domenica 13 maggio 2012

Neo - Yttologia 144


“… comunque l’amore è un vero casino. E gli uomini lo sono anche di più. Nulla è sicuro. Io, per esempio, ho una sola certezza sugli uomini: che un uomo in salopette non potrà mai essere sexy. E che un uomo che si mette i calzini bianchi corti è quasi sempre un cretino.”
Luciana Littizzetto – Franca Valeri  - L’Educazione delle fanciulle – Einaudi


mercoledì 9 maggio 2012

FRUTTA 104 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!!




Che cos’è un blogger?
La sindrome della vita in acquario: Cosa ci spinge ad amare le ampolle, in vetro o in plastica,  e ammirare la solitaria vita d’un pesce? Una vita sempre uguale, sempre silenziosa, spesso immutabile?
Il desiderio di conquista!
La possibilità di detenere un essere vitale a nostra disposizione …
… l’imprigionare la vita fra due lastre di vetro …
… o due pezzi di cartone stipulando atti, contratti, vitalizi, come se di vite se ne possono avere tante.
Seguire un blog come il mio è possedere un acquario umano a casa … nemmeno il mega-direttore-galattico di Fantozzi … o meglio lui l’aveva dei dipendenti umani … il mio è quello ciclotimico d’una donna in tutte le sue ere, in tutti i suoi tarli e rodimenti … così semplice guardare e assistere allo strumento o al sorridere d’un essere senza battere ciglio … la funzione dell’essere il  Dio che immaginiamo noi … con cui ci alteriamo quando i nostri perché non hanno risposta.
La verità è che il Dio di cui parliamo è più clemente di chi guarda, assorbe e rigetta i dolori della gente … è un Dio che dopo oltre duemila anni conserva i suoi perché … l’uomo è infinitamente limitato dall’assurdo della sua stessa esistenza.
Come in tv … tutto è falso: la gente muore e speri di fare il replay e così non muore più  … chi scrive dei propri tormenti diviene un assistere al dolore con un clik … nemmeno Maria De Filippi può tanto … e c’è poi che chi scrive, accortasi della situazione, perde di autenticità e scrive solo per essere letta. Gli scrittori scrivono per essere letti … i blogger scrivono perché le vivono sul serio le cose.
Chi guarda e passa e ne assimila il dolore … dimenticandolo allo spegnimento del pc …  non fa altro che guardare in un acquario … assimilare un po’ di solitudine  del pesce, notare qualche squilibrio e sedersi al bar per il prossimo aperitivo, la prossima futilità con la certezza che, se la sera ti va d’attivare il sistema limbico,  puoi sempre accedere e derubare qualche pensiero d’un blogger.
Chiudersi al resto magari aiuta a ritrovarsi … chiudersi è decidere di non essere più un pesce … chiudersi è capire che quel che sei lo sei in tutti i mesi e tutte le stagioni della tua vita e lo sei in silenzio e con te stessa … gli spettatori non ci sono mai davvero … loro guardano solo un pesce, magari un pesce innamorato  che non è il film di Pieraccioni.
Oggi Fede, vedendomi in canottiera e guardando le mie braccia mi ha chiesto quando mi era cresciuta la pelle sulle braccia e la cosa mi ha fatto ridere … perché per lui prima la pelle non c’era e il problema non si poneva … e se io decidessi di non mostrarla più la mia pelle? … mi fotografo per assistere allo spettacolo della natura … il mio Io che cambia e la mia Me che smette di esistere in quella forma e ne assume poi un’altra. Siamo così pieni di adesso che il prima e il dopo non c’appartiene … c’è sempre qualcuno a cui poter vedere la pelle ricrescere … ma non è la nostra, non è la Vostra, è sempre quella di qualcun altro … e ora un po’ di yogurt greco … grassi è vero ma un po’ ci vogliono anche se la pancia non va via … e dopo palestra!!
Fra due giorni il mio compleanno … è speciale per me e io l’aspetto con serenità …

Neo - Yttologia 143


Non ero amato dagli abitanti del villaggio,
tutto perché dicevo il mio pensiero,
e affrontavo quelli che mancavano verso di me
con chiara protesta, non nascondendo né nutrendo
segreti affanni o rancori.
E’ assai dotato l’atto del ragazzo spartano,
che si nascose il lupo sotto il mantello,
lasciandosi divorare, senza lamentarsi.
E’ più coraggioso, io penso, strapparsi il lupo dal corpo
E lottare con lui all’aperto, magari per strada,
tra polvere e ululi di dolore.
La lingua è magari un membro indisciplinato
Ma il silenzio avvelena l’anima.
Mi biasimi chi vuole – io son contento.
Antologia di Spoon River – Edgar Lee Masters 

sabato 5 maggio 2012

Neo - Yttologie 141


Posso scrivere i versi più tristi questa notte.

Scrivere, ad esempio : La notte è stellata,
e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza.

