguo da due anni, ha perso metà della cattedra totale ed io dovrò dividermi su due classi perdendo tutto il lavoro fatto in una classe, nella sua, con la sua patologia.
E poi c’è September morning … questo 11 Settembre è davvero destinato ad essere di merda e non solo per l’affare americano. Ma no, assolutamente no, mi va bene così; quando corro sulla pista del Cus, mi sembra di volare e d’atterrare: io atterro nella mia vita con decisione ma, devo imparare a spiccare il volo. Esercizio ragazza … ok, quasi ragazza … op op … correre!!

lunedì 10 settembre 2012

Contorno 135


… per quanto si possa dire, io preferisco i miei fagioli neri “arrabbiati” al film Innamorarsi.
Decisamente!
Ho ripreso ad andare in palestra e sono arcifelice; anche l’hammam, 12 sedute tutte mie e andare a correre con l’amicona in città o nel circuito cus.
Non faccio mancare nulla, compresa l’alimentazione equilibrata e alternativa,  ma conservo un pessimo colorito, delle rughe evidenti sotto gli occhi,  da far paura – e vai d’olio di jojoba ma quelle sono sempre li – e sembra che io abbia fatto un torto generale al mondo: mi sento dieci anni in più rispetto quanti  me ne danno … talvolta,  quindici in meno, ma di testa.
E poi questa roba melensa: Innamorarsi.
La voglia di studiare ancora non torna: vorrei, voglio e poi mi dissolvo in una bolla di sapone e chissà perché poi.
Le coabitanti lavorative già stamattina si scannavano, si “mobizzavano”, inauguravano l’anno nuovo con i migliori improperi a disposizione: Io stavo zitta e pulivo l’armadio.
Adesso l’armadio è cristallino come uno specchio ma quelle urlano ancora: io non ho ancora voglia di cominciare alla grande.
Mi sento un elefante stanco che prova a darsi la carica,  in qualche modo, ma al centro mi guardano come una  bomba che sta per esplodere!
… Va meglio, giuro … credo, non so, spero … andrà meglio, ne sono quasi certa!!
Sparita di nuovo la mia poesia: poesia che va e viene e quell’abitino bianco mi stava davvero bene: che c’entra adesso l’abitino? Non tiro il filo d’un vero discorso, forse dietro la mia immagine, la mia brutta cera, c’è la risposta che non voglio vedere … un po’ di solitudine, molta diffidenza e continuare a non capire il perché dove tocco non spunta un fiore come il dentifricio Colgate ma, al contrario, cascano i pezzi … più miei che degli altri; mi chiedo se esiste un posto ancora più nascosto di dove mi sono nascosta.
Rileggo pezzi di dialogo e penso che mi dovevo fermare prima … non ci sono riuscita e non sono riuscita ad andare in fondo. Ecco cosa mi fa pensare il film Innamorarsi: fermarsi in tempo o concretizzare se sei ormai dentro … per far questo devi essere forte e io non lo sono. Odio quel film!
Il mio colore di viso è quello del cielo scolorito che precede l’inverno e, nessuna rifrazione potrà colorarlo, nessuna luce … a scuola mi sento molto sola come in questa rete, dannata rete.
Gira un po’ così al momento, come le mie zampe di gallina sotto gli occhi: i riflettori sono solo per loro. Il plissettato sotto i miei occhi … il dorme, il mio me prova ad allenarsi a vivere.
Speriamo riesca!