Come in un odierno Vietnam
incontro soldati scaricati dall’esercito, minati nel corpo e nell’anima,
incatenati in un angolo di strada a richiedere la giustizia che loro hanno
esercitato. La stessa che vogliono per se stessi perché hanno dato il meglio di loro e voglio sperare che questo possa bastare.
Oltre duemila e cinquecento i
militari che tornano a casa con tumori devastanti, invalidanti, molti non
superano i trenta anni … ma quando erano partiti vantavano una piena forma e
improvvisamente in loro implode qualcosa. Le strategie militari che sono state
adottate, in missione di pace, sono segrete ma l’incidenza tumore, in questi
ragazzi, viene avanti rapidamente e improvvisamente ma, non diviene mai una causa
di servizio.
Già, come potrebbe? I costi di danni biologici sono davvero alti ed è
preferibile, di certo, far finta di niente o, se si muore in servizio, fare la
parata e dire le solite stronzate preconfezionate.
Eccola l’Italia militare che
Napolitano ha voluto difendere strenuamente il 2 Giugno scorso … eccoli i
trionfi che “Tutti” vogliono, che il popolo paga e in pochi godono.
Paradossalmente ero rientrata
dalla visita annuale ai caduti catanesi della prima e seconda
guerra mondiale e, piena della loro età sciupata per la Patria e del loro esempio - e sottolineo
sciupata - incontro un soldato attuale devastato dalle armi –
porcate chimiche che distruggono la vita della gente che le usa e, irrimediabilmente, delle persone a cui sono destinate.
Allora il cerchio si completa … sempre delle giovani vittime da immolare e la Patria ha sempre fame di
sangue, per il bene dei pochi che poi spartiscono fra loro.
Se non dai sacrifici non ottieni
meriti … ma come sempre i sacrifici si fanno da basso e i meriti – e i
privilegi – li raccolgono dall’alto: Quanto ancora?
Concludo con una fantastica
discussione sugli inglesi e il diritto a prevalere … c’è la
libertà d’essere uomini, d’essere soldati, d’affermare una giustizia su di un
ingiustizia e la dedico a te, Salvatore Davide Cannizzo, soldato ombra d’un sistema kabuki.
“Sono i regali che ci fa il bel
paese che si chiama Inghilterra.” (…)
“… il socialismo è nato in Inghilterra. E non
poteva nascere che in Inghilterra una cosa disonesta e ipocrita come il
socialismo.” (…)
“Ma chi diavolo credono di
essere?” (…) “… e poi dimmi una cosa, Michele: perché lei deve possedere tutte
le materie prime del mondo?”
“E’ un’ingiustizia non molto più
grossa della tua.”
“Qual è la mia ingiustizia,
sentiamo?”
“Quella di essere ricco, mentre
Lucia” e così dicendo Michele indicò la figlia del portiere che stava servendo
il vino “ è povera. Tu possiedi le materie prime, che sono le terre, le case, i
depositi in banca, e lei non avuto mai un vestito nuovo o un paio di scarpe
nuove.”
“Cosa c’entra questo?” (…) “Mio
padre, mio nonno, il nonno di mio nonno hanno lavorato per me …”
“E credi che il padre, il nonno,
il nonno del nonno di Lucia non abbiano lavorato?” (…) “Già, hanno lavorato, ma
non hanno saputo guadagnare. I miei antenati invece hanno lavorato e saputo
guadagnare.”
“E il popolo inglese, lo stesso:
ha lavorato e saputo guadagnare.”
“Lavorato?” (…) “ha rubato! … bel lavoro quello di saltare
al collo della Spagna e strapparle le colonie! Bel lavoro davvero!”
“E i tuoi antenati, credi che non
siano saltati al collo di nessuno? La differenza fra i tuoi antenati e quelli
di Lucia è che i tuoi sono saltati al collo degli altri e i suoi non lo hanno
fatto.”
“Ti sbagli, ti sbagli, ti sbagli!
… Gli uomini si sono tutti salvati al collo. E’ la legge dell’esistenza. Ma i
miei antenati hanno vinto e quelli di Lucia hanno perso.”
“Questa è la legge della forza” (…)
“Naturalmente, la legge della
forza!” (…) “… e quale altra legge vuoi che ci sia?”.
“E allora” fece Michele, rivolto
al padre, “se non c’è che questa legge, piegati davanti ad essa e riconosci all’Inghilterra
il diritto di possedere colonie e materie prime.”
Tratto da “Paolo il caldo” di
Vitaliano Brancati