domenica 23 marzo 2014

Rispecchiamento 2

Perché cercare un luogo immerso negli anni? Come negare il tempo che scorre e preservare il ricordo, e una immagine, mai mutata. L’abbiamo cercata per tutta la domenica, per tutta la mattina che solitamente dedico al riordinare gli oggetti e a confondermi le idee, raccogliendo tanto di quell’ansia da non permettermi di dormire la notte, da rendermi elettrica e confusa e poi triste e sconfitta già nei primi giorni della settimana.
Perché cercare il passato che portiamo tatuato sul nostro pensiero? Una parte di campagna sperduta, disorientante e quasi abbandonata dove si facevano le scorribande da ragazzi e poi da neofidanzati … dipingevo ancora li, con i capelli raccolti e un sorriso luminoso, guardavamo le felci, scorrevamo il territorio, osservavamo il degrado crescente fra una vecchia cisterna abbandonata e alberi di castagno carichi di frutti che nessuno raccoglieva. C’erano anche le more e ne mangiavamo tante da aver poi mal di stomaco e tanto, tutto, era per noi in quella Nicolosi che era ricca di proprietari che avevano così tanto da non curarsene per niente. Noi avevamo niente e approfittavamo, talvolta, del tanto dimenticato e ci sentiamo ricchi già di questo.
Stamattina abbiamo rincorso i ricordi con papà e noi ragazzi d’allora. C’erano anche i nuovi ragazzi stravolti dal mal d’auto e dai tornanti molto stretti. C’era anche il mio maglione della campagna che si è strappato definitivamente ma che ancora adesso indosso sino a stasera  e che poi saluterò per sempre. C’era davvero il succo della ricerca ma non c’era più lo stesso territorio attorno; intorno al pino colossale è sorto una risto-pizzeria che copre la vista al cielo, la vecchia fontana con l’acqua ferrosa e frizzante è stata portata via e i vecchi tubi riciclati, tutto parla di un passaggio, molti passaggi alle campagne ormai transennati e lui non si convince ancora che il luogo che cercava era davvero quello ma che la sua trasfigurazione fantastica era perita nell’arco dei vent’anni d’attesa nel poter nuovamente tornare in quei luoghi. Come non ammettere che anche noi non siamo più gli stessi luoghi perché siamo persone ormai disuguali a quel tempo. Al territorio, al desiderio d’essere uguali a noi stessi. Al nostro ritorno molto silenzio, tanta amarezza, poi le parole ci hanno ricercati di nuovo, riconciliati, resi capaci di guardarci anche senza capirci ed ancora la visione del film “Il circolo della fortuna e della felicità” che ha parlato del passato per Noi due, mettendoci insieme, tutti insieme, animazioni e non, una pietra sopra l'altra. Guardo bollire i miei funghi e so che in quelle campagna si recava una onnivora che adesso non esiste più.



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