sabato 5 maggio 2012

Neo - Yttologie 141


Posso scrivere i versi più tristi questa notte.

Scrivere, ad esempio : La notte è stellata,
e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza.

Il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Io l'amai , e a volte anche lei mi amò .

Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia.
La baciai tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi amò, a volte anch'io l'amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi questa notte.
Pensare che non l'ho. Sentire che l'ho perduta.

Udire la notte immensa, più immensa senza lei.
E il verso cade sull'anima come sull'erba in rugiada.

Che importa che il mio amore non potesse conservarla.
La notte è stellata e lei non è con me.

E' tutto. In lontananza qualcuno canta. In lontananza.
La mia anima non si rassegna ad averla perduta.

Come per avvicinarla il mio sguardo la cerca. Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

La stessa notte che fa biancheggiare gli stessi alberi.
Noi quelli di allora, più non siamo gli stessi.

Più non l'amo, è certo, ma quanto l'amai.
La mia voce cercava il vento per toccare il suo udito.

D'altro. Sarà d'altro. Come prima dei suoi baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro . I suoi occhi infiniti.

Più non l'amo, è certo, ma forse l'amo .
E' così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio.

Perché in notti come questa la tenni tra le mie braccia,
la mia anima non si rassegna ad averla perduta.

Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa
e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo.
Pablo Neruda

venerdì 4 maggio 2012

Contorno 75


Ticchetta questo brano … mi piace perché segna il tempo copiando la voce a Sting!
Ticchetta come le cose cambiate … le scarpe del fruttivendolo: finalmente aperte e lontane dai calzini di lana che sembra lattice sulla pelle … il trucco di Francesca che non si spalma più il rossetto sui denti e può sorridere senza temere … le Api che l’hanno smessa di uccidersi perché incazzarsi è brutto e il loro miele che se lo possono pur prendere con un “Me ne fotto” di contorno … i miei jeans che finalmente si sono stinti ma pure bucati … la frutta che ha smesso d’essere carissima perché marcisce sui banchi … il discorso del salumiere come quello dell’imperatore Tito ma sul cambio degli adesivi sul parmigiano … il sole che mi arrostisce un solo emilato perché cammino, in andata e in ritorno, sempre dallo stesso lato … le persone che fingono d’ascoltarti e comprenderti ma che ti vendono per una porzione di patatine … il sorriso degli anziani senza attese e senza risposte … il mare che ti guarda con la sua superficialità e sembra comunicarti “… ma tu chi cazzo sei?” … la sarta che mi segna di spilli e mi fa sembrare Scarface … le carezze inaspettate del povero sul margine, sempre di più e sempre  più poveri … il mio pane fatto a mezzo con i colombi e la maledizione inviatami dagli spazzini … la briscola che Turi fa sempre alla stessa ora nella stessa piazza … la mia risposta a Turi “… per me bari! Sempre allo stesso orario fai briscola?” …
… il pianto dei bambini che sembra un ruggito nella foresta … la loro pizzetta che profuma di buono e la mia dieta … guardare una vetrina con una torta al cioccolato che t’insulta e avere la forza di dirle “Fanculo!” … comprarsi un bikini in pizzo nero e non poterlo mai indossare in pubblico almeno che non vuoi essere definita “vacca!” … sentire chi s’organizza per il fine settimana e sapere che il meglio che avrai è il pilates con poi scopa, paletta, stirata e trovare il tempo per studiare … leggere il Mirror e far finta d’essere in Inghilterra senza  esserci mai stata … parlare a se stessa e sentirsi britannica nella notte quando ti togli il trucco e ritrovi Grazia senza attese e senza pretese …
… chiedersi e darsi risposte sulla propria professionalità perché, se tutti pensano che sbagli magari poi sbagli sul serio … desiderare una libertà di cartone sui dipinti del falegname che si sente Caravaggio ma che produce croste e lui lo sa … trovarsi di fronte ad un esaminatore e sentirsi dire che ho qualcosa da insegnargli … tutte le lune scese e tutti i soli tirati su come le tende al mattino … tutti i trucchi messi e poi tolti … tutti gli appuntamenti in un giorno e i giorni che non trovano appuntamento … tutti i sensi di colpa perché qualcosa non è stata fatta … non è stata detta … non è stata disegnata … non è stata sussurrata … per un pezzo di persona che non ho fatto crescere … per la mia persona che si è sentita regredire …
per tutti quelli che non “Ti cagano di striscio” e per il sentirti comunque persona … per i sorrisi che non hai dato … per quelli che hai dato troppo … per giocare ancora a fare le facce come a quattordici anni … per la presa in giro al bidello sempre uguale  “ … ma sua moglie, adesso, dov’è??”  e sentirgli montare il rosso sulle guancie … per tutte le volte che non voglio fare l’amore e che vengo capita e amata lo stesso … per  l’odiarsi e l’amarsi insieme ma ritrovarsi comunque al mattino con ambedue i sentimenti …
… per guardarsi con il rimmel stinto dopo aver pianto con una amica e non temere d’essere vista in originale … per tutto questo mi sento l’eroe della resistenza d’una particella di vita … non aggiungo il far di conto e lo srotolarsi dietro la famiglia di cui sei veramente il collante … io sono l’eroe di me stessa e il mio tempo lo fotografo così e come posso … nel miglior modo che mi è stato dato!

giovedì 3 maggio 2012

Neo _ Yttologie 140


Mia mamma ancora adesso, se incontriamo una persona che conosciamo, mi dice: “Saluta!”. Ho quarantasei anni, non so, vedi tu. Saluta!”. Cioè, io l’ammazzerei, tutte le volte.”

