Perché cercare un luogo immerso
negli anni? Come negare il tempo che scorre e preservare il ricordo, e una
immagine, mai mutata. L’abbiamo cercata per tutta la domenica, per tutta la
mattina che solitamente dedico al riordinare gli oggetti e a confondermi le
idee, raccogliendo tanto di quell’ansia da non permettermi di dormire la notte,
da rendermi elettrica e confusa e poi triste e sconfitta già nei primi giorni
della settimana.
Perché cercare il passato che
portiamo tatuato sul nostro pensiero? Una parte di campagna sperduta,
disorientante e quasi abbandonata dove si facevano le scorribande da ragazzi e
poi da neofidanzati … dipingevo ancora li, con i capelli raccolti e un sorriso
luminoso, guardavamo le felci, scorrevamo il territorio, osservavamo il degrado
crescente fra una vecchia cisterna abbandonata e alberi di castagno carichi di
frutti che nessuno raccoglieva. C’erano anche le more e ne mangiavamo tante da
aver poi mal di stomaco e tanto, tutto, era per noi in quella Nicolosi che era
ricca di proprietari che avevano così tanto da non curarsene per niente. Noi
avevamo niente e approfittavamo, talvolta, del tanto dimenticato e ci sentiamo
ricchi già di questo.
Stamattina abbiamo rincorso i
ricordi con papà e noi ragazzi d’allora. C’erano anche i nuovi ragazzi
stravolti dal mal d’auto e dai tornanti molto stretti. C’era anche il mio
maglione della campagna che si è strappato definitivamente ma che ancora adesso
indosso sino a stasera e che poi
saluterò per sempre. C’era davvero il succo della ricerca ma non c’era più lo
stesso territorio attorno; intorno al pino colossale è sorto una risto-pizzeria
che copre la vista al cielo, la vecchia fontana con l’acqua ferrosa e frizzante
è stata portata via e i vecchi tubi riciclati, tutto parla di un passaggio,
molti passaggi alle campagne ormai transennati e lui non si convince ancora che
il luogo che cercava era davvero quello ma che la sua trasfigurazione
fantastica era perita nell’arco dei vent’anni d’attesa nel poter nuovamente
tornare in quei luoghi. Come non ammettere che anche noi non siamo più gli
stessi luoghi perché siamo persone ormai disuguali a quel tempo. Al territorio, al
desiderio d’essere uguali a noi stessi. Al nostro ritorno molto silenzio, tanta
amarezza, poi le parole ci hanno ricercati di nuovo, riconciliati, resi capaci di
guardarci anche senza capirci ed ancora la visione del film “Il circolo della
fortuna e della felicità” che ha parlato del passato per Noi due, mettendoci
insieme, tutti insieme, animazioni e non, una pietra sopra l'altra. Guardo bollire i
miei funghi e so che in quelle campagna si recava una onnivora che adesso non
esiste più.