Come dentro un utero, un tubo
irregolare e muscolare che mi sospingeva da un verso verso un altro, dondolandomi
e facendomi dondolare, in un passaggio fra una mano e una spalla su cui
piangere. Un circolo stretto di colleghe che mi avvolgeva. Oggi è andata così ... e il mio pianto; una sconfitta o una vittoria? Non
so quanto ho pianto e ho avuto chi mi asciugava il naso come una bambina e gli
occhi, tanti occhi, che mi guardavano nei miei occhi. Oggi sono stata in terapia di gruppo ed è stato tutto così ... e dire che mi credevo finalmente forte e sono caduta di nuovo: una lite con una
collega è stato il mio nuovo trapasso. Sono fatta di cristallo e, talvolta, lo scordo: domani? Come torno domani fra le persone che m’hanno visto piangere con i
singhiozzi? Mi vergogno tantissimo ma non ho potuto far altro che agire come mi
sentivo. La psicoterapia è forte e immensa allo stesso tempo ed io sono un
batuffolo di cotone bagnato in acqua e zucchero: rigida all’esterno ma se mi bagni mi annullo.
Oggi ho ripreso a schizzare quel
che ho attorno e, il piccolo che seguo, per un attimo si è appoggiato stanco ed
io ho provato a fermare la sua immagine su di un foglio. Poi l’ho immaginato da
grande ed è venuta fuori questa sagoma … dove sarò quando questo piccolo
crescerà? Ci sarò ancora? Vedremo!
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