domenica 13 maggio 2012

Contorno 76


A come Andromeda
Potrebbe essere A come Andreotti … perché di marziani si parla e perché questa storia, cosi come viene  citato all’inizio, si svolgerà in Inghilterra l’anno prossimo.
Molte cose l’anno prossimo non ci saranno ma, penso che Andreotti sarà sempre prossimo al domani … come Andromeda.
Cominciano questa storia con l’alfa greca ma non arrivano mai all’omega; lenti, lentissimi episodi, il tutto come andava per i tempi in cui è stato girato http://it.wikipedia.org/wiki/A_come_Andromeda_(sceneggiato_televisivo) … una graziosissima Paola Pitagora e uno scienziato che decodifica, in linguaggio binario,  un messaggio in  arrivo dallo spazio.
Già è difficile capire ciò che si dice in codice normale, figurarsi decodificare in binario un impulso … ma, infondo,  è quello che facciamo quando parliamo con questi mezzi, quelli informatici  … nessuno spazio per i sentimenti, solo 0 -  1 e già si fa abbastanza confusione!!
Ma Andromeda è un miracolo della scienza: nata bella e pronta, il preconfezionato d’avanguardia!
Ma pensa che bello: nessuna crescita, nessun investimento, nessuna spesa per lo studio … nessun passaggio … arrivi e già sai tutto … magari pure riconoscere gli stronzi in ingresso e mandarli in uscita senza battere ciglio e ... senza farti condizionare la vita al punto d’avere paura.
Andromeda è pure una gran figa … a parte gli osceni capelli anni sessanta, roba da denunciare il parrucchiere … un commentino discreto lo devo pur fare: questa storia televisiva aveva della filosofia dentro.
Anzi ne aveva parecchia!
Sulle donne, sulla vita, sulla emancipazione femminile sull’alter-vita e l’alter-ego … sulla capacità infinita dell’uomo di sbagliare e rintuzzare i propri sbagli facendone altri.
Ciò che è rappresentato negli anni sessanta è proprio uguale al presente  … stessi bioritmi con la potenzialità di goderteli e addormentarti durante il lento propinare televisivo … ma ti facevano anche capire dov’eri e cosa potevi sperare … oggi nemmeno Rex è in grado di far questo … ancora una chicca: poco prima di finire ogni puntata iniziava la base musicale che annunciava la fine.
Adesso, come faccio a congedarmi da Voi?
Aspettate … http://www.youtube.com/watch?v=DV91_93G7F4 e vedetelo che ne vale la pena!!
Buona Visione!!

Neo - Yttologia 144


“… comunque l’amore è un vero casino. E gli uomini lo sono anche di più. Nulla è sicuro. Io, per esempio, ho una sola certezza sugli uomini: che un uomo in salopette non potrà mai essere sexy. E che un uomo che si mette i calzini bianchi corti è quasi sempre un cretino.”
Luciana Littizzetto – Franca Valeri  - L’Educazione delle fanciulle – Einaudi


mercoledì 9 maggio 2012

FRUTTA 104 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!!




