Guardo lo spiraglio di luce crociata, quel
piccolo e maledetto tondo che mi tiene in collegamento con il mondo; ormai un
cordone di ferro.
Un po’ di luce biancastra suona
come i bonghi a raccolta d’un popolo africano o magari tibetano … sono sotto pressione
e, in questi momenti i popoli mi sembrano uguali, la gente mi sembra uguale e le
differenze non passano da un buco sagomato da altri per la visione parziale di
alcuni.
Occhi bassi e tocco veloce, il
mio sguardo da furetto mi fa lanciare occhiate disperate verso quel buco, quel
cannone di vita che il padrone ha chiuso.
Il sole, a quest’ora splende sempre
il sole, qualcuno cammina sulla mia
testa talmente veloce da sentirne il ticchettio dei tacchi superare il rumore
delle macchine veloci che tagliano e cuciono dalla mia parte del buco, quella
di sotto, quella nascosta; aldilà del foro c’è la vita che non trovo di notte
quando mi rimandano a dormire nel mio spazio.
Una volta sono nata e qualcuno
l’ha saputo; quella volta lì qualcuno ha desiderato registrarmi su documenti, m’ha fatto delle foto così come si fanno ai
neonati, lì erano tutti come me.
Adesso nel nuovo mondo “non ci
sono”, non mi conoscono, la madre realtà mi tiene in vita
attraverso quel buco e la stanza partorisce ogni sera tutte noi per restare ugualmente
gravida la mattina successiva.
Sempre li, sotto i tacchi di
qualcuno. I miei occhi guardano spesso il buco di libertà e quando il mio Essere
scalcia nel mio ventre, su cui resto piegata per tutto il giorno, penso che la mia creatura non nascerà in una
terra dove tutti sono come lei, nessuno le farà foto per via del tempo, un
registro non lo riconoscerà … siamo straniere, figlia che aspetto, qui nessuno
scrive di te e di me.
Se nasci al Paese diventi conosciuta,
qui solo alla maggiore età e per quel tempo avrò ormai finito di cucire milioni
di camicie, varcato la stanza gravida per milioni di volte e attraversato il
mondo per incontrare un registro che ti registrerà.
In quel tempo il buco si aprirà e
non dovrò far passare la luce pensando che sia un pezzo di realtà: sono solo le Parole di una Camiciaia alla sua Pancia.
Buio, aprono la porta e solco il
mio angolo guida-riposo-casa … domani rincontrerò la luce sotto lo stesso
profilo. Un buco, una serratura, una forma senza libertà.
Nessun commento:
Posta un commento
Be all ears :)