mercoledì 7 agosto 2013

Contorno 173


Sfrigolio addizionato ad un passo dopo l’altro attraverso tacchi, vertiginose zeppe, runner tecniche di primo impatto, sempre e comunque No More Blues.

Sfilare incompleto di avvolgenti contenitori in nailon, lycra, filo di scozia con pizzo autoreggente o innocente basso cotone sulla caviglia,  sempre e comunque No More Blues.

Rigonfiamenti verdi o blu e pulsare sotto pelle di venosa vita in vene distorte da una life a “passeggio”  su equilibri ormonali dispotici, sempre e comunque No More Blues.

Arrossato e scomposto l’appoggio, le dita, le unghie distorte dalla fatica, ridotta la pianta che si piega in scarpe difformi ma l’arco è devoto, riflesso e incurvato, sempre e comunque No More Blues.

Falcate diverse per alterni bisogni  verso qualcosa che tarda  a venire o è presto ad arrivare, slancia svelta, salta, sgambetta allarga il passo se vai di fretta, sempre e comunque No More Blues.

Strappa, hai capito strappa! O graffia di lametta che possa la gamba essere perfetta; lisciale, uomo, con passione ma non troverai imperfezione, sempre e comunque No More Blues.

Percorrile tutte sfiorando e morendo, conoscono la strada del tuo tormento, si trova in cima e non poco lontano fra poco allontanerò la tua mano, sempre e comunque No More Blues.

Incrocia e distendi, solleva e ripiega, non darmi ordini o incrocio l’attesa, vivo i miei attimi a ritmo sicuro aspettami, se puoi, all’oscuro, sempre e comunque No more Blues.


No more Blues dentro una donna che vive e s’appoggia su fragili arti: “Che gambe!” tu dici ma non darmi più il tuo Blues.

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