Che cos’è un blogger?
La sindrome della vita in acquario: Cosa ci spinge ad amare le ampolle, in vetro o in plastica,  e ammirare la solitaria vita d’un pesce? Una vita sempre uguale, sempre silenziosa, spesso immutabile?
Il desiderio di conquista!
La possibilità di detenere un essere vitale a nostra disposizione …
… l’imprigionare la vita fra due lastre di vetro …
… o due pezzi di cartone stipulando atti, contratti, vitalizi, come se di vite se ne possono avere tante.
Seguire un blog come il mio è possedere un acquario umano a casa … nemmeno il mega-direttore-galattico di Fantozzi … o meglio lui l’aveva dei dipendenti umani … il mio è quello ciclotimico d’una donna in tutte le sue ere, in tutti i suoi tarli e rodimenti … così semplice guardare e assistere allo strumento o al sorridere d’un essere senza battere ciglio … la funzione dell’essere il  Dio che immaginiamo noi … con cui ci alteriamo quando i nostri perché non hanno risposta.
La verità è che il Dio di cui parliamo è più clemente di chi guarda, assorbe e rigetta i dolori della gente … è un Dio che dopo oltre duemila anni conserva i suoi perché … l’uomo è infinitamente limitato dall’assurdo della sua stessa esistenza.
Come in tv … tutto è falso: la gente muore e speri di fare il replay e così non muore più  … chi scrive dei propri tormenti diviene un assistere al dolore con un clik … nemmeno Maria De Filippi può tanto … e c’è poi che chi scrive, accortasi della situazione, perde di autenticità e scrive solo per essere letta. Gli scrittori scrivono per essere letti … i blogger scrivono perché le vivono sul serio le cose.
Chi guarda e passa e ne assimila il dolore … dimenticandolo allo spegnimento del pc …  non fa altro che guardare in un acquario … assimilare un po’ di solitudine  del pesce, notare qualche squilibrio e sedersi al bar per il prossimo aperitivo, la prossima futilità con la certezza che, se la sera ti va d’attivare il sistema limbico,  puoi sempre accedere e derubare qualche pensiero d’un blogger.
Chiudersi al resto magari aiuta a ritrovarsi … chiudersi è decidere di non essere più un pesce … chiudersi è capire che quel che sei lo sei in tutti i mesi e tutte le stagioni della tua vita e lo sei in silenzio e con te stessa … gli spettatori non ci sono mai davvero … loro guardano solo un pesce, magari un pesce innamorato  che non è il film di Pieraccioni.
Oggi Fede, vedendomi in canottiera e guardando le mie braccia mi ha chiesto quando mi era cresciuta la pelle sulle braccia e la cosa mi ha fatto ridere … perché per lui prima la pelle non c’era e il problema non si poneva … e se io decidessi di non mostrarla più la mia pelle? … mi fotografo per assistere allo spettacolo della natura … il mio Io che cambia e la mia Me che smette di esistere in quella forma e ne assume poi un’altra. Siamo così pieni di adesso che il prima e il dopo non c’appartiene … c’è sempre qualcuno a cui poter vedere la pelle ricrescere … ma non è la nostra, non è la Vostra, è sempre quella di qualcun altro … e ora un po’ di yogurt greco … grassi è vero ma un po’ ci vogliono anche se la pancia non va via … e dopo palestra!!
Fra due giorni il mio compleanno … è speciale per me e io l’aspetto con serenità …

Neo - Yttologia 143


Non ero amato dagli abitanti del villaggio,
tutto perché dicevo il mio pensiero,
e affrontavo quelli che mancavano verso di me
con chiara protesta, non nascondendo né nutrendo
segreti affanni o rancori.
E’ assai dotato l’atto del ragazzo spartano,
che si nascose il lupo sotto il mantello,
lasciandosi divorare, senza lamentarsi.
E’ più coraggioso, io penso, strapparsi il lupo dal corpo
E lottare con lui all’aperto, magari per strada,
tra polvere e ululi di dolore.
La lingua è magari un membro indisciplinato
Ma il silenzio avvelena l’anima.
Mi biasimi chi vuole – io son contento.
Antologia di Spoon River – Edgar Lee Masters 

sabato 5 maggio 2012

Neo - Yttologie 141


Posso scrivere i versi più tristi questa notte.

Scrivere, ad esempio : La notte è stellata,
e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza.

Il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Io l'amai , e a volte anche lei mi amò .

Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.
La baciai tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi amò, a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Pensare che non l'ho. Sentire che l'ho perduta.

Udire la notte immensa, più immensa senza lei.
E il verso cade sull'anima come sull'erba in rugiada.

Che importa che il mio amore non potesse conservarla.
La notte è stellata e lei non è con me.

E' tutto. In lontananza qualcuno canta. In lontananza.
La mia anima non si rassegna ad averla perduta.

Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca. Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.
Noi quelli di allora, più non siamo gli stessi.

Più non l'amo, è certo, ma quanto l'amai.
La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito.

D'altro. Sarà d'altro. Come prima dei suoi baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro . I suoi occhi infiniti.

Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo .
E' così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio.

Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia,
la mia anima non si rassegna ad averla perduta.

Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa
e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo.
Pablo Neruda