martedì 18 settembre 2012

Contorno 141


Studiare non serve!
E detto adesso all’apertura delle immatricolazioni è davvero singolare!
Si può sempre fare il segretario di partito o, se si è furbi il tesoriere; male che vada s’impara a fare la parrucchiera.
E’ proprio emersa questa realtà dal circolo precari sfigati e inesistenti e, l’amara verità viene smaltita con un certo spirito e tanta persuasione; c’è chi si pone anche con voluttà e si proporrebbe, per il prossimo futuro, di fare il vibratore umano di qualche politico che cerca oltre il limite: ricordatevi oltre il sesso c’è il precari-ano.
Già, perché i precari hanno anche una rapida decadenza fisica: se non si lavora non si può curare nemmeno l’aspetto.
Neanche come gnocca ti puoi svendere ed è questa l’amara verità.
I prodotto costano e ormai si è tornati al naturale: estratti alla carota fatti in casa, rossetti al concentrato di pomodoro e pizzicotti sul viso per alleviare la mancanza di un buon fard.
Per i capelli non c’è problema: o il lungo figli dei fiori o il corto frutto della tazza rovesciata sulla testa, allo stile francescano ma fai da te.
La ginnastica si fa per strada e la forma si mantiene sulla corsa da un ufficio all’altro. Caspita che prospettive!
Dimenticavo l’olio sulla pelle, di quei tipi di oli che piacciono tanto prima degli incontri un poco sessuali … quando ci sono; olio d’oliva e la puzza te la porti sino al Natale.
Che dire? Alla Fornero possiamo chiedere qualche sub-articolo, all’interno della sua riforma, sul poter restare umani nonostante tutto e che possa spiegarci lei come si fa a vivere se togli la vita lavorativa ad un lavoratore.
Clima elettorale e si dibattono tutti … l’ultima del grande uomo è la promessa del togliere l’IMU ma dalla nave da crociera pagata dal Giornale.
Come sarà guardare la gente dall’alto in basso da un basso?
Guarderà i capelli delle persone e non si dispiacerà se non andranno più a tagliarli o non potranno più curare … potrebbero essere una buona fonte di bulbi per il suo cranio. Il suo eterno cranio.
Bello schifo, davvero bello!

domenica 16 settembre 2012

Riflettere PL!ease! 21

Buona Domenica per essermi svegliata: la cronaca e il dolce seguono nel corso del giorno.
Eccolo il fantastico semifreddo protagonista della mia domenica: all'ananas e con panna!
Niente dieta per un giorno: domani si ricomincia a scuola con i bambini e mi serviva una buona dose di gratificazione. Per il resto oggi è andata meglio di ieri ma non è tutto ok, non al 100 per 100.
E' stata una domenica serena ... è davvero tanto!!

sabato 15 settembre 2012

Contorno 140


Cosini sta a Svevo come lo stesso Svevo sta a Schmitz e, tutti insieme, hanno un’unica coscienza: quella di Zeno.
Ho rivisto La Coscienza di Zeno in sceneggiato, la produzione con Johnny Dorelli degli anni ottanta,  e penso che sia a tutt’oggi una buona interpretazione del personaggio; una matrioska che racchiude sia Svevo che Zeno che Cosini.
Dalla Coscienza di Zeno nasce l’espressione del singolo ma, dai mali della mente, nasce il morire da sani; solo quando s’è vissuti sempre nell’idea della malattia.
E’così semplice raccontare d’essere sani ma sentendosi malati per infine morire di suggestioni: mia nonna, di cui non conservo quasi nessuna memoria, lo diceva sempre ai suoi figli, alle sue nuore e se fosse vissuta abbastanza, l’avrebbe detto anche a noi.
Lei è vissuta da sana tutta la vita, pur essendo malata; ha sofferto la fame durante la guerra mondiale ed è arrivata a pesare molto meno di me.
Alla fine della guerra le si è presentato, fra gli altri mali, il diabete ed ha terminato il lavoro del logorio d’una vita e l’ha finita in fretta.
Per parecchi anni  ho vissuto come lei ma, oggi sono più Zeno che mia nonna, e mi lascio andare un po’ o forse è il mio corpo che si lascia andare.
Ecco, parlo d’una diade, una scorporazione corpo-mente come succedeva a Zeno con la sua coscienza, esattamente quando le parlava e nè riceveva tutte le alterazioni che subiva ma come malattie psicosomatiche: uguale sofferenza ma nessuna origine organica.
Adesso mi sento un po’ la coscienza di me che è uscita dal suo involucro, si guarda attorno, si cura con dovizia, si culla ma non riesce a spiegare a se stessa  che le cure possono giungere alla meta per cancellare le sofferenze solo quando s’impara a curare la mente.
Ecco come restare orfani di se stessi; morire da vivi; sentirsi orfani con la madre viva.
Succede quando cresci da sola, non materialmente ma affettivamente; succede che poi le parti che ti compongono non si riconoscono, si scorporano l’una dall’altra, difficilmente si comprende che l’unità è un affare unico.
Zeno, ad un certo punto riesce; allontana da sé tutti i fattori coercitivi, quelli  che lo costringevano a vivere nel reale: la moglie, i figli, le cognate, Ada e suo marito, l’amante, l’amico e il tutore.
Tutti via per ritrovarsi e non farsi più promesse che non poteva mantenere; così il suo fumo è divenuto senza scadenza, la sua gamba zoppicante senza controllo, le fonti di preoccupazioni solo appunti presi senza ordine di consegne ... quelle che non avrebbe mai eseguito.
Il Dottor S. fugge in Svizzera per via della guerra: la libertà morale slegata dal giudizio dell’obiettività.
Sono alla ricerca del mio Dottor S. -  per poi lasciarlo è chiaro -  e credo che di strada io debba farne ancora molta per arrivare alla Coscienza mia: adesso che mi scrivo ho “turbamenti” e “disturbi” , è panico, attacchi di panico!
Imparerò a gestirmi come il buon Zeno è riuscito con sé?
Al momento non punterei su questa corsa … ma, solo al momento.
Riguardo adesso le foto della bella Triestela mia coscienza sarà rimasta li? Credo di si!... li ho inviato una seconda cartolina che è stata una conferma della prima: li ho sbagliato!
Ho abbandonato la mia coscienza insieme a quella di Zeno ed insieme adesso bevono una birra, aspettando il domani.


