Pav-vap 2
Si muove.
Si muove la luce che filtra… luce notturna proveniente dalla strada, dalla pioggia che segna la strada, da quella percorsa e tortuosa idea.
Scroscio di pioggia e rumore di vita filtra da quell’apertura al mondo… musica di Battiato etnica e mai stanca recita d’una vita parallela ad un uomo che muore.
Tiene stretta la fredda ferita: il sangue svuota il corpo, lascia le vene, fa percorso all’umido nefasto che accoglierà ciò che rimarra d’una mente pensante… lucida, di fronte a sè.
E la luna che arriva a prestare il suo operato getta il bianco lume sull’antro buio… accanto a se un già freddo corpo… capelli lunghissimi e viso addormentato dentro uno scantinato e parole nessuna… non parlano i morti, non gemono più gli amanti scordati… lei è stata dimenticata accanto a lui e solo i suoi capelli parlano della sua presenza.
I quadrati ormai deformati dalle ombre lunghe della notte aprono un varco verso ricordi; pioggia quel giorno e un bambino con sua madre in un negozio di periferia.
Negoziante impaziente, commesso stanco, cassiera stufa… un po’ di freddo tradotto dalla camicia alla pelle e unghie laccate di tenero rosa anni sessanta sulle mani poco aggraziate della proprietaria.
Sua madre aveva mani lunghe e bianca dolcezza lunare… sua madre era una idea popolare, una missione d’una missionaria, bella da dar fastidio… le madri non devono essere belle, solo madri.
Un figlio non deve temere la bellezza della propria madre… un figlio non deve soffrire di gelosia: il proprietario porgeva con eleganza una stoffa ordinaria tanto da far sembrare un comune cotone come una seta, un pizzo… alla proprietaria annoiata ciò non dispiaceva; le sue unghie laccate meritavano più spazio.
La mamma era mia… luna adesso prova a contraddire il pensiero d’uno che urla con furore per l’ultima volta.
Luna, prova a ricordare come è cominciata fra mia madre e il venditore di falsa seta… era un comune cotone ma lei gli vide della seta dentro e forse non s’era sbagliata.
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