martedì 12 luglio 2011

FRUTTA 59 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!!

GLI ESAMI NON FINISCONO MAI  di Eduardo De Filippo

... E se la vita d’un uomo fosse descritta,  delineata, dipinta  in tre atti??

Una commedia, una tragedia, un passaggio con tre barbe diverse come quelle dei guitti: una per la giovinezza, l’altra per la metà del percorso e l’ultima canuta e terminata.

In fondo è questo il percorso dell’uomo e per quanto si vogliano spostare i termini le risultanti non cambiano: si vive in tre fasi.

Guglielmo Speranza è fresco di laurea e colmo delle speranze  proprie ad un giovane dottore … comincia male: vuole subito sposarsi con Gigliola!!

Qui comincia la parodia che diventa farsa e dolore in fine; il fidanzamento con visita medica come un reclutamento militare e poi le "garanzie" … due anni per produrre i risultati e nessun ripensamento.

… Guglielmo s’attiva e riesce … si sposa e riesce … diventa padre e riesce … avvia uno studio legale e riesce anche in quello … diventa un riferimento professionale e  pure in quello riesce!

Da qui scattano tutti gli altri tempi: quello per vivere, quello per morire, quello per amministrare, quello per condividere … e le idee di Guglielmo perdono sempre più peso, le sue stravaganze finiscono in un pozzo in cui anche l’ultimo dei parenti ha più voce della sua.

Il passaggio è rapido e doloroso … uno strappo di ceretta per intenderci … e vedi passare davanti la tua vita, la sua, quella raccontata coralmente nel teatro di Eduardo … sempre così graffiante, satiricamente amara, una farsa del dolore.

Ho letto il copione, non disdegno d’andarlo a vedere … aspetto e valuto in quale atto mi trovo.

Buona lettura!
Eduardo De Filippo – Gli esami non finiscono mai – Einaudi, collezione di teatro.


lunedì 11 luglio 2011

Contorno 15

Abbracci Virtuali … arriva il momento d’aver bisogno di abbracci virtuali, baci virtuali, carezze e pacche sulla spalla … arriva il momento per tutti e per tutte … si ricerca una dimensione che non è propria, una consapevolezza estranea, una necessità che ti teletrasporta.
Non importa l’età o la maturità che ti porti dietro, dentro, il rimescolio sentimentale è tanto e tale che t’introduce in una quotidianità che di fatto non esiste, una dimensione in bit e dei sorrisi stilizzati … lontani da quelli veri, rossi, con le labbra screpolate o crepate dal troppo freddo o dal troppo caldo … sorrisi lineari trasmessi  in realtà parallele.
Sembra difficile ragionare su queste realtà ma poi sono talmente vicine da non poter far altro che prendere consapevolezza  che la realtà cruda e tangibile è un’altra cosa.
Il nostro sistema neurologico registra le esperienze emozionali come autentiche … è un sistema lontano primordiale ed elabora le pulsioni semplici quali autentiche … la carezza detta diventa uguale a quella fatta … ma il sistema limbico ci segnala che quella carezza, in realtà, non l’hai mai avuta … si apre una faglia … si sta in mezzo … diventa difficile capire e mediare … si fugge.
Si fugge e si sbaglia … le esperienze ricevute in ogni caso ti cambiano la vita, ti rigenerano, ricaricano, ti portano ad aprire nuove dimensioni … nasce il bisogno, la necessità dell’altro sino a definirne i tempi e le modalità in  cui l’altro t’appartiene … una estensione del possesso … una presa di coscienza che la virtualità non è realtà.
Crisi … crasi del tipo letteraria – si mettono insieme tutti gli elementi – si elabora una risposta immediata … capisci e raggeli … ma tu sei tu, unità liquida e umana, l’altro è altro unità liquida e fuori sistema ordinario … lucidità, rielaborazione dei dati … diventa follia … è follia … urgono tempi di riflessione … urge una decodifica immediata … non si esiste sullo stesso piano, non si esiste nella stessa realtà, non si condivide lo spazio vitale … è schizofrenia … urge tempo per decondizionare.
I miei abbracci virtuali sono stati talmente veri da esserne segnata … la virtualità è una forma alta d’autismo … c’è da rifletterci!!

Neo - Yttologia 82

"Sulla terra gli uomini devono reimparare  che il tempo perso non è un lusso ma un bisogno profondo, vitale, irrinunciabile. Solo se saprà riconquistare la capacità di oziare, di osservare se stessi e la natura, la gente potrà vincere il tempo nero!”
Tratto da L’isola del tempo perso di Silvana Gandolfi

domenica 10 luglio 2011

Contorno 14


Ho visto un costume! ... l’ho visto in una ordinaria catena a basso costo! … l’ho visto fra la moda stravagante e non adatta a me! … mi è piaciuto, l’ho provato, non l’ho comprato!!!

