Suoni, suoni come campanelli e un
pulsare sordo … voci che si ricorrono come un ricordo che passeggia sulla
fronte dello squillo che odo e cerco immagini compensative, dispensative,
immediatamente rappresentative dell’Ego passato d’una giovane ormai matura.
Don’t you Don’t you e vibrano ancora quei passi smorzati dentro la
tisana per i pazzi che mi offrono … vibra dentro e fuori e the Nex Day è sempre lì alle porte e
aspetto chissà che cosa, chissà quale Me che intoni in modo classico la mia assoluta
appartenenza. Sono sempre alla ricerca del violento ritmo che scuote gli annali
di una donna repressa. Stop
Arpeggi di chitarra inframmezzati
da dita inesperte, le mie; non arpeggio, non suono, non scalo montagne se non
con la mente ma le guance scavate e il mio colore non florido mi lascia sotto i
ponti a desiderare ancora e sempre Me stessa. Odio il mio rosso nei capelli,
così acceso, un rosso idiota che non sembra naturale ma lo è … adesso però è frutto
di terra e ombreggiature ma è solo mio, è mio, è sempre solo. Stop
Adesso c’è del Rock che mi fa
sballare con le mie gambine storte e
il mio ginocchio valgo, ampiamente valgo ma non m’importa più di com’è, lo
mostro e basta e sgambetto bastardamente con Benny Goodman … e sono sempre a Chicago.
Stop
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