Il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Io l'amai , e a volte anche lei mi amò .

Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.
La baciai tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi amò, a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Pensare che non l'ho. Sentire che l'ho perduta.

Udire la notte immensa, più immensa senza lei.
E il verso cade sull'anima come sull'erba in rugiada.

Che importa che il mio amore non potesse conservarla.
La notte è stellata e lei non è con me.

E' tutto. In lontananza qualcuno canta. In lontananza.
La mia anima non si rassegna ad averla perduta.

Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca. Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.
Noi quelli di allora, più non siamo gli stessi.

Più non l'amo, è certo, ma quanto l'amai.
La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito.

D'altro. Sarà d'altro. Come prima dei suoi baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro . I suoi occhi infiniti.

Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo .
E' così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio.

Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia,
la mia anima non si rassegna ad averla perduta.

Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa
e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo.
Pablo Neruda

venerdì 4 maggio 2012

Contorno 75


Ticchetta questo brano … mi piace perché segna il tempo copiando la voce a Sting!
Ticchetta come le cose cambiate … le scarpe del fruttivendolo: finalmente aperte e lontane dai calzini di lana che sembra lattice sulla pelle … il trucco di Francesca che non si spalma più il rossetto sui denti e può sorridere senza temere … le Api che l’hanno smessa di uccidersi perché incazzarsi è brutto e il loro miele che se lo possono pur prendere con un “Me ne fotto” di contorno … i miei jeans che finalmente si sono stinti ma pure bucati … la frutta che ha smesso d’essere carissima perché marcisce sui banchi … il discorso del salumiere come quello dell’imperatore Tito ma sul cambio degli adesivi sul parmigiano … il sole che mi arrostisce un solo emilato perché cammino, in andata e in ritorno, sempre dallo stesso lato … le persone che fingono d’ascoltarti e comprenderti ma che ti vendono per una porzione di patatine … il sorriso degli anziani senza attese e senza risposte … il mare che ti guarda con la sua superficialità e sembra comunicarti “… ma tu chi cazzo sei?” … la sarta che mi segna di spilli e mi fa sembrare Scarface … le carezze inaspettate del povero sul margine, sempre di più e sempre  più poveri … il mio pane fatto a mezzo con i colombi e la maledizione inviatami dagli spazzini … la briscola che Turi fa sempre alla stessa ora nella stessa piazza … la mia risposta a Turi “… per me bari! Sempre allo stesso orario fai briscola?” …
… il pianto dei bambini che sembra un ruggito nella foresta … la loro pizzetta che profuma di buono e la mia dieta … guardare una vetrina con una torta al cioccolato che t’insulta e avere la forza di dirle “Fanculo!” … comprarsi un bikini in pizzo nero e non poterlo mai indossare in pubblico almeno che non vuoi essere definita “vacca!” … sentire chi s’organizza per il fine settimana e sapere che il meglio che avrai è il pilates con poi scopa, paletta, stirata e trovare il tempo per studiare … leggere il Mirror e far finta d’essere in Inghilterra senza  esserci mai stata … parlare a se stessa e sentirsi britannica nella notte quando ti togli il trucco e ritrovi Grazia senza attese e senza pretese …
… chiedersi e darsi risposte sulla propria professionalità perché, se tutti pensano che sbagli magari poi sbagli sul serio … desiderare una libertà di cartone sui dipinti del falegname che si sente Caravaggio ma che produce croste e lui lo sa … trovarsi di fronte ad un esaminatore e sentirsi dire che ho qualcosa da insegnargli … tutte le lune scese e tutti i soli tirati su come le tende al mattino … tutti i trucchi messi e poi tolti … tutti gli appuntamenti in un giorno e i giorni che non trovano appuntamento … tutti i sensi di colpa perché qualcosa non è stata fatta … non è stata detta … non è stata disegnata … non è stata sussurrata … per un pezzo di persona che non ho fatto crescere … per la mia persona che si è sentita regredire …
per tutti quelli che non “Ti cagano di striscio” e per il sentirti comunque persona … per i sorrisi che non hai dato … per quelli che hai dato troppo … per giocare ancora a fare le facce come a quattordici anni … per la presa in giro al bidello sempre uguale  “ … ma sua moglie, adesso, dov’è??”  e sentirgli montare il rosso sulle guancie … per tutte le volte che non voglio fare l’amore e che vengo capita e amata lo stesso … per  l’odiarsi e l’amarsi insieme ma ritrovarsi comunque al mattino con ambedue i sentimenti …
… per guardarsi con il rimmel stinto dopo aver pianto con una amica e non temere d’essere vista in originale … per tutto questo mi sento l’eroe della resistenza d’una particella di vita … non aggiungo il far di conto e lo srotolarsi dietro la famiglia di cui sei veramente il collante … io sono l’eroe di me stessa e il mio tempo lo fotografo così e come posso … nel miglior modo che mi è stato dato!