Non era per me e per quanto lo avessi desiderato non rispondeva alla mia persona … si può far finta d’essere ciò che si vuole ma non si può far  finta d’essere Betty Page, davvero non si può!!

E non è solo una questione d’età,  ne di possibilità …  è solo una dimensione che si può ammirare ma non ricalcare.

Lei ha lanciato uno stile … chi la desiderava non era certo per le sue idee ma si era anche laureata in un college ed era abbastanza in gamba per l’epoca … ha fatto altri lavori … divorziato diverse volte, divenuta una playmate … ha declinato gli inviti di Huges e, nonostante tutto, non si è spesa bene.

Ha lasciato una immagine di lei fantastica, di donna vera, ma poco dei suoi pensieri che credo si generavano numerosi nella sua mente … una intelligenza sofisticata anche se appariscente.

Mi piacerebbe lasciare i miei pensieri … non ho il fisico ne le possibilità di Betty Page e su quello andiamo tranquilli  ma, forse,  abbiamo la stessa sensibilità … in quello posso anche rivedermi ma non ho modo di provarlo oggi che lei non c’è più.

Come si fa a dimostrare l’umanità d’una donna ormai morta?

… non mi preoccupo d’andare mi preoccupo di fermare il pensiero.

Betty Page stasera la sento vicina … abbiamo idealmente giocato in un camerino d’un negozio ma ha vinto lei … la sua classe e le tributo il mio ricordo.

Ok, mi guardo e mi ridimensiono c'è un costume adatto a me … eccolo!!tra Topolina e Clarabella … mio!! .... vado a provarlo!!





sabato 9 luglio 2011

Neo - Yttologia 81

“Cantare, forse; scagliare il tuo viso
Contro le pietre scure,
illuminare il labirinto inospite,
delle vecchie parole,
distanti e solenni.
O pronunciare il nome delle cose;
accendere la legna
del mondo che è cresciuto intorno:
amore, desiderio, brace, bruciante lingua,
segni di avidità e tremore
coltivato nel più profondo dello scherno.
Poco importa quello che fu. Disponiti
a quanto adesso ti reclama. Bimbo
cieco nel mezzo di un chiarore attivo.
Canta o taci. Che la voce o il silenzio
Son forme del morire ad ogni istante.”
Josè Ramòn Medina

Neo - yttologia 81

“Cantare, forse; scagliare il tuo viso
Contro le pietre scure,
illuminare il labirinto inospite,
delle vecchie parole,
distanti e solenni.
O pronunciare il nome delle cose;
accendere la legna
del mondo che è cresciuto intorno:
amore, desiderio, brace, bruciante lingua,
segni di avidità e tremore
coltivato nel più profondo dello scherno.
Poco importa quello che fu. Disponiti
a quanto adesso ti reclama. Bimbo
cieco nel mezzo di un chiarore attivo.
Canta o taci. Che la voce o il silenzio
Son forme del morire ad ogni istante.”
Josè Ramòn Medina

venerdì 8 luglio 2011

Contorno 13



… Cozze a colazione, bigodini su tavola policroma, piccoli figli in arte dicromatica … era un lavoro da giornalista … era solo un sogno!!
Ho sognato una realtà trasmutata … ho davvero lavorato in una redazione di bassa lega e al femminile … postacci, pettegolezzi, schede di valutazione sugli uomini  - piccolo, medio, big – un pesce fuor d’acqua chiaramente, una camicia in pizzo con gonna aderente e un curriculum sotto il braccio … praticamente babbo natale nel paese dei pasticcini.
Era solo un sogno … volevo realizzare un reportage, magari un solo articolo … avrei fatto balli già solo per un articolo, e messo i bigodini in testa per integrarmi in quel brodo primordiale ma le cozze al mattino? Per una vegetariana è davvero troppo.
Piccola winny s’aggrappa alla mia gamba … piccola, tenera … le mie calze in merletto andate, definitivamente andate!
Ho le foto e pronta la denuncia sociale: la spiaggia libera utilizzata come covo del sudiciume urbano … lo dico con motivazione intensa ma sembrano riderci su … con un “Hey” mi stoppano e raggelo a quell’espressione … avrò sbagliato la modalità comunicativa?
Sarò io sbagliata … io l’articolo l’ho già e loro possono pubblicarlo.
Naturalmente è solo un sogno, quel pandemonio è solo un sogno … ma i bidoni, e i cessi rotti li ho visti sul serio vicino a bambini delle colonie che si bagnavano tranquilli … li ho visti e non possono cancellarli.
… continuano a mangiar cozze e il mio stomaco si fonde con la spina dorsale dal disgusto … “Qui si parla di minchiate … trucco, bellezza … ringiovanire cose del genere per intenderci, cose da niente per gente da niente”.
Perché m’hai chiamato?” …
… segue un silenzio lungo e senza sosta …
Non t’ho chiamato io … ti sei chiamata da sola … guarda che questo è solo un sogno, è il tuo subcosciente!!”
… non dico nulla …
… ho solo quella foto in mano …