C'era una volta, qualche anno fa, una piccola libreria, ma proprio piccola, dove si potevano trovare veri libri per l'infanzia, motivati, sensati e e ben descritti. C'è oggi un megastore di libri, di cui non cito il nome, installato in un vecchio teatro di posa, noto nella mia città, e che ha attrezzato tutti i palchi con opere suddivise per argomento e rifornito di ragazzini che non hanno mai annusato l'odore di un libro. C'era una volta il ruolo del sapere ed oggi non c'è più a partire dai genitori che si collassano, o vedono collassare i propri figli di fronte all'idea dello studio. C'è oggi Boho Haram che rapisce le giovani donne per impedire una formazione occidentale ed ancora ci sono molti libri per l'infanzia, comprati nella piccola libreria, che mi sono rimasti ordinatamente esposti in alcuni scaffali del mio sgabuzzino. Com'è difficile conciliare molti pensieri sopra uno, dentro l'indicibile e collerica roba che è di fatto il leggere. Amavo leggere ai bambini e l'amo ancora; mi fermo nelle piazze, e in tutti i luoghi che incontro compresi autobus e parrucchiera per diffondere una parola di sana e autentica fantasia. Perchè è così difficile vivere in una scala fantastica? E far vivere in una simile dimensione? Quale missione ha l'uomo se non quella di rendersi plastico e pronto a comunicare? Comunico poco in realtà, ho letteralmente sotterrato i rapporti multimediali ma l'emozione che provo nel seguire un passo, un racconto e capire che posso ancora servire a qualcosa, a mediare un mio contributo quanta vita mi da. Non trascorro una era letteraria favorevole e neanche fisica, cognitiva e metarelazionale ma quel piccolo negozietto con piccole mani che afferravano un libro da divorare mi manca. Mi manca poterne parlare con qualcuno. Mi manca poter essere me stessa senza mostrare una immagine di un culo sulla mia pagina. Del mio culo. Mi manca essere persona e a questo non c'è rimedio.
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