venerdì 6 luglio 2012

Neo - Yttologia 174


Are you her? Are you the one he’s with now? Is that
why you’ve come looking for me?
If you aren’t reading this letter fifty or sixty years from
now then it’s likely that I’m dead. Probably murdered.
Please don’t be upset by that, it probably won’t have
been too much of a surprise to me – not with the life I
have lived. But if you have these diaries because you
came looking for me, and you were clever enough to think
like me and find them, or even if you came across them
by accident, please, please can I ask you a favour?
Please will you burn them without reading them? Please? (...)

DOROTHY KOOMSON

giovedì 5 luglio 2012

Contorno 105



Sai di storia …
… i secoli ti passano dentro; Resti seduto sopra un masso
... una base diversa per  chiedere l’uguale.
Posso vederti sai
anche se ti copri con la kefia …
un cappello, scansano un cappello.
L’ umanità fa paura e qui c’è  plastica
 - sentimenti d’acciaio
  - la paura come fiuto
  - evitano te perché fai pensare.

Il tuo respiro scuote  il loro vivere.
Tutto è sotto vuoto
La vita ha dato
 … respira vecchio con me …
Dammi  un po’ del tuo vero …
Ti guardo …
non ti scanso …
  - facciamo pensare …
 -  siamo i limiti …
insieme: una rivoluzione.

Contorno 104


Online Communities




2007
















2010

















Opera del web-fumettista Randall Munroe ... e nel 2012?

FRUTTA 113 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!!


L’unica unificazione italiana è possibile sulle truffe ai danni ... sentite un po' ... degli stessi italiani!
Lo Stato è ladro quando richiede le pesantissime tasse sulle poverissime tasche ma quando s’inventano malattie invalidanti, da Nord a Sud, allora si è furbi perché … perché, cosa? Stiamo rubando a noi stessi.
E se poi facessero un reale controllo su quante sono entrati in ruolo – rapidamente – con false attestazioni di L.104, concessa addirittura in situazioni terminali che poi si protraggono per quarant’anni di servizio, allora rideremmo tutti, finirebbe il precariato, si aggiusterebbero i conti di Stato e qualche –  più di qualche – politico corrotto scenderebbe dalla poltrona non sostenuto da chi ha avuto il “ beneficio” della 104 regalata.
Poi ci sono i veri invalidi dimenticati o con le pensioni tolte o dimezzate … ma questa è la giustizia dei polli, pennuti come noi che nel vivere onesto ci facciamo consapevolmente spennare … tutti sappiamo ma nessuno parla. Però tutti paghiamo i conti: del falso cieco, del falso invalido, della falsa precedenza, della falsa tutela … partiti che si sono gonfiati su tutto questo.
Ma la cosa però è democratica … va da destra a sinistra, da nord a sud, e ci unifica nel nome del niente … il tutto tutelato dal sacro padre della Repubblica.
In questi servizi un po’ di storie http://video.repubblica.it/dossier/lotta-evasione/catania-falsi-ciechi-giocavano-a-calcio-balilla/100021/98400?ref=HREV-2 ma io parlo come il principe Zarlino, da folle volontaria, silenziosamente inefficace come un virus attenuato e ascolto musica strana come questa http://www.youtube.com/watch?v=QQ55bwkq0Pg … e poi politici che stanno male ma che si riprendono (muoiono sempre i più poveri, che strano!)... pensare quanto la loro riduzione potesse servire alla spending review … e direi che non devono nemmeno lamentarsi se il cittadino comune pensa questo: Loro, non riducendosi niente e continuando a riempirsi alla faccia nostra, possono ottenere da noi solo un unico pensiero felice, quello espresso! Ma tanto alla fine li salvano sempre … pure sto culo!
Le mie follie felici della giornata sono state espresse … torno alle mie anguste robe giornaliere!

Neo - Yttologie 173

Il principe Zarlino

“Ora vi faremo conoscere il principe Zarlino, pazzo volontario, dilettante come lo si vuole definirlo , e meglio ancora pazzo cosciente come dice lui, o il pazzo due volte come diciamo noi. Una mente costruita per la follia senza aver trovato nella vita un appiglio per giustificarla. Non soffre di alcuna mania particolare, è pazzo per essere pazzo, la pazzia è il suo amore, purezza e raffinatezza del genere. (…) Per diventare pazzi, signor Perelà, occorre una cosa soltanto: un grande, poderoso, fantastico cervello, mentre essi ne hanno tanto quanto una pulce, e se anche impazzissero la loro pazzia sarebbe minima, di nessuna entità, impercettibile, nessuno se ne accorgerebbe e non potrebbero aspirare in modo alcuno all’onore e alla gioia di entrare qua dentro. (…) Badate bene però … non sono pazzo come vogliono gli altri, sono pazzo come voglio io e quando piace a me. Questo è il segreto che mi distingue da tutti. Il pazzo comune non annunzia mai quello che fa, quando arriva il momento: parte. Io invece annunzio sempre tutto quello che faccio, a voce e per iscritto, in un ordine del giorno compilato con una precisione meticolosa, asfissiante. Dico ad esempio: alle tre precise emetterò ottantotto grida acutissime, da trapanare il cranio a quei disgraziati che dovranno ascoltarle, sfondare il timpano di quelle povere orecchie. Un altro pazzo al terzo grido è legato già. Con me invece tutti si preparano a subire rassegnatamente il mio esercizio polmonare. (…) … per un uomo come voi quella dei pazzi è la sola ammirazione che si possa desiderare, giacché  nel mondo all’infuori della pazzia tutto è …”
Il Codice di Perelà” di Aldo Palazzeschi


mercoledì 4 luglio 2012

Neo - Yttologie 172


Due Amori
Lord Alfred Douglas.

