domenica 19 settembre 2010

Neo - yttologia 15

“La poesia è, per me, un caro amico a cui posso raccontare ciò che provo; è un compagno che mi completa, mi accontenta senza farmi soffrire. La gente cerca di riempire il proprio vuoto interiore rifugiandosi negli altri, ma la relazione fra due individui non è mai così perfetta da poterci completare, certo, una relazione perfetta sarebbe la poesia più sublime dell’universo. Sappiamo che ci sono persone che si costruiscono una creatura e poi si uniscono ad essa: si sentono completamente appagati e non avvertono alcuna mancanza.
La poesia è, per me, come una finestra. Ogni volta che mi avvicino, questa finestra si apre da sola. Io mi siedo di fronte a lei, guardo fuori, canto, grido, piango, mi immergo nell’immagine degli alberi. So che al di là di questa finestra c’è uno spazio e una persona che ascolta, una persona che potrebbe vivere fra duecento anni oppure essere vissuta trecento anni fa, non importa. E’ un mezzo per collegarsi al mondo dell’essere e dell’esistenza nel senso più ampio.
Quando scrivi una poesia puoi dire: “anche io ci sono”, oppure “anche io c’ero”. Questo è bello, altrimenti come si può affermare “anche io ci sono” o “anche io c’ero”?”
Forugh Farrokhzad

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