venerdì 14 settembre 2012

Neo Yttologie 142

Autunno!
…..  giù le castagne.
La protezione e il mio viso si rinnovano,
 assomigliano al manto autunnale, al guscio del figlio d'autunno,
 e quel colore gli appartiene.

Zap Zap … speriamo ricrescano!

Adesso sono cosi!
Abbiamo giocato con la forbice ed ho perso ... come sono Swag!! :) Speriamo di riuscire a ricrescerli: la mie speranze per il momento sono chiuse dentro una bottiglia ma non galleggiano su alcun oceano o mare. Hope o speranza per adesso è già tanto. Spero.


Winter

BY INGER CHRISTENSEN
Winter is out for a lot this year
the beach already is stiff
all will be one will be one this year
wings and ice will be one in the world
all will be changed in the world:
the boat will hear its steps on the ice
the war will hear its war on the ice
the woman will hear her hour on the ice
the hour of birth in the ice of death
winter is out for a lot.
Out for the houses the cities
out for the forests the clouds
the mountains the valleys fear
the heart the children peace.

Winter is out for a lot this year
the hand already is stiff
the crying of children is heard in the house
one will we be one life
I hear my house slip with the world
and scream all that has been screamed
the heart rams its boat into ice
shells rustling in the hull
winter is out for as much.

If I freeze fast in the ice
if you freeze fast my child
my great forest next summer
my great fear as I come
if you freeze fast my life:
then I am a vulture of wings and ice
tearing my liver, my living life
awake in eternity.

This winter is in for a lot.
Source: Poetry (May 2009).