Sognai di stare su un piccolo colle
e un piano ai miei piedi s’apriva simile
a vasto giardino che a suo talento fioriva
di fiori e boccioli. V’erano stagni sognanti
placidi e cupi, e candidi gigli,
sparuti, e crochi, e violette
purpuree e pallide, fritillarie sinuose,
rade presenze fra l’erba in rigoglio, e tra le verdi maglie
occhi blu di vergognose pervinche brillanti nel sole.
E strani fiori v’erano, mai prima saputi,
tinti dai chiari di luna, che Natura 
formò con accorto capriccio, e qui uno
che bevve nei toni sfumanti
d’ un attimo breve al tramonto, steli
d’erba che in centurie di primavere
le stelle nutrirono in guise lente e squisite,
bagnati da odorosa rugiada adunata in coppe
di gigli, che nei raggi di sole hanno visto
solo la gloria di Dio, perché mai un tramonto rovina
l’aria luminosa del cielo. Oltre, inatteso,
un grigio muro di pietra coperto di morbido muschio
s’alzava; e in lunga contemplazione rimasi, affatto stranito
a vedere un luogo sì insolito, dolce, bello,
e mentre io stavo stupito, ecco! Attraverso
il giardino un giovane venne, levò in alto una mano
a schermirsi dal sole, i suoi capelli mossi dal vento
intrecciati di fiori, e nella mano portava
un grappo sanguigno d’uva rigonfia, chiari i suoi occhi
come cristallo, nudo,
bianco come la neve su inaccessibili vette gelate,
rosse le labbra quasi sparse di vino rosso che macchia
suolo di marmo, di calcedonio la fronte.
E venne accanto a me, con labbra socchiuse 
e gentili, mi prese la mano e la bocca baciò, 
e uva mi diede a mangiare, e disse “Dolce amico,
vieni, ti mostrerò le ombre del mondo
e le immagini della vita. Vedi, da Sud
avanza pallido corteo che non ha mai fine”.
Ed ecco! Nel giardino del mio sogno
due giovani scorsi che camminavano su un piano brillante
di luce dorata. Uno pareva gioioso
e bello e fiorente, e una dolce canzone
moveva dalle sue labbra; cantò di graziose fanciulle
e l’amore gioioso di avvenenti ragazzi e ragazze,
luminosi i suoi occhi, e fra gli steli danzanti
dell’erba dorata i suoi piedi per gioia avanzavano in tremito;
e in mano reggeva un liuto d’avorio
con auree corde come chiome di donna,
e cantava con melodiosa voce di flauto
e attorno al suo collo tre ghirlande di rose.
Ma accanto il suo compagno veniva;
triste e dolce, e gli ampi suoi occhi
erano strani d’ un chiarore mirabile, sbarrati
in contemplazione e molti sospiri mandava
che mi commossero, e le sue gote erano bianche ed esangui
come pallidi gigli, e rosse le labbra
come papaveri, e le mani 
continuamente serrava, e il capo
era intrecciato di margherite pallide come labbra di morte.
Un panno purpureo indossava trapunto d’oro
segnato da un grande serpente il cui respiro
era fiamma di fuoco: quando lo vidi,
scoppiai in lacrime e gridai: “Dolce giovane,
dimmi perché, triste ed ansante, tu vaghi
per questi reami di sogno, ti prego il vero di dirmi,
qual è il tuo nome? Rispose: “Amore è il mio nome.”
Poi, subito, il primo a me si rivolse 
E gridò: “Mente: il suo nome è Vergogna.
Ma io sono Amore, ed ero solito stare
da solo in questo giardino, sin quando egli venne,
inatteso, la notte; io sono Amore verace e riempio
i cuori a fanciulli e fanciulle di reciproco ardore.”
Poi fra sospiri l’altro mi disse: “Fa’ ciò che vuoi,
io sono l’Amore che non osa dire il suo nome.”

Neo - Yttologie 171



“Dio, non sapete cos’è? Dio è tutto e è nulla. Giacché la perfezione creata dagli uomini non può essere che il nulla. Hanno voluto dare un nome al nulla e lo hanno fatto diventare qualche cosa. Come voi, voi siete ancora qualcosa, il fumo non è nulla, è fumo, come Dio che è il nulla, non è più nulla dal momento che è Dio. Voi potreste essere un Dio per gli uomini.”
Il Codice di Perelà” di Aldo Palazzeschi