Piramidi alternative: girare il
mondo e trovarne di rare in casa propria!
Estate desertica e la
sopravvivenza consta d’integratori, reintegratori, sali di vita e postille al
dopo. Ma cos’è il dopo? Non c’è nulla che viene dopo se non il momento e il
momento ancora dopo: costruire una tela dalle maglie medie … quella che conosciamo
come la vita. Si, una cotta di maglia che ci occorre per lottare contro le ansie
e gli attacchi interni ed esterni che provengono dal fattore mondo … come
capirlo se non come il belato dell’agnellino del racconto di Pippo Bella.
“E’ un belato e viene dal recinto posto in un angolo della piazza,
attorno al quale adesso si è fatta ressa. Il lamento si spegne e dopo qualche
minuto un argano attaccato a una trave sovrastante il recinto arrotola una
corda con cigolii di ruggine, e appare un gancio che regge una massa stirata e
gocciolante. Incuriosito fendo il sipario di gente che mi si para davanti. Il
gancio trafigge le zampe di un capretto sostenendone il corpo scuoiato – la morte
non è ancora entrata per intero in quella carne, velata da chiare membrane
trasparenti, e le masse dei muscoli vibrano con soprassalto di rapido vigore,
ma il sangue cola inesorabile da uno squarcio in gola, un sangue denso come il
catrame.” Tratto da Martirio a Tangeri.
Oggi ho fatto il meglio per me,
mi sono presa cura di me stessa … tutto è come un tassello che viene posto nel
suo contenitore: sono bella adesso, ho cucito l’abito del mio destino … è
azzurro come un cielo che va nel buio, l’ho scelto in un silenzio senza fine e
adesso deve essere indossato.
Rivoltato dall’anima in compagnia
d’una incertezza che inibisce, frena, spaventa … non andrò sulla luna perché sono
di luce … acceco e raccolgo i miei fotoni e mi riarmo per il prossimo
attimo … quanti ancora ce ne saranno per me? Se lo chiedeva il capretto ma, io
so solo belare.