Contorno 139


Un quotidiano qualsiasi è fatto di azioni e,per quotidiano, non s’intende indicare un giornale ad uscita quotidiana ma solo il vivere quotidiano, una sequenza numerata di azioni, finalizzate e non, che compongono i giorni della nostra vita. Che formano, di fatto, la vita.
Ecco, pensavo al quotidiano, uno dei tanti e di tante persone diverse, alla sequenza di piccole e grandi azioni che compongono il vivere naturale d’una persona nel mio tempo, nel mio secolo, nello scorrere parallelo al mio.
Quante scelte regolari vengono fatte ed eseguite con naturalità? Spesso, tutte quelle azioni, sembrano scontate, semplici, naturali, doverose e soprattutto scontate: non lo sono.
Quest’estate ho conosciuto la mia fragilità; psicologica e fisica e non so bene quanto più una rispetto all’altra. Limitata e impaurita dalla mia stessa fragilità, dalla tachicardia improvvisa, dall'ansia, dalla fobia spesso incontrollabile, e di tutto ciò che ti fa sentire pronta a morire in ogni istante.C’è anche l’imbarazzo nel sentirsi in tal modo perché, siamo tutti talmente destrutturati dal vedere le fragilità altrui da percepirle o come una esagerazione o come qualcosa che non ci riguarda.
Stare bene è un dovere che non si discute, e non si scenda mai a patti con una realtà diversa da quella non condivisa socialmente.
Chi l’ha provato non la pensa più così: mi guardo attorno e vedo tutti con occhi diversi e mi chiedo come possono fare le cose normali che fanno se, in ogni momento, puoi star male, svenire, andare in crisi. E’ davvero orribile e, quando durante il giorno metto insieme una azione accanto all’altra e riesco a fare molte cose, più di quelle che credevo di fare prima d’iniziare la giornata, mi sembra davvero un miracolo. 
L’ansia e gli attacchi sono sempre dietro l’angolo e le mie sicurezze spesso vacillano ma poi mi dico di tentare e quando riesco a fare anche un iter intero – un nulla rispetto a quello che facevo prima – mi sento speciale.
Sono riuscita a non far vacillare anche questo giorno e, quest'ultimo mi ha sostenuta: come sono cambiati i miei ritmi e le mie convinzioni, era una implosione che dovevo avere e dalle macerie trovarne ricordi. Quest’estate, mi sono affidata ai miei familiari, anche per camminare, ed era una squadra di efficiente pronto soccorso con tanto di te zuccherato e argomenti compensativi per far sviare la crisi, quando mi sono trovata a badare a me stessa ho avuto del terrore e  una netta percezione di non riuscire, poi ho iniziato un passo dopo l’altro e il mio pronto soccorso lo porto in borsa, talvolta ho momenti terribili, altre volte vedo e spero di poter riuscire, poi riesco e mi sento di nuovo efficiente. Non mi ero mai sentita limitata nel mio corpo e tutti gli ostacoli materiali li ho superati con mille difficoltà e molta buona volontà, adesso il mio corpo mi prepara a una fase nuova, adesso che mi curo di più, adesso che mi guardo e so guardarmi: forse sono arrivata tardi alla fanciullezza o prima della menopausa, so soltanto che le mie dinamiche sono cambiate e mi chiedo solo se riuscirò ogni giorno a conviverci. Adesso ho fatto un altro passo.

giovedì 13 settembre 2012

Contorno 138


Forse, ci siamo sbagliati!
Non è certo da un Super tecnico, multi quotato, che ci aspettiamo un cambio di rotta, una ammissione -  anche parziale - d’errore, sarebbe come chiedere a Superman se riconosce davvero chi sia il cattivo dal buono e, dall’alto della sua Supertuta e del suo Superciuffo, chiaramente risponderebbe che definisce il tutto con i “connotati ideali attribuibili alla categoria”; cattivo? Ghigno, occhi piccoli e rapidi, fiato corto … e via dicendo.
Monti, e i suoi più stretti collaboratori – la Fornero in primis – hanno tagliato, cucito, limato, strappato – l’art. 18 – seguendo i “connotati ideali stabili per la categoria” e, in particolare, per la categoria lavoratori europei. Bastava affacciarsi alla finestra e ascoltare tutte le manifestazioni che sono state fatte in questi anni, vedere la gente in faccia e ascoltare la realtà ma, tutto questo non è stato fatto.
Il “Forse ci siamo sbagliati” è l’ammissione del non ascolto per definizione. Monti, in questo articolo, si chiede se pochi mesi di Governo abbiano potuto intaccare la sua credibilità ed io credo che il suo mito sia stato ben conservato ma,  poteva assurgere al  ruolo migliore del “sanificatore”, al ruolo d’essere umano. Non hanno idea sul da farsi e forse neanche ne vogliono ma adesso si sono fermati: da una parte si chiede dall’Europa “unita” una rinascita dalle ceneri, dall’altra si svegliano con “Houston, abbiamo un problema!”: mi piace dirlo … l’avevamo detto e non con la convinzione di chi non sbaglia mai ma, con la decisione di chi ha urlato di voler fornire il proprio apporto allo Stato e si è visto richiedere in cambio solo soldi, cessione dei diritti, rinuncia di parte della sovranità.
Rivedete l’articolo diciotto … ripartite da questo punto, il resto si cuce insieme da sé.

mercoledì 12 settembre 2012

Contorno 137


Ecco, quando leggo queste notizie sono sempre più certa che Hitler ha sbagliato popolo da sterminare … avesse fatto il “giusto” oggi vivremmo tutti meglio, vivrebbe in pace molta più gente e chi sopravviveva avrebbe avuto la coda fra le gambe. Magari Hitler sarebbe anche stato un eroe.
Sono troppo acida e, qui e in questa situazione, oltremodo razzista ma, non ne posso davvero più di queste manifestazioni tribali: abbiamo fatto saltare qualcosa quando è uscito Jesus Christ Superstar? … se erano loro anticipavano l’11 Settembre agli anni settanta e booommm tutto.
Non posso più vedere donne che sembrano  fagotti di roba vecchia e loro “liberi e belli” … riesumiamo Hitler e miriamo al giusto popolo.
Mi odio da sola per quel che dico ma, ripeto, non ne posso più di questa gente: dovunque vanno “sporcano”  con le loro regole il vivere civile!