giovedì 27 agosto 2015

Neo - Yttologia 191

"... cerca di essere impiccato per aver goduto il tuo piacere anziché affogato rinunciandovi!"
Otello di William Shakespeare

sabato 11 luglio 2015

Rispecchiamento 23

La coscienza comunicativa di un gruppo non esiste; il singolo prende il dominio nonostante tutto.
Gli uomini comunicano in un diplomatichese del tutto proprio e singolare; un esempio specifico del "Io so che Tu sai che l'Altro sa che Non sono stato Io". Così si giunge ad assistere alle manovre di un gruppo musicale per mandare fuori dal cerchio una cantante e un chitarrista improvvisato.
Ci sono diversi protagonisti in questa storia: un Collezionista di gruppi e musicisti come trofei da esibire, un vero Diplomatico con l'attitudine a far rimbalzare la palla, una Cantante con scaletta pseudolatina che è totalmente stonata e un Chitarrista arrogante senza la conoscenza neanche del giro di Do. Dimenticavo l'Altro chitarrista con vocazione solo rock.
Come dire a lei e a lui - forse pseudoamanti - che nel gruppo recentemente incontrato non hanno un futuro?
Il Collezionista dice francamente che il Diplomatico non vuole suonare con loro e che il problema è solo suo; Il Diplomatico, argomenta sapientemente dicendo che il Chitarrista - che non conosce il giro di Do - probabilmente non si è esercitato abbastanza, anche se fa solo quello che ha scelto di suonare, come portare un argomento di studio a scelta e non conoscerlo e alla Cantante fa scattare la riflessione che il suo poco tempo e, forse, la scelta, dei giusti strumentali risolverebbe il problema in futuro per aggiungere che l'altro Chitarrista - quello rock - si rifiuta di suonare quei repertori. Chi rimane? Io! ... che assisto divertita a questa farsa e mi accorgo che, se ognuno dicesse realmente ciò che pensa, quanto tempo si guadagnerebbe. Prosit

domenica 21 giugno 2015

FRUTTA 131 – Politica, saggistica e dintorni: scazzi seri per gente ignara!!

Se vedi internet come una strada con milioni di scelte, e di sbocchi, e scegli di non vederne più i percorsi o sei depresso o ti sei stancato di cercare; Io sono certamente depressa  o forse una aspirante suicida.
Non vedo grandi ricerche da fare e nulla di davvero sensato da cercare; probabilmente gli episodi di malattia che mi tengono fermamente a casa con una tasca aggiunta sul mio deretano, da un profondissimo bisturi che mi ha salvato la vita,  mi rendono cupa e poco motivata, se aggiungiamo che l'infezione che porto dentro non regredisce non vedo motivi per ridere. Ma poi, cercare cosa? La politica italiana è inguardabile e il Pol Pot di casa nostra più ne combina e più personaggi importanti riceve, tutti a battergli pat pat la spalla per dirgli quanto è bravo; cercare poi la voce dell'Europa, la voce del padrone, è ancora più sconfortante nel rendersi conto di essersi deliberatamente messi nelle mani degli strozzini e avergli lasciato carta bianca. Cosa sperare dall'Europa? Noi, i nuovi indocinesi lavorativamente parlando, con le banche più gonfie fra i continenti e poi resto in un cantuccio a sperare nel rialzo della testa greca per dirmi: "O mio Dio, c'è una via d'uscita!".
Poi c'è tua figlia che ricevuta in casa d'altri ti saccheggia l'armadio e ti accorgi che è dannatamente bella ma che tutto quello che ha attorno è dannatamente vuoto: un percorso di studi che non posso permetterle, un fidanzatino che comincia tutte le sue frasi con "Disgraziatamente!" e pronuncia una parola ogni cinque minuti -  al telefono ti sembra che muoia da un lessema ad un altro -  e tutte le mille paure con la sua neo-patente e il suo quoziente così ritardato. Cosa fare? Lascia che sia mi dicono tutti e fra questi tutti non ci sono io che metto via le sue rose sapendo che sono anelli di catene che sta guadagnando e non affettuosità per il suo futuro.
Ecco, cosa diavolo devo cercare in questo percorso internettiano? Oltre commentare quel che posso, quando proprio devo, e essermi resa conto che ho sbagliato la compilazione del registro e forse passerò l'estate a ricompilarlo, cosa devo aspettarmi? Vacanze? No, grazie, non ci sono soldi. Mare? la tasca aggiunta nel mio posteriore, con tanto di drenaggio, mi rende difficile la cosa; tutto il resto è già visto e sperimentato. Quando noi lavoratori della scuola, fra poco, diventeremo come i cinesini della pubblicità della gomma da masticare in Germania rideranno un po' e si consoleranno di quei indisciplinati greci da quattro in condotta. C'è altro da cercare? Si, una via d'uscita a tutto questo, e a molto altro che non ho espresso, ma non credo che questo mezzo possa davvero aiutarci. E per il momento dormo, ultima parte di Europa libera del nostro angolo geografico mentale almeno.

lunedì 15 giugno 2015

Neo - Yttologie 190

Due vecchi identici con lunghi capelli bianchi, vestiti con lunghi mantelli neri, siedono a una tavola. Uno ha in mano un logoro libro e legge. L’altro ascolta, tace e talvolta lo interrompe con un ticchettio delle nocche sul tavolo. «Little is left to tell» [Poco resta da dire], e racconta una storia di lutto e solitudine e d’un uomo che dev’essere l’uomo che ascolta quella storia fino all’arrivo dell’uomo che legge e rilegge quella storia, letta e riletta chissà quante volte fino alla frase finale: «Little is left to tell», ma sempre ancora qualcosa forse resta da dire in attesa di quella frase. Forse per la prima volta al mondo c’è un autore che racconta l’esaurirsi di tutte le storie. Ma per esaurite che siano, per poco che sia rimasto da raccontare, si continua a raccontare ancora (Calvino 1995: 752-753)

giovedì 11 giugno 2015

Neo - Yttologie 189

"L'unica mia speranza riposa sull'ipocrisia, la doppiezza." 
Tratto da "Il carteggio Aspern" di Henry James

martedì 9 giugno 2015

Neo - Yttologie 188

"Credevo d'aver calcolato tutte le menzogne che sarei stato costretto a dire, ma in verità scoprivo che, quando si veniva ai fatti, non ero preparato. Inoltre, ora che mi ero aperto uno spiraglio, la franchezza mi dava una sorta di sollievo." Tratto da "Il carteggio Aspern" di Henry James

domenica 7 giugno 2015

Neo - Yttologie 187

"L'anima è isolata, perduta, se non è circondata da oggetti che siano per essa come un prolungamento delle membra del proprio corpo. L'uomo è irresistibilmente portato ad appropriarsi con il pensiero di quanto continuamente e a lungo ha usato per il proprio lavoro, per il piacere o per la necessità della vita." Simone Weil