Luciana Littizzetto – Franca Valeri  - L’Educazione delle fanciulle – Einaudi 

martedì 1 maggio 2012

FRUTTA 103 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!!


La televisione una volta era formativa, ti spiegava cos’era il 25 Aprile e il 1 Maggio … raccontava i fatti spogliandoli dai dettagli ma, il tutto è poi cambiato. Vedi Sindacato in Italia 1970 di A. Menna.
Il dettaglio è diventato l’unico fatto risanabile nella mente culturale popolare … c’è il rosso e il concerto oggi … c’è il 1 Maggio dei lavoratori che non lavorano, di quella stessa fascia generazionale che non è stata più formata dalla televisione che non faceva più cultura,  tanto che oggi per sapere qualcosa di “culturale” si deve andare su Rai storia … e tutto questo fin quando dura.
Una semplice analisi, elementare se si vuole: Qual è la fascia generazionale nei profondi guai? … non le nuovissime generazioni che subiscono le realtà che incontrano ma, e in particolare, le fasce generazionali fra fine settanta e ottanta … Nascita della televisione dello svago e Morte di quella formativa … contava distrarre il cittadino non formarlo e adesso tutti giù per terra e spesso senza capire il perché.
Eppure se si guarda ai filmati documentati dell’epoca c’erano dentro tutti i problemi d’oggi … c’era gente che sapeva e sceglieva consapevolmente … non c’era il populismo c’era la ricerca della popolarità.
Che è cosa ben diversa!
Che poi si mantengono i simboli non c’è nulla di male … io li tengo, li mantengo, li custodisco ma cerco di capire dov’è che s’è imbrigliato il meccanismo e, con le mie limitate risorse mentali, cerco di capire perché il popolo accetta ancora il populismo o, al massimo, si disinteressa della politica come se non gli appartenesse.
In questi giorni si chiamano i tecnici dei tecnici per risolvere l’ovvio ma, nessuno si allarma … nelle scuole scattava lo sconvolgimento per le tre maestre – che hanno prodotto l’ultimo meglio recuperabile di questa sparuta fascia generazionale – e adesso, tagliate le risorse e le opportunità per i figli, tutti si son messi comodi e guardano allo sperperare di tecnici su tecnici senza battere ciglio. Il populismo diceva che era sconveniente dare di più alle generazioni con competenze diverse … il populismo oggi vi dice che è giusto chiamare il tecnico politico del tecnico … come il calzolaio del calzolaio … e altro similare e distinto.
Ci hanno condannati a vedere il dito e non la luna … per definizione siamo stolti e ci beiamo di questa condizione … oggi ci sono tre sindacati che finanziano un concerto ma UNO e Uno solo che ha lottato in piazza in questi anni per difendere questo rudimentale oggetto che è il lavoratore. Ma gli altri due  mettono i soldi e pertanto sul carro dei vincitori anche loro … perché quei ragazzi a San Giovanni adesso non urlano andate via CISl  e Uil  … perché? Li ci sono molti NEET not in education, Employmen or Training – ci sono coloro I quali si sono persi nel dettaglio ma gli hanno fregato la sostanza.
Siamo uno scoglio parzialmente inondato ma, la parte emersa non vuol far sapere che la parte inondata non ha speranza e, quest’ultima, tura il naso e collabora fattivamente alla propria inondazione.
La mia è una posizione radicale ma, Quante donne adesso in piazza? … violentate moralmente e fisicamente … le ultime nel lavoro … puttane per definizione e poi NEET … non è con il sindacato che bisogna prendersela ma con chi ha i piedi in due paia di scarpe … gli altri due sindacati e sono gli stessi che promuovo una cosa al mattino per cambiarla appena si siedono al tavolo con chi decide. Sempre a tavola e magari mangiano … Chi paga? … ci sono famiglie nutrite dai genitori anziani ma Loro ad ogni discussione si siedono e mangiano … è un segno che il populismo non fa vedere ma la ricerca d’una sana popolarità potrebbe far vedere.

Ma non si cerca altro … un altro gioco circense per le masse come nel Colosseo di secoli fa … Il Primo Maggio è consapevolezza e, tutelare il mio lavoro in un mare di difficoltà e contrarietà è difficile, troppo difficile, ma non sufficientemente difficile da fermare il mio pensiero.  Quello è ancora autonomo. Buon Primo maggio! Ed io ascolto loro … mi piacciono di più  http://www.youtube.com/watch?v=Dzt3Gof_Oic

giovedì 26 aprile 2012

Neo _ Yttologie 139


Odor di pane sulla strada. Odore
Di pane calpestato nel cantone.
Mentre il mondo sputa su un pane: odore
Di sanguigna farina.
Sapor di pane non giunto. Sapore
Di saliva sparsa sulla collina.
Mentre il mondo cerca un pane: sapore
di sanguigna farina.
Color di fame nel piano. Colore
Di povero coronato di spine.
Mentre il mondo chiede un pane: colore
Di sanguigna farina.
Amore fatto polvere e Dio. Amore
Che pur finendo non avrà mai fine.
Mentre il mondo consuma un pane: amore
D’incorrotta farina.
Miguel Arteche